TITO TACCHELLA DAI JEANS AD UN CONGO MIGLIORE



«Se ti mettono un aratro in mano cosa fai… VUOI non lavorare?».

Risponde con la spontaneità di chi è abituato a rimboccarsi le maniche e a darsi da fare, senza perdersi in eccessive chiacchiere Tito Tacchella.

La curiosità, comunque, rimane. È quella di sapere che cosa può spingere un imprenditore di successo, fondatore del marchio di abbigliamento Carrera Jeans, a dedicarsi al volontariato in Africa. «Ha cercato una terra ancor più grande nella quale andare», dice, scherzando, il figlio Gianluca al quale l’intraprendente padre, oggi “tecnicamente” in pensione seppure non disdegni di trascorrere qualche ora della giornata in ufficio nella sede di Caldierino, ha lasciato ormai le redini di amministratore delegato dell’ azienda creata nel 1965 in Valpantena assieme ai fratelli Imerio e Domenico.

Intraprendenza “made in Verona” 
La terra rossa è invece quella della Repubblica democratica del Congo, precisamente della città di Kinshasa, nella quale l’imprenditore classe 1941, peraltro grande appassionato di ciclismo, ha trasferito un esempio dell’intraprendenza “made in Verona".

Anche in questo caso, di mezzo, c’è una questione di famiglia. E inizia infatti a raccontare: «Mio fratello, padre Eliseo Tacchella, è missionario comboniano e opera da diversi anni in Congo». Animato dallo spirito del “salvare l’Africa con l’Africa”, nel “2003 ha fondato una piccola scuola con aule informatiche nelle quali insegnare alle nuove generazioni a familiarizzare con le moderne tecnologie nell’ ottica di conseguire una patente per l’utilizzo del computer, chiamata “Icdl”;‘ riconosciuta in 150 Paesi del mondo. «Alla fine del 2008 lo hanno sfrattato dall’edificio. Ma, come si dice, non tutti i mali vengono per nuocere».

Anzi; questo dover ricominciare da capo, è stata l’occasione per acquistare una parte di terreno sulla quale costruire una nuova scuola.

«Un progetto partito nell’incertezza, che oggi si è sviluppato in maniera incredibile e impensabile», confessa Tito Tacchella. È quindi una carrellata di immagini a testimoniare, dalla posa delle fondamenta alla decorazione delle pareti degli edifici con grandi murales colorati, come una zona pressoché abbandonata alla periferia della capitale congolese si sia trasformata in punto di aggregazione per ragazzi e adulti. Persone di diverse età che si ritrovano per imparare a battere sulla tastiera di un personal computer o navigare in internet, per bere un caffè oppure una bibita fresca, per assistere alla messa domenicale in un clima di festa e serenità. In un ambiente moderno e dotato di ogni confort.

Congoskill 
I – È uno «spazio vitale» come lo definisce Tacchella che ne . è tra i soci fondatori: frutto dell’intraprendenza e votato al mettersi in gioco concretamente, per far emergere le attitudini e le abilità (in inglese, appunto, skill) delle persone, aiutandole a farsi strada nella vita. Da qui l’intuizione di creare “Congoskill“: nome del centro sociale nato alla periferia di Kinshasa e dell’associazione senza fini di lucro fondatadieci anni fa dai padri Comboniani per essere gestita da giovani congolesi a coordinare le numerose attività in campo formativo-ed educativo. I

Il complesso, oggi rigoglioso di giardini, è stato costruito in parte usando dei prefabbricati- provenienti da Brescia, in parte recuperando e riadattando un preesistente capannone con una grande tettoia. «Qui sotto, ogni domenica, si radunano quasi 700 persone per assistere alla Santa Messa. Per questo abbiamo raddoppiato la parte al coperto: per accogliere i numerosi fedeli che sostano, per diverse ore, che ci sia sole o pioggia, a pregare. Tanto che la Diocesi ci ha proposto di trasformate il centro in parrocchia» racconta. A metà strada tra le chiese di San Raffaele’ e San Domenico, potrà diventare un punto di aggregazione e un moderno oratorio per i ragazzi del quartiere, dove assistere a concerti o proiezioni di film e partite di calcio.

Scuola di vita 
Molti sono i progetti di carattere formativo portati avanti dall’associazione e rivolti in particolare ai ragazzi di strada che, solo nella capitale congolese, si stima siano oltre 40mila: giovani abbandonati dalle famiglie, per la gran parte analfabeti e condannati a non avere un futuro se non sostenuti dagli interventi delle organizzazioni umanitarie e religiose.

«Grazie a trenta computer portatili, a giugno dello scorso anno in collaborazione con la Cei, l’Ai.Bi di Milano e il Comune di Verona abbiamo avviato delle “scuole volanti” per offrire corsi accelerati di informatica di base nelle varie parrocchie e comunità religiose», spiega l’imprenditore veronese. Il progetto è innovativo e prevede di formare . in un triennio circa tremila ragazzi. Dove l’ abbandono scolastico è elevato, e le distanze lunghe da percorrere, sono insomma i docenti a raggiungere gli alunni.

Altre lezioni teoriche e pratiche, senza limitarsi ‘esclusivamente alle moderne tecnologie, si tengono alla Congoskill: da lì, solamente nel 2012, sono passati 641 studenti iscritti a corsi di informatica, inglese, cucina (per cuochi, pasticceri e servizio alberghiero), internet, musica e teatro. In previsione ci sono corsi di danza e di programmi di grafica e progettazione in campo edile. Per la formazione ci sono a disposizione tre confortevoli aule, indipendenti dal punto di vista energetico perché dotate di pannelli solari regalati da un’ azienda scaligera, ciascuna adatta a ospitare fino a una quindicina di alunni; una cucina professionale con macchinari per cuocere polli allo spiedo e pizze, nella prospettiva di avviare un’ attività di catering da proporre all’esterno del centro e offrire opportunità di lavoro ai diplomati della scuola; infine un cyber café, aperto tutto il giorno: con servizio bar, che vende prodotti locali, gestito da giovani del posto, oltre a postazioni multimediali da cui accedere a internet e imparare a navigare nel web.



Verso l’indipendenza 
«Il nostro obbiettivo è creare degli imprenditori», precisa Tacchella e, dalle sue parole, traspare quella impronta di veneta determinazione che, assieme all’impegno del fratello, è riuscito a trasferire in territorio africano.

«Ognuno deve avere la possibilità di scegliere il proprio futuro. Noi diamo la formazione, suggeriamo idee, creiamo opportunità dalle quali un giovane può ricavarsi un personale progetto di vita».

La formazione ha, in pratica, un ruolo fondamentale e non deve essere trascurata. A partire dalle nuove generazioni; prosegue, nelle quali la mentalità del darsi da fare in maniera concreta deve, diffondersi e diventare abituale modo di affrontare la quotidianità.

«Non è facile gestire, anche sul fronte economico, tutte queste attività. Pian piano, comunque, ogni progetto sta diventano autosufficiente. Ed è quello a cui miriamo. I tempi sono lunghi, ma i risultati si vedono» precisa l’imprenditore.

Il segreto, confessa, «è non voler pretendere di cambiare le abitudini delle persone, ma suggerire nuove conoscenze che possono essere concretamente utili».

Non deve mancare nemmeno l’umiltà, aggiungiamo noi, dopo aver sentito raccontare di questa esperienza di volontariato «imprenditoriale» in Congo.

Per realizzare grandi progetti, conclude, è importante partire dalle piccole cose. Indipendentemente dal luogo in cui ci si possa trovare: che si tratti della periferia di Kinshasa o della Valpantena, le regole da seguire sono le stesse. Le suggerisce pure il volantino che promuove il progetto dell’ associazione Congoskill:

“Se fai progetti per un anno, semina riso. Se fai progetti per dieci anni, pianta alberi. Se fai progetti per tutta una vita, educa un bambino“.

Per sostenere i progetti dell’associazioni: bonifico bancario presso Veneto banca Fondazione Nigrizia Onlus, IBAN IT 47 M 05035 11702 190570352779 con causale “Progetto Congoskill”. Su conto corrente postale Fondazione Nigrizia Onlus cc 7452142 IRAN IT 87 V 07601 11700 000007452142 con causale “Progetto Congoskill”. 


Fonte: srs di Marta Bicego, da Verona Fedele del 6 settembre 2013

Commenti

Post popolari in questo blog

Dalla periferia del continente al Grand Continent

Chi sono Augusto e Giorgio Perfetti, i fratelli nella Top 10 dei più ricchi d’Italia?

I 100 cattivi del calcio