A Livigno un "Pogacielo" senza (più) limite
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Il suo limite è il cielo. E forse ora neanche più quello. Lassù dove osano i Tadej: ai 2385 metri in vetta all'inedito Mottolino, in cima alla "sua" Livigno. Un'impresa - quella di Pogačar su quelle rampe al 20% - , l'ennesima: e questa anche di più.
Sin qui le rare cotte memorabili le aveva patite oltre quota duemila e sempre al Tour: sul Granon nel 2022 contro Jonas Vingegaard a Serre Chevalier; sul Col de la Loze, nella tappa di Courchevel vinta da Felix Gall nel 2023.
Nella 15esima frazione, la tappa-regina - con 222 km, 5400 metri di dislivello e cinque colli (compreso il Mortirolo dal versante meno classico di Monno) la più lunga e più dura del Giro 107 - ha dato 3' agli altri big e raddoppiato i distacchi sui più immediati inseguitori. Giro blindato.
Dieci vittorie (undici con la generale del Catalunya) in stagione, 74 in carriera, 18 nei grandi giri: a 25 anni.
La maglia rosa ha attaccato ai -14,8 km, circa a metà del Foscagno, e ripreso tutti recuperando 3' in sei km.
Per ultimo il redivivo Nairo Quintana, il condorito colombiano, piazzato a 29", che a 34 anni sembra quello del Giro vinto nel 2014. Terzo a 2'32" il 22enne tedesco Georg Steinhauser, che ai -22km aveva scatenato l'ultima rumba.
Romain Bardet, a 2'47", ha chiuso tre secondi prima degli altri due da podio: Dani Martínez e l'eterno Geraint Thomas, che resta secondo in classifica ma ora a 6'41"; Martínez terzo però a 6'56".
Tiberi ha perso 3'59" e resta quinto ma a 9'26".
Per distacchi maggiori dopo 15 tappe, bisogna riportare la DeLorean indietro di 70 anni: ai 14'18" di Carlo Clerici sull'olandese Gerrit Voorting al Giro del 1954.
Roba da ciclismo d'altri tempi. Come le imprese per i posteri di questo "Pogacielo" che pare senza (più) limite.
PER SKY SPORT 24 ©, CHRISTIAN GIORDANO ©
domenica 19 maggio 2024
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