Mane Díaz liberato, troppi altri ancora no
"Libertad! Libertad!"
Le grida di libertà, prima ancora che le preghiere, sono stati esaudite.
Dopo tredici giorni di terrore e angoscia, e oltre undici di prigionia: Luis Manuel Díaz, per tutti Mane, papà dell'attaccante colombiano del Liverpool Luis "Lucho" Díaz, dalle 11:10 locali (ora dell'atterraggio live in tv) del 9 novembre 2023 è di nuovo un uomo libero.
"El Profe" era stato rapito con la moglie Cilenis Marulanda dall'Esercito di Liberazione Nazionale il 28 ottobre nel loro quartiere di Lleras, Comune di Barrancas, dipartimento de La Guajira, nel profondo nord del Paese.
La notte stessa, Cilenis era stata liberata.
E già dal 2 novembre i guerriglieri avevano fatto trapelare l'intenzione di liberare anche Mane, che stando al capo guerriglia Antonio Garcia "era stato rapito per errore".
Mane Díaz, 58 anni e con problemi di salute, era tenuto prigioniero ai 3600 metri di altitudine sulle montagne del Serranía del Perijá, la Cordillera Oriental più a nord delle Ande, già in territorio venezuelano.
Poi, però, in concomitanza con la rottura fra Otty Patiño, capodelegazione del governo di Gustavo Petro al tavolo dei negoziati con l'ELN, su Mane non si erano più avute notizie.
La mobilitazione internazionale, la popolarità (e in buona probabilità le risorse) di un grande calciatore della Premier League quale "Lucho" Díaz, e la mediazione della Chiesa cattolica colombiana e della Commissione Umanitaria dell'ONU (presente alla liberazione con due medici fra i cinque membri scesi dall'elicottero all'aeroporto di Valledupar), hanno reso possibile il lieto fine.
Ventitré anni dopo quello dell'altro "Lucho" monumento nazionale, l'escarabajo del ciclismo Luis Herrera, liberato nel marzo del 2000.
Nella speranza, inascoltata, che siano esaudite troppe grida di libertà, e preghiere, che non fanno gol e non scalano montagne.
PER SKY SPORT 24 ©, CHRISTIAN GIORDANO ©
Giovedì 9 novembre 2023
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