Clásico, il futuro è adesso

Un altro sport: per ambiente, velocità, ritmo, intensità, qualità tecniche. Il Clàsico numero 229 è uno spot per il calcio del futuro. Quello che in Europa, oggi, giocano solo in quattro: Real Madrid e Barcellona, il Bayern di Guardiola e il Chelsea di Mourinho. Il resto sono chiacchiere, e poco, pochissimo, di distintivo.

Al Bernabéu invece va in scena uno spettacolo vero.  Duro, ma corretto, e per palati finissimi. Luis Enrique schiera subito Luis Suárez, al debutto nella Liga dopo i 4 mesi di squalifica per il morso "mondiale" a Chiellini. Nel tridentissimo con Messi e Neymar l'uruguaiano si muove bene, e taglia persino meglio ma sembra ancora lontano dal Cannibale visto al Liverpool. 

Eppure, con nelle gambe appena due amichevoli con l'Uruguay, dopo tre minuti propizia il vantaggio di Neymar: in tre clasicos in carriera, il brasiliano vanta gol all'esordio, rigore procurato e rosso a Ramos nel secondo, e nel terzo il gol che poteva spianare la gara alla capolista; non solo imbattuta ma ancora con zero gol subiti in campionato.

Invece la partita è stata un master di tattica di Ancelotti, che da sei gare col 442 spurio non la smette di vincere. Trovato subito il pari su con il rigore di CR7 per mano di Piqué, già graziato sullo straripante Benzema, Carletto ha azzeccato tutto: James e Isco larghi nel cuadrado magico con Modric e Kroos: quattro artisti anche del lavoro sporco che hanno mandato fuori giri il Barça, che non può avere un Messi lucido in area se deve partire a 40-50 metri dalla porta. 

Il gol di Pepe è figlio di una settimana di lavoro sulle palle inattive.  Ma il suo vero capolavoro di Don Carlos è il miglior Benzema in carriera. Per Mou era un gattone di talento ma pigro. Per Carletto invece Benzema è l'attaccante del futuro, e il futuro del Real è adesso.
PER SKY SPORT 24, CHRISTIAN GIORDANO

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