FOOTBALL PORTRAITS - Colonnello Blatter, è finita
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Ottant'anni il prossimo 10 marzo, la seconda metà dei quali trascorsi alla FIFA di cui è satrapo da 17. Un'identificazione totale, assoluta come il suo monarcato.
Figlio di un operaio in un vasto stabilimento chimico, Sepp proviene da una modesta famiglia di Visp, cittadina del Canton Vallese, sulle Alpi svizzere, che al suo più illustre concittadino dedicherà la scuola elementare.
La stessa dove negli anni 40, narra la leggenda, il piccolo Blatter è il re del campetto e l'unico con le qualità per diventare professionista. Al punto che il Losanna gli offre un contratto, ma il padre non è convinto perché, sostiene, "il calcio non paga".
In casa infatti i soldi non bastano mai e Sepp se lo ricorderà per sempre. Divide il letto col fratello Peter fino all'adolescenza, e per dare una mano, dopo la scuola, vende frutta e verdura con un carretto.
Completati gli studi a Saint-Maurice e conseguita, a Losanna nel 1959, la laurea in economia e commercio, intraprende un percorso tutt'altro che insolito nella Svizzera degli anni 60-70: svolge nella milizia il servizio militare obbligatorio e avanza di grado fino a diventare colonnello. lì, nell'Esercito, svilupperà contatti che gli torneranno utili in futuro.
Dopo il congedo, lavora nell'industria degli orologi, è il capo delle Pubbliche Relazioni all'ente del Tursimo Vallese e si occupa sempre più di management sportivo, prima come segretario generale della federazione di hockey - il vero sport nazionale - poi nella FIFA, come direttore tecnico dal 1975 al 1981.
Quell'anno diventa Segretario generale, incarico che ricoprirà fino al 1998, quando succederà alla presidenza di Joao Havelange per il primo di quattro mandati quadriennali consecutivi.
La sua vita privata è segreta quasi quanto il suo stipendio; tre divorzi, una figlia e 1,7 milioni di sterline annue le stime più credibili.
Il quinto, e ultimo, mandato lo ha interrotto lui stesso quattro giorni dopo la rielezione, sulla scia del più grande degli infiniti scandali che ne hanno caratterizzato la gestione.
Le assegnazioni dei Mondiali, gli incidenti diplomatici con Maradona e Ronaldo, l'assenza ingiustificata con l'Italia campione a Berlino 2006, gli attentati allo spirito del gioco: tutto sembrava scivolargli addosso. Finché addosso non si è ritrovato l'FBI.
"Io sono una capra di montagna che non fa che andare avanti, avanti, sempre avanti. Nessuno mi può fermare. Io vado avanti". E' sempre stato il suo motto.
Capolinea, Sepp. Colonnello, ri-po-so.
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