#20annisenzaPantani - Il mare d'inferno


Sono già venti i "San Valentino" con l'inverno, oltre che l'amore, nel cuore.
Vent'anni senza il Panta, eppure ancora oggi - e per sempre - in mezzo al gruppo.

Lo "senti" fra la "sua" gente, e non solo del ciclismo.
Lo leggi sulle "sue" strade, per mari - Cesenatico - e monti: Carpegna, Mortirolo e Aprica, Piancavallo e Montecampione, l'Alpe d'Huez (due volte), il Galibier e Plateau de Beille, i 49 rimontati dopo il salto di catena verso Oropa, il Ventoux e Courchevel contro l'Americano, come lui chiamava Armstrong.
Ma anche i suoi Golgota: la Via Emilia il primo maggio prima del Giro e la Milano-Torino il 18 ottobre 95, dieci giorni dopo il bronzo mondiale di Duitama, il gatto grigio nella discesa del Chiunzi al Giro '97, il tramonto rosa-shocking a Campiglio '99: "Stavolta non mi rialzo più".

Pantani vive.
E come lui, il suo ricordo - struggente, indelebile - lotta insieme con noi.

Si fa fatica, ancora oggi, a parlarne senza scivolare nella retorica, nello strappalacrime.
Nel farne un santino, che lui, per primo - con quel ghigno, romagnolissimo, a volte sferzante, persino sardonico - avrebbe fatto a pezzettini.

Ma il Panta è stato davvero Altro. In corsa e fuori.

Quando si palesò, al secondo anno da pro', col back-to-back Merano-Aprìca al Giro '94, fu davvero l'epifania di un Alieno.

Un Pantadattilo - copyright di Gianni Mura - insieme preistorico e fantascientifico.
Lo scalatore del futuro venuto dal passato.
Mai più visto dopo Charly Gaul e Federico Martin Bahamontes e poi, in parte, rivisto solo in Alberto Contador:

E una fenomenologia peculiare, quella del #34; per lui numero magico e maledetto: i suoi battiti a riposo, bradicardico come i grandissimi, il dorsale del primo podio al Giro nel '94; i km della crono di Lugano al Giro e di salita del Galibier al Tour, forse la sua impresa più grande, e ultimo a centrare la doppietta; e infine i suoi tragicamente pochi anni terreni.

È stato, anche nel tristissimo, solitario y final, il Maradona a pedali.
Per come infiammava il cuore della gente, ma a distanza di insicurezza dal suo.
"Fino a duecento metri può arrivarmi chiunque, poi non passa più nessuno".
Un uomo troppo solo al comando.
PER SKY SPORT 24 ©, CHRISTIAN GIORDANO ©
Martedì 13 febbraio 2024

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