1965, la rimonta «impossibile»: Peiró, che gol…
di Christian Giordano © - Guerin sportivo ©
L’Inter si ripete nel 1965, anno in cui l’Italia schiera, oltre ai campioni d’Europa, il neoscudettato Bologna (eliminato al primo turno dall’Anderlecht: 0-1; 2-1; 0-0 allo spareggio, i belgi si qualificano per sorteggio). I nerazzurri superano la Dinamo Bucarest (6-0/1-0), i Glasgow Rangers (3-1/0-1) e il Liverpool (1-3 in Inghilterra e 3-0 a San Siro). In finale, a Milano, il 27 maggio 1965, prevarranno per 1-0 (Jair al 42’) sul Benfica. Nei «Momenti di Coppa» però entra di diritto la semifinale di ritorno, la magica serata di Inter-Liverpool.
Davanti ai 54.082 di «Anfield Road» il Liverpool ha dominato, tanto che perfino Herrera è costretto ad ammetterlo: «Avevamo già perso in passato, ma stasera ci hanno proprio battuto», il che non è proprio la stessa cosa. Il 3-1 era pesante, ma sarebbe potuto degenerare in un pesantissimo 4-1 se Lawler, superati tre difensori, non si fosse limitato a colpire l’esterno della rete; o se l’arbitro austriaco Kainer non gli avesse inspiegabilmente annullato un gol, gran botta dal limite dopo aver superato tre avversari, per un misterioso fuorigioco di un attaccante inglese. Nella ripresa, al 3-1 di St John (75’), la «Kop», la celeberrima curva locale, aveva cominciato a cantare «Go Back To Italy» sulle note di «Santa Lucia». E all’Inter non restava che aggrapparsi al golletto di Mazzola.
La scoppola rimediata sulla riva rossa del fiume Mersey sembrava porre fine ai sogni di gloria di un bis nerazzurro. Ma in casa l’Inter è incontenibile e contro ogni pronostico ribalta il risultato. Dopo dieci minuti è già in vantaggio di due reti, una «foglia morta» di Corso e l’indimenticabile gol-rapina di Peiró (un «furto» con destrezza che ha fatto epoca: palla sottratta allo sprovveduto portiere Lawrence che si appresta a rinviare), e a metà secondo tempo completa l’opera con una gran legnata di Facchetti; il tutto in un’atmosfera da grande impresa, che puntualmente arriva, seppure con l’ininfluente aiuto di un arbitraggio, quello dello spagnolo Ortíz de Mendibil, un filo casalingo.
La tattica/Bella e possibile
Il modulo dell’Inter euromondiale del 1964-65 ricalca quello delle stagioni precedenti, ma è più spettacolare. Di tutte le Inter herreriane, è sicuramente la più bella, perché unisce al carattere, alla saggezza tattica e a una difesa di ferro anche la classe. Gli automatismi sono ormai perfetti e l’inserimento del maratoneta Domenghini rende più incisivo l’attacco e rafforza la difesa. Dell’inesauribile settepolmoni si giovano soprattutto i velocissimi Jair e Mazzola, ormai punta aggiunta e, sulla corsia opposta, il geniale Corso. A centrocampo, l’avvicendamento con Bedin del duro ma rozzo Tagnin consente alla stella Suárez di brillare ancora più fulgida. Insomma «catenaccio» sì, ma d’oro.
Il Liverpool, sotto la illuminata guida di Bill Shankly, ha costruito uno squadrone. Il massiccio centromediano Yeats guida con autorità la difesa, mentre in avanti le ali Callaghan e Thompson riforniscono le punte Hunt e St John, furetto scozzese abile di testa e nel tocco. I «reds» sono una macchina da gol (11-1 complessivo al KR Reykjavik, 4-0 in totale all’Anderlecht accoppa-Bologna) che prima di San Siro si inceppa solo con il Colonia (eliminato al sorteggio, ripetuto perché la monetina era rimasta di taglio fra i fili d’erba). Secondo Shankly, la vera finale era stata la doppia sfida fra i suoi «reds» e I’Inter. Aveva ragione.
Il tabellino della semifinale di ritorno
Milano, stadio «San Siro», 12 maggio 1965
Inter-liverpool 3-0 (2-0)
Inter: Sarti; Burgnich, Facchetti; Bedin, Guarneri, Picchi; Jair, Mazzola, Peiró, Suárez, Corso. Allenatore: Helenio Herrera.
Liverpool: Lawrence; Lawler, Moran; Strong, Yeats, Stevenson; Callaghan, Hunt, St John, Smith, Thompson. Allenatore: Bill Shankly.
Arbitro: J. M. Ortíz de Mendibil (Spagna).
Marcatori: Corso all’8’, Peiró al 9’, Facchetti al 62’.
Spettatori: 77.000 circa.
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