Mbappé à la France - Non c’è solo un capitano




di Christian Giordano © 
Sky Sport © - lunedì 17 giugno 2024

Duplice premessa: la Francia non è l’Italia, e viceversa. Nel calcio, e più in generale nello sport, ancora di più. Tautologie? Nì.

Improbabile, per non dire “impossibile” che da noi, specie alla vigilia del debutto della Nazionale a un grande torneo assistere a una conferenza stampa à la Mbappé, come quella tenuta dal capitano – si badi bene: il capitano – dei Bleus prima dell’esordio a Euro 2024 contro l’Austria.

O, se è per questo, l’altro (accorato) appello alla Nazione – mai come oggidì con la maiuscola – dal sodale Marcus Thuram, figlio di papà Lilian che qualcosina d’impatto su certi temi l’ha detta e soprattutto scritta.

Eppure, paradossalmente ma non troppo, in patria hanno fatto (molto) meno rumore che fuori.

Forse perché oltralpe ci sono abituati? Nì.

Per raccapezzarcisi, la Francia bisogna – un po’ – conoscerla, meglio se avendola vissuta. Abitandoci. Almeno per un po’.

Già quasi un quarto di secolo fa, nell’aprile 2002, come riporta oggi in una paginata L’Équipe c’era stato un precedente – e che precedente, con un altro monumento nazionale del football tricoloeur. Nientemeno che sua maestà Zinédine Zidane.

Già idolo decisivo con la doppietta al Brasile per il titolo mondiale in casa del 1998 e non ancora né capitano dei Bleus, né reprobo angelo/diavolo vendicatore della sorella espulso per la testata all’azzurro Marco Materazzi nella finale di Berlino 2006.

Si era, nell’aprile 2022, al secondo turno delle presidenziali. E non alla vigilia di una partita della nazionale. Ma la presa di posizione di Zizou fu altrettanto forte, seppure o forse ancora di più, in un’èra sì già con internet imperante ma comunque pre-social.

Zizou, emblema e vera bandiera della Francia BBB (black-blanc-beur), mise in guardia il Paese da «les conséquences très graves» dell’astensionismo o del voto al Front National, «un parti qui ne correspond pas du tout aux valeurs de la France».

Ora, per avere un termine di paragone, immaginate uno scenario simile con un giocatore della nazionale italiana, e figuriamoci il capitano, nel contesto attuale. Magari alla vigilia delle recentissime elezioni per il Parlamento Europeo dell’8-9 giugno 2024.

Tornando alla Francia, e per restare ai calciatori con l’intelligenza e il coraggio per schierarsi, non si può non citare il contributo di Vikash Dhorasoo, pedatore-documentarista dalla testa persino più raffinata dei pur buoni ma non buonissimi piedi.

Dieci anni dopo il suo addio al calcio, l’ex milanista ha raccontato il proprio viaggio nel mondo del pallone. Sempre montellianamente voce fuori del coro, Vikash, classe 1973, è cresciuto «a Le Havre nel quartiere multietnico di Caucriaville, tra effluvi di curry e fritture».

Francese di seconda generazione, normanno-mauriziano di origini indiane, anticapitalista – «anche se nel calcio le persone di sinistra sono una manica di stronzi» –, nel suo libro Comme ses pieds (“Con il piede giusto”, nell’edizione italiana del 2017, pubblicata da 66thand2nd) spiega che Emmanuel Macron è schiavo del sistema capitalista, con un’oligarchia spacciata per democrazia. E che i (grandi) calciatori come lui non perdono mai, perché «se a vincere è la destra è contento il mio portafoglio, se a vincere è la sinistra trionfano i miei princìpi».

Kylian e i suoi fratelli

Zidane, Dhorasoo e Mbappé però sono soltanto l’élite più nota e popolare di un substrato di sensibilità civica e civile, prima ancora che personale e politica, che alberga nel corpo e nella mente di campioni sportivi appartenenti a una nazione che non è, e forse mai sarà, come la nostra. E viceversa.

In Francia si apre oggi ufficialmente la campagna elettorale per le legislative anticipate del 30 giugno e del 7 luglio, convocate dal presidente della Repubblica (sì, quell’Emmanuel Macron così inviso a Dhorasoo), dopo la sconfitta del suo partito (Rassemblement national) alle europee.

Più di sessanta personalità dello sport francese hanno invitato, sul sito de L’Équipe, a votare contro l’estrema destra. Tra questi, oltre allo stesso Dhorasoo, ex atlete come la velocista Marie-José Pérec e l’ostacolista Monique Ewanje-Epée, gente di mare come la velista Isabelle Autissier e il regatante d’altura François Gabart, altri illustri ex come i rugbisti Serge Betsen e Fulgence Ouedraogo o il tennista Yannick Noah.

Come il capitano della nazionale, per di più alla vigilia della «importante partita con l’Austria, ma ci sono situazioni anche più importanti», anche tutte quelle personalità dello sport hanno invitato i francesi e «soprattutto le giovani generazioni» a votare alle elezioni legislative.

Come ha ribadito Mbappé col suo vocione, sempre montellianamente fuori del coro e auspicando abbia «il maggior peso possibile», a sostegno dell’amico e compagno Marcus Thuram, «contro gli estremismi, ormai alle porte del potere». E per difendere «i valori della diversità, della tolleranza, del rispetto». Nella speranza che «saremo ancora orgogliosi di indossare questa maglia dopo il 7 luglio».

Niente a che vedere con la finale del 14, perché – in Francia – non c’è solo un capitano.

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