IN FUGA DAGLI SCERIFFI - Gli Scapigliati: Freuler
Simone Basso
IN FUGA DAGLI SCERIFFI
Oltre Moser e Saronni: il ciclismo negli anni Ottanta
Prefazione di Herbie Sykes
Rainbow Sports Books, 176 pagine
Il re dello sprint, seguendo una tradizione tricolore che iniziò contro leggende come Rik Van Looy, Emile Daems e Miguel Poblet, fu uno straniero che trovò un po’ di America nel Bel paese: Urs Freuler da Bilten nel Canton Glarona.
Un fuoriclasse sia su strada sia su pista: sull’anello di legno fu mattatore con pochissimi rivali, collezionò trionfi in serie (dieci maglie iridate, ventuno Sei Giorni), mostrando doti uniche nel keirin e nell’individuale a punti.
Arrivò all’Atala dopo una fruttuosa esperienza alla Raleigh di Peter Post: capì, dopo aver corso il Tour, che quel panorama degno di Bosco di Bolduc non era il suo.
Molto meglio lo scenario pittoresco del gregge delle nostre corse, dove (talvolta con una superiorità irridente) dominò grazie al suo arsenale completo: potenza, colpo d’occhio e i mille trucchi di un mestiere sempre al limite.
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Croce e delizia del suo diesse Franco Cribiori, fu troppo bello per domare certe corse sconce dell’immaginario ciclistico: con quei baffi neri da pornoattore degli anni Settanta, antepose sempre al dovere il divertimento.
Fu pure – tecnicamente – il più incredibile discesista del periodo; ma relegate nelle tappe di montagna alla rete di velocisti, e campioncini scoppiati, le sue evoluzioni rimasero un culto dei pochi che assistettero, sbigottiti, allo spettacolo.
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L’aneddoto che meglio incornicia lo svizzero risale però all’epilogo del Giro 1982, la cronometro di Torino: Freuler partì come un cicloturista e iniziò a fare il clown, salutando la folla (o meglio, le ragazze) sul percorso poi, non sentendo la catena, si mise d’impegno. Il risultato? Al traguardo finì terzo, a soli 14” dal vincitore Bernard Hinault e a 4” da Francesco Moser che però quella cronometro la corsero seriamente.
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