Adrian Mutu, il Fenomeno della Fiesole (2008)


Per l’attaccante romeno, corteggiato da Francesco Totti e dalla Roma, i viola hanno dovuto rivedere il tetto salariale. Prenderà due milioni di euro, ma la cosa importante è che resterà a Firenze. Vi arrivò dopo il biennio alla Juventus e, soprattutto, dopo il periodo nero del Chelsea. Fin lì era stato un prodigio in continua ascesa. Dopo la caduta, gli serviva l’amore di una curva intera per tornare tra i grandi del calcio 

di CHRISTIAN GIORDANO ©
Guerin Sportivo Extra n. 3/30, 22 luglio 2008 

Chissà se Orwell tifava viola. Nella fattoria Fiorentina, infatti, la legge (del salary cap, 1,5 milioni di euro annui) è sì uguale per tutti, ma per alcuni è «più uguale». Con sommo dispetto dei tenutari Della Valle e della saggezza contadina del ds Pantaleo Corvino, il teorema orwelliano è dimostrato dal riottoso purosangue Adrian Mutu. Perché il tetto-stipendi il Fenomeno – così lo chiamano a Firenze, ormai senza timore di fraintendimenti, vista la pinguedine esibita in barca a Ibiza dall’originale, ossia Ronaldo – lo sfora. E come lui Frey e il neoarrivato Gilardino, miccia che per poco non faceva esplodere il caso dell’estate: Mutu alla Roma. Spalletti e Totti, tutt’altro che timidi sponsor del rumeno, se ne faranno una ragione. Adrian avrà la metà dei 4 milioni richiesti (altroché i 150 mila euro, e contratto allungato di un anno, fino al 2012, per tener cheto l’agente, Alessandro Moggi). Sconterà però l’ira prandelliana con la mancata fascia di capitano. «Bene come qui non si sta da nessuna parte» ha ribadito il re della semicollina, zona via Bolognese, dove ha preso casa per raggiungere presto il centro: Firenze val bene una scommessa. Poi, a carriera finita, potrà anche trasferirsi nella amata Miami, abituale meta di vacanza, dove è appena nata Maya, la terzogenita (la seconda dal matrimonio con l’ex modella Consuelo Matos Gomez, figlia del console dominicano presso il Vaticano) dopo Mario, sette anni, avuto dalle nozze con la conduttrice tv romena Alexandra Dinu, e Adriana, due. Cittadini del mondo, i Mutu. 

Nato l’8 gennaio 1979 a Calinesti (provincia di Arges) in Romania, Adrian cresce calcisticamente nell’Arges Pitesti. Nella massima serie romena debutta il 15 marzo 1997 e sulla scia di 11 reti in 41 presenze, più innumerevoli assist, approda da “nuovo Hagi” alla Dinamo Bucarest. Nel 1999-2000, con 22 gol in 33 gare, partecipa alla doppietta campionato-coppa, ma non alla festa: quell’inverno l’Inter, per 7,5 milioni di euro, brucia i maggiori club europei e lo porta ad Appiano Gentile per farlo ambientare. 

Il primo gol in nerazzurro arriva nel derby di Coppa Italia, torneo cui destina l’altro suo acuto (contro il Cagliari). In campionato, dieci presenze e neanche una rete. Troppo poco per restare. Nel 2000-2001, va in comproprietà al Verona. Assist a ripetizioni e quattro squilli fondamentali per la salvezza (contro Lazio, Napoli e due al Bari) fanno da preludio all’exploit della stagione successiva: 12 centri, e ormai consueto corredo di grandi giocate e preziose assistenze. Stavolta però insufficienti a evitare la caduta in B. 

La cessione al Parma, per 13 milioni di euro, per i gialloblù veneti è un male necessario. Per quelli emiliani, un terno al lotto. In 31 partite Adrian segna 18 volte, spesso su punizione. E in coppia con Adriano, issa il Parma al quinto posto. Nella squadra allora allenata da Claudio Cesare Prandelli (dove Gilardino, già compagno di Mutu a Verona, era la quarta punta, dietro Bonazzoli), è fondamentale anche in Coppa UEFA: 3 gol in altrettante gare, purtroppo salta le semifinali e addio sogno europeo. È già capitano designato per la stagione successiva, ma nell’agosto 2003 approda al Chelsea di Roman Abramovich come il più costoso calciatore romeno di sempre: 30 milioni di euro. 

L’avvio è con il botto, 3 reti nelle prime 4 apparizioni (compresa la doppietta nel 4-2 “esterno” sul Tottenham), poi il rapido oblio (in 25 presenze solo 6 gol, tra cui quello alla Lazio in Champions League), figlio legittimo di notti brave. Nel settembre 2004, dopo appena due presenze nei Blues, risulta positivo alla cocaina. Licenziato dal club il 29 ottobre, viene squalificato per 7 mesi (fino al 18 maggio 2005) e multato di 30.000 euro dalla Football Association. La vicenda lo porterà alla rottura coi mammasantissima del football di casa sua, Giovanni e Victor Becali, e allo strano sodalizio con la sexy-agente FIFA Ana-Maria Prodan, di cui i pissipissibaobao sussurrano che Adrian sia oggi socio occulto (nella scuderia, anche il compagno di nazionale e neocatanese Nicolae Dica). 

La Juventus fiuta il colpaccio e nel gennaio 2005 (via-Livorno, per l’impossibilità di tesserare un altro extracomunitario proveniente dall’estero) la firma di un quinquennale. Il 29 maggio, scaduta la sospensione, debutta in bianconero: ultima di campionato, a Torino contro il Cagliari. Impiegato da Capello come riserva di Mauro German Camoranesi, l’anno dopo segna 7 gol in 32 presenze e vince lo scudetto, ma a fine stagione, Calciopoli manda in Serie B la Vecchia Signora e lui finisce alla rivale storica dei bianconeri, appunto la Fiorentina. Per 7 milioni di euro. Un affarone. 

In viola, trova il suo mentore Prandelli e un nuovo gemello del gol, Luca Toni. La Fiorentina parte da -15 in campionato e senza la Champions League. Ma con quei due là davanti, arpiona il 5° posto (che senza penalizzazione sarebbe stato il 3°). Mutu diventa il nuovo idolo della Fiesole, cui a ogni gol regala un inchino a mo’ di torero. Nel 2007-08 realizza 17 gol in campionato (5 dal dischetto) e 6 in Coppa UEFA, sogno sfumato ancora una volta in semifinale, stavolta ai rigori. 

Decorato (lo scorso 25 marzo) Cavaliere per meriti sportivi dal presidente della repubblica, Traian Basescu, Mutu è con Hagi il simbolo del calcio romeno. 

Il Mutu di oggi è lontano dal discotecaro sciupafemmine delle serate londinesi. Da quando ha portato all’altare la 31enne Consuelo Matos Gomez, sposata martedì 5 luglio 2005, con una blindatissima cerimonia per 40 invitati (due amici di lui, 38 parenti di lei) a Lavega, nella Republica Dominicana, è tutto campo di allenamento, viaggi (per diletto o in trasferta) e casa. Accanito lettore, sa godersi la vita senza strafare. Con moglie e figli trascorre i momenti liberi in Versilia (è un habitué di Forte dei Marmi) e a caccia di buoni vini (è un fan del Sassicaia). I tempi della burrascosa vita sentimentale, quando collezionava fiamme in serie (Moran Atias in primis) e persino uno scandalo a sfondo sessuale, sono il passato. «Dimenticatevi il Mutu che conoscevate, sarò un buon padre di famiglia» disse il giorno delle seconde nozze. Manco a dirlo, lo scorso gennaio Vanity Fair e, di rimbalzo, Novella 2000 gli affibbiarono il presunto flirt con Martina Stella, con cui chiacchierava nella discoteca Yab di Firenze. Inutile star lì a spiegare che Adrian la conosce sin dai tempi della Juventus, quando lei era fidanzata con Lapo Elkann. Una bufala, insomma. Ma che fece male, anche perché Consuelo era incinta di sei mesi. 

Allo stesso concetto di fedeltà, dopo qualche tentennamento, sembra associabile la scelta di restare alla Fiorentina. Legatissimo a Prandelli (che, come il dg Corvino, non ha preso bene certi bollori estivi del loro pupillo) e alla famiglia Della Valle, Mutu ha fatto capire che non gli andava di guadagnare meno dell’ultimo arrivato, per quanto importante, Gilardino. Adeguato il contratto, nel cielo gigliato è tornato il sereno. Restando a Firenze, diventerà (se non lo è già) pure uno dei numeri 10 più amati nella storia del club viola. Perché a uno così si perdona tutto, persino la tentazione di una scappatella giallorossa. Pure la legge del cuore è uguale per tutti, ma per alcuni è «più uguale». 

CHRISTIAN GIORDANO
Guerin Sportivo Extra n. 3/30, 22 luglio 2008




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