Carapaz, Van Aert, Pogačar: a Tokyo (quasi) come al Tour


Richard Carapaz, Wout Van Aert, Tadej Pogačar.

Sei giorni dopo il Tour, col secondo oro olimpico ecuadoriano al posto del danese Jonas Vingegaard, cambia l'ordine dei fattori, non la sostanza: e sui Campi Elisi come alle pendici del Monte Fuji, esprime - al momento - la crema del ciclismo mondiale.

Sei ore di corsa e 234 km durissimi, con caldo umido e 4500 metri di dislivello, più che le cadute (Thomas, tanto per cambiare) fanno selezione vera. 

Restano i big fra i big, con i nostri Bettiol (14esimo, condizionato dai crampi ai 14,8km) e Moscon (20esimo). 

Lavorano per loro gli altri azzurri Ciccone (anche caduto), Carusoi e Nibali )alla quarta olimpiade ma lontano dallo "Squalo" di Rio 2016).

La gara l'infiamma il solito Pogačar ai -37km.

Poi provano la tenaglia i compagni di club: l'americano McNulty per lo sloveno; i due della Ineos, Carapaz-Kwiatkowski.

Il polacco salta ai 11,6. Il vincitore dl Giro2019 parte ai -5,7km, e non lo prendono più.

Dietro, nessuno dà i cambi a Van Aert che infatti batte al fotofinish Pogačar allo sprint per l'argento.

Negli ultimi tre anni, altrettanti podi nei tre grandi Giri: primo al Giro 2019, secondo alla Vuelta 2020, terzo al Tour 2021.

E ora, venticinque anni dopo i 50 km di corsa a piedi di Jefferson Perez, un altro ecuadoriano d'oro ai Giochi.

Richard Carapaz, Wout Van Aert, Tadej Pogacar.

Sei giorni dopo il Tour, col secondo oro olimpico ecuadoriano al posto del danese Jonas Vingegaard, cambia l'ordine dei fattori, non la sostanza: e sui Campi Elisi come alle pendici del Monte Fuji, esprime - al momento - la crema del ciclismo mondiale.

Sei ore di corsa e 234 km durissimi, con caldo umido e 4500 metri di dislivello, più che le cadute (Thomas, tanto per cambiare) fanno selezione vera. 

Restano i big fra i big, con i nostri Bettiol (14esimo, condizionato dai crampi ai 14,8km) e Moscon (20esimo). 

Lavorano per loro gli altri azzurri Ciccone (anche caduto), Carusoi e Nibali )alla quarta olmpiad ma lontano dallo Squalo di Rio2016).

La gara l'infiamma il solito Pogacar ai -37km.

Poi provano la tenaglia i compagni di club: l'americano McNuly per lo sloveno; i due della Ineos Carapaz-Kiatkowsky.

Il polacco salta ai 11,6. Il vincitore dl Giro2019 parte ai -5,7km, e non lo prendono più.

Dietro, nessuno dà i cambi a Van Aert che infatti batte di un'incollatura Pogacar allo sprint per l'argento.

Negli ultimi tre anni, altrettanti podi nei tre grandi Giri: primo al Giro 2019, secondo alla Vuelta 2020, terzo al Tour 2021.

E ora, venticinque anni dopo i 50 km di marcia di Jefferson Pérez ad Atlanta '96, un altro ecuadoriano d'oro ai Giochi: la "Locomotora del Carchi". L'unico olimpionico sui podi dei tre grandi giri.

È nata una stella. Come tutti i veri grandi: con quel giusto imbarazzo di esserlo.

PER SKY SPORT 24, CHRISTIAN GIORDANO
sabato 24 luglio 2021

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