Erik ten Hag, United He Stand


Cinque allenatori in nove anni, più i tre ad interim. 

Erik ten Hag, il secondo olandese dopo il guru Louis van Gaal, sarà quello giusto per lo United del dopo-Ferguson?

Non sembra speciale ma lo è.
Ossessionato dai dettagli, perfezionista maniacale.
Troppo bravo per restare.
Non ha carisma ma si adatta ai giocatori e li migliora.

Tutto, e il suo contrario, per questo 52enne che all'Ajax accolsero con scetticismo per quel forte accento neerlandese dell'est.

Figlio di un agente immobiliare di Oldenzaal, periferia a una dozzina da Enschede, è cresciuto 25 km più a sud, nella tranquilla cittadina di Haaksbergen.

A due passi dal confine tedesco. Varcato perché il suo mentore catalano, suo prossimo avversario in città, che al Bayern lo convinse ad allenargli la squadra riserve.

Ten Hag aveva smesso di giocare (difensore normale) da un decennio, e rivoltato come un calzino il piccolo Go Ahead Eagles.

Tornato in Olanda, aveva fatto lo stesso all'Utrecht e per 4 anni e mezzo all'Ajax: una semifinale, due double, e il terzo appena sfumato in finale di Coppa col PSV.

Ora l'Old Trafford: dove non dovrà imporre l'erba tagliata a due millimetri, né convincere le tea ladies a disporre in linea le bottigliette nella clubhouse. Niente più 11 contro zero e palla solo in diagonale.

Avrà altro cui pensare: al Man U vincere era normale.
E l'ultimo a riuscirci è stato uno Speciale.

PER SKY SPORT 24, CHRISTIAN GIORDANO
giovedì 21 aprile 2022

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