MAINI, PANTANI E QUELLA BORRACCIA AL GIRO DILETTANTI DEL ’92



“Pantani? Assolutamente unico. Scarponi? Un capitano totale, che si preoccupava per tutti i componenti del team, dai compagni ai meccanici”. Di questo e di molto altro ha parlato Orlando Maini, direttore sportivo fra i più esperti del ciclismo italiano, da due anni sull’ammiraglia del Team Beltrami TSA – Marchiol, ieri sera in diretta streaming sulla pagina Facebook di EthicSport, partner del Team Beltrami per quanto riguarda l’integrazione.


5 giugno 2020

Imbeccato dalle domande di Ignazio Sala e di Davide Balboni (già tecnico al fianco dello stesso Maini), il ds bolognese della formazione Continental veneto-emiliana ha ricordato episodi noti e meno noti della sua carriera. 

Come quando, al Giro d’Italia Dilettanti del 1992, Maini guidava Marco Pantani: “Marco era uno che ti metteva alla prova. Nella tappa decisiva, quella del Passo Campolongo con arrivo a Piani di Pezzè, aveva messo in macchina qualsiasi tipo di integratore o altro che potesse servirgli in quello sforzo. Andò in fuga da lontano, venne all’ammiraglia e mi chiese mezza borraccia d’acqua con dello zucchero semplice. E dove lo avrei trovato? Entrai a tutta velocità nel cortile di una casa, la signora, quasi spaventata nel vedere quella manovra, mi disse ‘prendete quel che volete, ma non fatemi del male’. Preparammo la borraccia e gliela diedi: beve un goccio e la buttò. Probabilmente era anche un modo per verificare la soglia dell’attenzione di chi gli stava attorno. Quella tappa rivelò tanto pure del suo spirito generoso e leale: era in fuga con un venezuelano che non ce la faceva più a tenere il suo passo, Marco però non voleva staccarlo, mi diceva: ‘Orlando, lui è stato corretto nel fare il suo, quindi deve vincere la tappa e io prenderò la maglia’. Rischiava di perdere il Giro e solo quando quegli gli disse che proprio non ne poteva più, Marco fu “costretto” a staccarlo e andò a vincere la corsa firmando un’impresa memorabile”.

Si è poi parlato di preparazione, tecnologia, integrazione, ma anche di quali siano le differenze tra il gestire campioni affermati e giovani talenti: “Nella crescita di un ragazzo c’è una cosa che non dobbiamo sottovalutare, il fatto di gestire i loro sogni. Devo essere bravo a dargli un ruolo senza cancellare il suo sogno. Tutti hanno le loro debolezze, bisogna anche essere un po’ psicologi e saper ascoltare tutti: massaggiatori, meccanici, medico sociale. Creano un quadro e uno storico di informazioni sul corridore che aiutano il ds a gestirlo meglio. Importante è avere una linea uguale per tutti”. Infine un ringraziamento ad EthicSport, “da parte di tutto il nostro Team e dei nostri ragazzi, che hanno ricevuto a casa un kit di prodotti completo di tutto ciò che può servire loro in queste settimane in cui hanno ripreso ad allenarsi sulle strade. Con l’auspicio di poter presto tornare alle gare che tanto ci sono mancate, come mille altre cose, in questi ultimi mesi”.

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