Ivan Basso, dica 36

Trentasei giorni, e di nuovo in bici. Ivan Basso torna a pedalare, e questa è la prima, gran bella notizia. Dal 13 luglio a Pau, primo giorno di riposo al tour e giorno della scoperta di avere un tumore al testicolo sinistro, al 17 agosto nella sua Livigno: trentasei giorni in cui il suo mondo si è capovolto. Ma sempre con il sorriso. Perché lui, Ivan, «sorride sempre».

Il primo settembre il controllo definitivo del professor Montorsi, il chirurgo che lo ha operato lo scorso 15 luglio al San Raffaele di Milano. Da quel responso di negatività, in senso medico e quindi positivo, dipenderà il futuro di Basso. Ma solo quello agonistico.

Perché il 37enne varesino della Tinkoff-Saxo, la squadra che dalla Primavera 2015 ha qui all’Aquagranda di Livigno il suo quartier generale, sarà comunque legato alla bicicletta, al ciclismo. La sua vita, la sua famiglia allargata oltre a quella, splendida, costruita con la moglie Micaela e i quattro figli Domitilla, Santiago, Levante e Thai.

Ivan non faceva una vacanza così lunga da quando era ragazzino. Da quando qui, nel Piccolo Tibet, scalava lo Stelvio a neanche undici anni con mamma Nives, che lo seguiva sul motorino della nonna. Nel febbraio 2005 mamma Nives se l’è portata via un tumore a stomaco e fegato. Nel dicembre 2010 Aldo Sassi, storico amico prima ancora che preparatore, se n’è andato per un tumore al cervello. “Mai paura”, diceva sempre Aldo. Ivan è così, ha dentro quella forza.

Trentasei giorni dopo, tutto è tornato come prima.  Ivan Basso su quella bici non ci è risalito, perché non è mai sceso. Né mai scenderà.
DA LIVIGNO, PER SKY SPORT 24, CHRISTIAN GIORDANO

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