EVENEPOEL E POGACAR, SORRISO DA FENOMENI: SANNO SOLO VINCERE


Domenica il belga, dopo la crono, vuole la gara in linea; lo sloveno punta al tris con Giro e Tour

24 Sep 2024 - La Gazzetta dello Sport
di Ciro Scognamiglio INVIATO A ZURIGO (SVIZZERA)

"Vivo per giornate così. 
E sono uno specialista nell’arrivare in forma al momento giusto. 
Le gambe ci sono, chiaro"
   - Remco Evenepoel 

"Forse Remco è davanti a me nelle grandi corse di un giorno.
Ho più possibilità del 2023 ma servirà la gara perfetta"
   - Tadej Pogacar

Remco Evenepoel e Tadej Pogacar sono fantastici. Tutti e due, e ognuno a suo modo: com’è giusto che sia. Sono capaci di incarnare e sublimare l’essenza della bici in un modo talmente elevato che anche chi viene battuto applaude, convinto e ammirato. Per non parlare del pubblico, che ancora stenta a credere alla fortuna di poter godere di due fuoriclasse di tale portata nella stessa epoca e conta le ore, se non i minuti, che mancano a un confronto diretto mai visto (spiegheremo perché) e di portata epocale: succederà domenica, al Mondiale di Zurigo, con la maglia arcobaleno in palio. Senza dimenticare una possibile e grandiosa rivincita in Italia, al Lombardia del 12 ottobre... «Vivo per giornate così», ha ribadito il belga di recente. «Forse lui è davanti a me nelle grandi corse di un giorno. Per adesso però, e io ora ho una buona occasione...», aveva affermato lo sloveno alla Gazzetta due settimane fa.

Talento 

Che un duello sia epocale lo si può intuire all’istante anche dalle premesse. Eccole. 

In 58 giorni - tanti ce ne sono tra il 27 luglio e il 22 settembre - Remco Evenepoel aveva tre medaglie d’oro a cui puntare: cronometro olimpica, prova in linea olimpica, cronometro mondiale, già sua nel 2023. Se l’è prese tutte: contro il tempo, battendo sempre un grande Filippo Ganna, domenica per appena 6”43. E un eventuale poker, riconquistando il titolo che vinse due anni fa in Australia, sarebbe leggendario, ancor più che storico, e mai vi sto prima. 

Quanto a Tadej Pogacar, nato 14 mesi prima del belga, ce ne ha messi 79 di giorni per completare l’impresa più bella e difficile, la doppietta Giro d’Italia-Tour de France nello stesso anno che in questo secolo non si era mai vista (l’ultimo, ora diventato penultimo, Marco Pantani nel 1998). Il Giro è partito il 4 maggio, il Tour è finito il 21 luglio: l’indiscusso numero uno al mondo non li ha semplicemente vinti, li ha dominati, con 12 tappe conquistate (6+6) e 39 tappe al comando su 42 (!). 

Il tris con il Mondiale riporterebbe a Eddy Merckx 1974 e Stephen Roche 1987, ma né il Cannibale né l’irlandese firmarono nello stesso anno pure la Liegi-Bastogne-Liegi (il Monumento di primavera più duro) come Tadej ha già fatto, e dunque anche lui ha un poker da poter servire come Remco. Quel Remco che nel 2025 potrebbe a sua volta correre sia il Giro sia il Tour...

Precedenti 

In questo momento, Pogacar vs Evenepoel - entrambi capaci di vincere con azioni entusiasmanti e molto lontane dal traguardo - vale un Messi-Ronaldo, un LeBron-Curry, un Federer-Nadal. Il livello è quello. Per l’ultima volta si erano incrociati al Tour: insieme sul podio finale – Remco terzo al debutto, e miglior giovane -, un paio di volte primo e secondo di tappa (a Valloire davanti Tadej; a Gevrey-Chambertin, Remco). 

Ma se parliamo di una grande gara di un giorno, mai ci erano arrivati al massimo della forma come stavolta: del belga abbiamo detto, lo sloveno ha staccato tutti a Montreal nove giorni fa per l’ennesima volta. All’ultimo Lombardia vinse Tadej con Remco nono, negli ultimi tre Mondiali per un motivo o per l’altro non erano sullo stesso livello. 

Si sono divisi le ultime quattro edizioni della Liegi-Bastogne-Liegi, però senza testa a testa: 2021 Pogacar (Evenepoel assente); 2022 Evenepoel (Pogacar assente); 2023 Evenepoel (Pogacar caduto); 2024 Pogacar (Evenepoel assente). 

Tutto questo contribuisce a far montare l’attesa che per un Mondiale, riferita a corridori della loro dimensione e con tali caratteristiche, non si vedeva da decenni. Forse addirittura da Mendrisio 1971, sempre in Svizzera, quando Eddy Merckx piegò in volata un irriducibile Felice Gimondi.

«Sono uno specialista nell’arrivare in forma nei momenti giusti», aveva detto Evenepoel – come sempre, senza paura – alla vigilia della crono iridata. Pogacar di recente ha fatto un paragone con il Mondiale di Glasgow dello scorso anno, quando chiuse terzo alle spalle di van der Poel e Van Aert: «Il percorso non mi si addiceva tantissimo, e comunque ero arrivato sul podio. Stavolta ho più possibilità, ma servirà la corsa perfetta». 

Sarà uno dei tracciati più duri degli ultimi anni: 4400 metri di dislivello, tre salite nella parte in linea, il circuito di 27 km da ripetere sette volte con Zürichbergstrasse (700 metri all’8,4%) e Witikon (1,9 km al 6,2%). Domenica sera Evenepoel si è fatto portare delle pizze in hotel per festeggiare e ha detto: «Le gambe ci sono, questo è chiaro. E verso domenica, come ho già fatto all’Olimpiade, posso migliorare ancora un po’». Fantastici. Due fantastici fenomeni. Cinque giorni mancano al Mondiale, e voleranno.

***


BETTINI - Villach 1987: Argentin 2°. L’irlandese Stephen Roche, allora 27 anni, anticipa Moreno Argentin (a destra) e lo spagnolo Juan Fernandez.

Roche 1987 d’oro: «Tadej può farcela, è il Merckx di oggi»

24 Sep 2024 - La Gazzetta dello Sport
di Ciro Scognamiglio

Tra Zurigo e Villach, Austria, ci sono poco più di 600 chilometri. A Villach, il 6 settembre 1987, Stephen Roche si portò all’altezza di Eddy Merckx, il più vincente della storia: Mondiale dopo Giro (segnato dallo storico litigio con Roberto Visentini, mai ricomposto) e Tour. «Se Pogacar può farcela? Sì, anche se in una corsa di un giorno come il Mondiale avrà più avversari rispetto al Giro e al Tour. E, dunque, sarà più difficile», spiega l’irlandese.

► Roche, diceva dei rivali di Pogacar. A cosa si riferisce?
«Prendiamo il Tour, Tadej doveva controllare Vingegaard ed Evenepoel. Basta. Domenica, gli avversari saranno di più e il principale, senza dubbio, sarà Remco. Ma lo sloveno ha un vantaggio».

► Quale?
«Che il percorso è adatto a lui. Magari gliene poteva capitare uno totalmente piatto, nell’anno della doppietta, e avrebbe avuto molte difficoltà. A Zurigo si può esaltare ancora una volta».

► Ha fatto bene a non fare la Vuelta?
«Sì. Ha compiuto adesso 26 anni e deve pensare anche al futuro, a non finirsi. Un domani, chissà, potrebbe provarci. Lo ha detto pure lui».

► È il nuovo Merckx?
«Lo definirei, piuttosto, il Merckx di questa epoca. Specie per la completezza e la capacità di attaccare da lontano».

► A distanza di 37 anni, perché il 1987 fu così speciale per lei?

«Ho avuto la fortuna di essere in una squadra, la Carrera, che era eccezionale. Al Giro, quando andammo al sud, non faceva troppo caldo, che io soffrivo. Anzi, pioveva spesso, e per me fu un vantaggio. Poi, tra Giro e Tour non ho preso alcun impegno: solo bici, senza stress. Avevo recuperato alla perfezione, il Tour aveva un percorso adatto e ho corso intelligentemente».

► E al Mondiale?
«Sono andato senza pressioni, per lavorare per Sean Kelly. Quando però ho visto il percorso per la prima volta, ho capito che non avrebbe vinto un uomo veloce. E allora mi si accese come una luce...».

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