New York record


1) L’arrivo trionfale di Geoffrey Mutai, 30 anni, in 2h05’06", 
tempo con cui ha stracciato il precedente record della gara. 
2) La felicità dell’etiope Firehiwot Dado, 
vincitrice in 2h23’15" dopo il crollo della keniana Keitany

Geoffrey Mutai riscrive la storia della Mela

Il keniano chiude in 2h05’06", primato della gara: è il n. 1 al mondo 
Fra le donne l’etiope Dado approfitta della follia della Keitany

7 Nov 2011 - La Gazzetta dello Sport
MASSIMO LOPES PEGNA

NEW YORK - Anche quando si spengono i riflettori della conferenza ufficiale, Geoffrey Mutai non molla la corona di alloro che gli adorna la testa. Perché dopo aver conquistato Boston ad aprile a tempo di record del mondo(mai omologato) ed essere appena volato su e giù per le colline dinewyork con il primato del percorso, si sente un monarca assoluto della specialità. Il suo 2h05’06" su questo saliscendi che toglie il fiato e ti addenta i polpacci straccia di 2’37" il miglior crono precedente, fatto segnare dall’etiope Tesfaye Jifar nel 2001. Non bastasse, il tempone di ieri nel 2002 sarebbe stato il record del mondo assoluto. Gli snocciolano questi dati, ma è come se gli raccontassero delle banalità. Perché lo spigliato Geoffrey si muove ormai con la sicurezza di chi ha in serbo nuove sorprese per i suoi rivali. Lui, allenatore di se stesso, la tattica della corsa l’aveva stabilita a tavolino («Anche se potevo disubbidire», dice con un ghigno): doveva stare nel gruppetto dei migliori e poi, intorno al 35˚ km, schiacciare sull’acceleratore. Così con grande pazienza, Geoffrey è rimasto quasi subito in compagnia di altri nove, tutti i migliori, incluso il suo omonimo, Emmanuel Mutai. 

L’affondo 

Insieme a loro ha percorso la lunghissima Fourth Avenue di Brooklyn, è passato alla mezza in 1h03’17", ha attraversato il fastidioso Queensborough Bridge, sulle cui rampe in salita generalmente avviene una prima selezione, e non ha spinto neppure sull’interminabile First Avenue di Manhattan, altro luogo storicamente favorevole agli agguati. No, Geoffrey la trappola l’ha fatta scattare nella desolazione del South Bronx: la mossa più spettacolare, nel posto meno affollato. Una prima sgassata e dopo il rientro a Manhattan, sulla Quinta Strada che striscia lungo Central Park, l’affondo decisivo. In meno di un chilometro e mezzo, Geoffrey ha fatto il vuoto e staccato il suo omonimo Emmanuel e l’etiope Kebede di 55". La coppia non ce l’ha fatta a resistergli e ha mollato ancora qualche manciata di secondi sulle colline successive. «Sono partito nel momento in cui mi sono  sentito di farlo», ha spiegato con un sorriso che non gli si sarebbe più spento. Fresco come si fosse fatto un picnic nel parco, si è fatto incoronare con le foglie di alloro e ha salutato il pubblico ai suoi piedi come un re fa con i sudditi. 

Lo sbaglio 

Se la stessa calma, l’avesse avuta anche la sua connazionale Mary Keitany, il Kenya avrebbe sicuramente celebrato un doppio successo. Ma la piccola e (evidentemente) fragile Mary, vincitrice a Londra ad aprile, decideva di scapicollarsi giù dal ponte di Verrazzano con il passo di chi deve conquistare una mezza maratona. Nessuno la seguiva in quel tentativo di suicidio e la lasciavano da sola nella brezza di Brooklyn. Quando tagliava il traguardo della mezza in 1h07’56" con il passo da record del mondo, c’era una doppia reazione di chi guardava: alcuni pensavano che tirasse aria da super impresa, i più moderati le pronosticavano, invece, il chilometro in cui sarebbe crollata. Avevano ragione quelli meno inclini a entusiasmarsi e lo si è capito dopo il Queensborough dove aveva raggiunto il vantaggio massimo di 2’23" su un quartetto che comprendeva le etiopi Dado, Deba e Kidane e l’altra keniana Kilel. Perché da lì in poi Mary rallentava bruscamente. Maoccorrevano ancora molti chilometri prima che Dado e Deba la riagguantassero dentro a Central Park. La meno quotata, Dado era quella delle tre che stava meglio: faceva partire l’attacco decisivo e bruciava la Deda di 4", il secondo arrivo femminile con minor distacco. Ora la ragazza che non avrebbe voluto correre le maratone («Ho iniziato soltanto perché il mio coach che credeva in me mi ha incoraggiato a farlo»), dopo aver vinto a Roma tre volte diventa una delle donne da battere.




***

«Qui più dura che a Boston. Valgo il primato»

7 Nov 2011 - La Gazzetta dello Sport
M.l.p.

NEW YORK - Geoffrey Mutai mette su la faccia più seria di tutta la giornata per raccontare i sacrifici affrontati in questi anni: «Siamo una famiglia di nove fratelli e quando nel 2004 hanno licenziato mio padre ho smesso di allenarmi. Dovetti andare a lavorare per la compagnia elettrica nazionale: tagliavo gli alberi che diventavano i pali per i cavi». Non era stato facile neppure iniziare a gareggiare: «Dieci anni fa mi chiamarono per una corsa di siepi ai Mondiali juniores, ma non gareggiai perché non avevo il certificato di nascita. Finalmente debuttai nel 2007 in una maratona a Eldoret e lì fui avvicinato dall’olandese Gerard van de Veen, ancora oggi mio manager». 

Il primato 

Dopo aver vinto nello stesso anno Boston e New York, la cosa più complicata che ora gli viene chiesta è decidere quale fra i due successi sia stato il più difficile: «New York», risponde di getto. E aggiunge: «A Boston forse ci sono più colline, ma qui è più dura. E poi, a Boston avevo fatto una ricognizione, mentre qui non conoscevo il percorso». E’ convinto di avere nelle gambe il record del mondo: «Ma per ottenerlo ci vogliono una serie di combinazioni favorevoli: la temperatura perfetta di oggi e rivali di alto livello». E il luogo ideale? «Più facile a Londra che a Berlino. Diciamo, però, che se oggi fossimo stati su un percorso più pianeggiante, forse ce l’avrei fatta». Ora l’idea fissa è l’olimpiade di Londra, anche se tuttora non è stato convocato dalla federazione keniana. «Dico questo: sia a Boston che a New York ho ottenuto degli ottimi tempi senza le lepri. E ai Giochi non ci saranno lepri».

***

La Fiacconi 36a in 3h07’06" 
Carrozzine: Porcellato 30a

Uomini 
1. G. Mutai (Ken) 2h05’06"; 
2. E. Mutai (Ken) 2h06’28"; 
3. Kebede (Eti) 2h07’14"; 
4. Gebremariam (Eti) 2h08’00"; 5. Gharib (Mar) 2h08’27"; 6. Kdeflezighi (Usa) 2h19’13"; 7. Falil (Mar) 2h10’35"; 8. Kisorio (Ken) 2h10’58"; 9. Sisay (Usa) 2h11’04; 10. Moran (Usa) 2h11’46"; 
25. Sarti 2h27’05". 

Donne
1. Dado (Eti) 2h23’15"; 
2. Deba (Eti) 2h23’19"; 
3. Keitany (Ken) 2h23’38"; 
4. Felix (Por) 2h25’40"; 5. Smith (Usa) 2h25’ 46"; 6. Kilel ( Ken) 2h25’ 57"; 7. C. Rotich ( Ken) 2h27’06"; 8. Andersson (Sve) 2h28’29"; 9. Pavey (Gb) 2h28’42"; 10. Bogomolova (Rus) 2h29’03"; 
36. Fiacconi 3h07’06". 

Handbike
1. Zanardi 1h13’58"; 
2. Wilk (Pol) 1h14’00"; 
3. Narce (Fra) 1h22’40". 

Carrozzine 
1. Soejima (Giap) 1h31’41"; 
30. (assoluta) Porcellato 2h09’09". 

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COLOMBO
Alex Zanardi, 45 anni, felice dopo aver dominato la sua gara

Zanardi re delle handbike: «Ma che fatica»

7 Nov 2011 - La Gazzetta dello Sport
Pa. m. La maratona in First Avenue
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Alex Zanardi ha vinto la maratona di New York nella categoria handbike alla fine di uno splendido sprint con il polacco Wilk in 1h13’58, migliorando di quasi 4 minuti il precedente record per questo mezzo (1h17’48"). «E’ stata una gara velocissima — racconta Alex— anche perché le condizioni atmosferiche erano perfette. Avevo guardato la lista dei partecipanti e non pensavo fossero tanto forti. Siamo partiti velocissimi. Lo statunitense Pilon ed il polacco Wilk sono stati ossi duri». L’incidente Continua il racconto di Zanardi: «Abbiamo un poco rallentato all’ingresso a nord di Central Park. Mi fidavo del mio sprint e ho cercato di rimanere davanti per poter rispondere subito ad un eventuale attacco. Tutto andava secondo i piani, ma a Columbus Circus, dove si svolta a destra per rientrare a Central Park, ho toccato il marciapiede e mi è scesa la catena. Sono stato bravo a rimetterla subito su. Mancavano circa 400 metri al traguardo e lo statunitense Pilon ha provato a scappare. L’ho ripreso subito e l’ho passato. Mentre ero lanciato ho sentito un gran rumore alla mie spalle ed ho capito che Pilon si era schiantato contro i cartelloni pubblicitari. E’ stata dura, ma è una vittoria importantissima che mi rende orgoglioso». I Giochi Il diritto di partecipare alla Paralimpiade di Londra Zanardi lo ha già conquistato in Coppa del Mondo: «Ma questo successo mi dà ancora più fiducia. Correrò altre maratone per arrivare a Londra nelle migliori condizioni».

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