GIRO '23 - Buitrago alle Tre Cime, là dove osano gli escarabajos
Più che avvoltoio un'aquila, Santiago "el Buitre" Buitrago.
Stessa voglia di osare lassù, ai 2304 metri delle Tre Cime di Lavaredo, Patrimonioc UNESCO; e iconica nuova "Cima Coppi" dopo la cancellazione - nella "tappina" di Crans Montana - del Gran San Bernardo.
E comunque oltre trecento in meno dei 2640 metri di altitudine della sua Bogotá.
Dopo l'ottimo terzo posto alla Liegi e una corsa rosa per lui difficile, quarta vittoria in carriera, la seconda in un grande Giro un anno dopo Lavarone per il 23enne della Bahrain-Victorious. Rimasto in fuga per 126 dei 183 km da Longarone al Rifugio Auronzo con cinque Passi e 5400 metri di dislivello.
Il 34esimo successo di un escarabajo nella corsa rosa, e secondo quest'anno dopo Einer Rubio a Crans Montana e a 33 anni, 11 mesi e 24 giorni da "Lucho" Herrera '89.
Staccato di 51" Derek Gee, per la 4a volta piazzato come a Fossombrone, Viareggio e Cassano Magnago. E secondo sia a Jonathan Milan nella maglia ciclamino della classifica a punti, sia a Thibaut Pinot in quella azzurra del Gran Premio della Montagna.
Terzo a 1'46" Magnus Cort Nielsen, vincitore a Viareggio e raggiunto sul traguardo dai veri dioscuri della corsa, Primož Roglič e Geraint Thomas.
La maglia rosa resta addosso al gallese. L'unico sin qui, nonostante i 37 anni, a non aver mostrato cedimenti. A differenza di Roglič sul Bondone e João Almeida sul Coi.
Il primo big a muoversi è Roglič, ai -1,8km. Thomas ci prova ai -500 metri. Roglič lo contrattacca nel finale degli ultimi, terribili tre km con pendenza media del 12,3% e, nella parte centrale, punte al 18%; ma ai trecento metri rallenta e gli porta via appena 3" e ora è secondo a 26". Almeida invece ne perde 20, e resta terzo ma a 59".
Damiano Caruso riscavalca Eddie Dunbar e torna quarto, a 4'11".
Roglič le ha tentate tutte: a Cortina ha cambiato bici per frullare un rapportino monocorona da 40x44 (da 1,91 metri di sviluppo) e salire ai 12km/h fino a 100 pedalate al minuto.
Merckx che qui vinse nel '68, sulla montagna secondo lui più dura, al massimo poteva montare un 44x26 da neanche 60 pedalate al minuto. In pratica, la metà. Non solo due epoche, ma due sport diversi.
Tanto belli quanto crudeli, e lassù dove osano le aquile (e gli escarabajos) ancora di più.
PER SKY SPORT 24 ©, CHRISTIAN GIORDANO ©
venerdì 26 maggio 2023
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