Così Roche e Kelly dividevano l' Irlanda




di RINO NEGRI - La Gazzetta dello Sport

Dalle lacrime dell'82 a Goodwood quando venne battuto da Saronni e LeMond al Mondiale, all'esaltazione dopo il Giro di Lombardia dell'83 vinto davanti a LeMond e Van Der Poel. 

"Sean Kelly dalla polvere agli altari" avevano titolato i giornali quando venne ufficializzata la notizia che le autorità di Carrick-on-Suir, località del Tipperary attraversata ieri dal Tour, lo onorarono dedicandogli una strada. 

Nato in questa località il 24 maggio del '56, Kelly aveva imparato ad andare in bici percorrendo la salita di Carrick-on-Suir, dove ieri ci fu il traguardo della montagna di terza categoria. 

L'83 fu un anno d'oro per Kelly. Prima del Lombardia si era imposto nella Parigi-Nizza, aveva dominato nel Giro della Svizzera e al Tour era finito al 7o posto e primo nella classifica a punti. 

Non aveva vinto tappe (nelle precedenti edizioni era stato primo cinque volte), ma aveva avuto la gioia di indossare la maglia gialla a Pau, sia pure per un solo giorno. Si era impuntato di correre per la classifica per smentire quanti non lo ritenevano capace di rimanere sulla cresta dell'onda sino alla fine. 

Stava crescendo Stephen Roche e qualcuno parlò di loro come dei Coppi e dei Bartali dell'Irlanda. A Kelly ciò dava fastidio. Dichiarò che prima di esaltare Roche i giornali avrebbero fatto bene ad aspettare che ottenesse risultati di livello mondiale. 

E masticò amaro, Kelly, quando Roche nell'87 vinse il Giro, Tour e Mondiale. Sean scelse di alzare la voce il giorno che l'invitarono a ricordare le grandi classiche che si era aggiudicato. Disse che tre Giri di Lombardia, due Sanremo, due Roubaix, due Liegi-Bastogne-Liegi valevano anche più di un Giro, di un Tour e del Mondiale. 

Volle ricordare anche le quattro maglie verdi al Tour e il record delle sette vittorie consecutive alla Parigi-Nizza. Un curriculum da tanto di cappello, fu il commento generale. (neg.)

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