FOOTBALL PORTRAITS - Mahamadou Diarra, il poliglotta che sogna il Milan (2006)
di CHRISTIAN GIORDANO
Guerin Sportivo n. 13, 28 marzo - 3 aprile 2006
«Il mio sogno è giocare in tre squadre, Milan, Real Madrid e Barcellona». Difficile che lo realizzi in toto, ma la prima fetta Mahamadou Diarra, maliano di Bamako (18-5-1981), potrebbe gustarsela già a fine stagione. Per i maligni, la ridda di voci che vorrebbero i rossoneri sbavare dietro mezzo Lione (lui e Cris) è esplosa dopo il sorteggio per i quarti di Champions League, ma chi ha buoni uffici e memoria giura che l’interessamento è concreto e ben più datato.
Cresciuto nel locale CSK (Centre Salif Keïta, settori giovanili dedicati alla prima Pantera Nera del calcio africano, nda), dove nel gennaio 1993 lo aveva portato l’amico Koli Kanté (difensore oggi al Tours in National, la terza divisione francese), Diarra esplode a 17 anni. Cioè quando il CSK, dal 1996 affiliato alla seconda divisione, centra la promozione. A fine torneo, ottiene un provino all’OFI Creta, club con cui firma il primo contratto da professionista e disputa un campionato (21 gare, 2 gol). Poi vola in Olanda, al Vitesse di Ronald Koeman, sulla scia del terzo posto al Mondiale Under 20 disputato in Nigeria. Dopo gli stenti iniziali, in tre anni coi gialloneri di Arnhem (sesti nel 2001, quinti nel 2002), migliora sul piano tecnico e conquista la nazionale maggiore (di cui oggi è capitano). In estate, è semifinalista e miglior giovane della Coppa d’Africa, traguardo ripetuto due anni dopo grazie anche alla sua rete al 90’ contro la Guinea. Exploit che incantano il Lione, che per 3,8 milioni di euro individua in lui l’ideale complemento arretrato per la classe di Juninho e la straripante potenza di Essien.
In via Turati, Ariedo Braida vorrebbe fare lo stesso, a costo di cambiare sistema di gioco (con due mediani bassi), per proteggere in un sol colpo la difesa, Pirlo e Kaká. Al Man Utd, Alex Ferguson voleva farne l’erede di Roy Keane e identici propositi coltiva José Mourinho, alla caccia di un successore di Makelele al Chelsea. Guadagna 2 milioni di dollari l’anno e il munifico presidente dell’OL, Jean-Michel Aulas, nell’estate 2005 ha rifiutato i 13 offertigli per conto della Fiorentina dal dg Pantaleo Corvino. Ai tempi Diarra puntava i piedi. Si presentò in ritardo in ritiro, per poi scendere dall’Aventino con un rinnovo biennale fino al 2009.
Sbaglia però chi crede che il maliano sia “solo” un giocatore di quantità. Intelligente (in campo e fuori: parla francese, inglese, olandese e un po’ il greco), elegante, veloce e comunicativo, è un centrocampista completo di gran fisico (1,83 x 76), corsa e senso tattico. Non disdegna il tiro a rete (vedi il super gol al Werder Brema nella Champions League 2004-05), anche se non è il suo punto di forza. In patria lo chiamano Djila, come l’ex giocatore cui tanto somiglia per stile di gioco e aggressività.
Il Lione ha ceduto Michael Essien ma nessuno se n’è accorto: con lui e Diarra aveva una mediana fra le più toste d’Europa, idem con Diarra e Tiago. Chi lo prende fa un affare.
CHRISTIAN GIORDANO
Guerin Sportivo n. 13, 28 marzo - 3 aprile 2006
Commenti
Posta un commento