Caliendo, l'irresistibile discesa di mister Otto per cento

Ex venditore di enciclopedie ed ex re dei procuratori, Antonio Caliendo divenne famoso per il passaggio di Roberto Baggio alla Juve. la carriera del discusso procuratore, ora arrestato per l'inchiesta sul fallimento del Verona

di Fabio Monti (25 luglio 1992) - Corriere della Sera

A chi gli chiedeva, nell'agosto '90, tre mesi dopo l'agitatissimo passaggio di Baggio alla Juve, se non temesse di agitare troppo le acque del calcio, Antonio Caliendo si divertì a rispondere: "No, il calcio era una palude, oggi è un mare in tempesta e io mi ci trovo benissimo". Per una volta, Caliendo, il più discusso procuratore italiano ("lo squalo" secondo i colleghi), non era stato buon profeta: il 15 maggio '91, la Finanza cominciò a rovistare nei suoi uffici di Modena; dieci giorni dopo, venne arrestato per un tentativo di corruzione; il 30 maggio patteggiò la condanna (10 mesi con la condizionale); il 15 luglio venne sospeso per due anni dall'albo dei procuratori. E nel '92 gli affari non sono andati meglio: a gennaio il divorzio da Baggio, spinto dalla Juve ad affidare la propria immagine alla Img; a giugno con un'inchiesta federale, per scoprire se Caliendo avesse lavorato nell'ambito del trasferimento di Schillaci dalla Juve all'Inter e adesso questo nuovo arresto, che rappresenta un altro durissimo colpo alla sua già traballante carriera. Un tramonto annunciato, successivo a una ascesa irresistibile. Per costruire il proprio impero, Caliendo ha impiegato poco piu' di dieci anni. 
Figlio di un commerciante di generi alimentari di Mariglianella, 48 anni da compiere il 18 agosto, maestro e calciatore mancato, ex operaio, facchino garagista, benzinaio, don Antonio riesce a cambiare vita, rispondendo a un'inserzione pubblicitaria: "Importante casa editrice cerca venditore...". Diventa l'uomo che, porta dopo porta, cerca di vendere le edizioni De Agostini alla gente e si fa notare per senso dell'organizzazione e intraprendenza. Diventa agente generale per la zona di Modena per la casa editrice novarese, poi decide di mettersi in proprio. Fonda la Inei (Istituto nazionale Edizioni Italia) e lancia sul mercato il primo diario scolastico a sfondo sportivo, pubblicando in contemporanea un manuale dello sport. Caliendo intuisce che proprio nello sport c'è spazio per lavorare e soprattutto per fare soldi. 
Nell'82, sposa Alessandra, una ragazza polacca, che lo avvicina a Boniek, appena arrivato in Italia. Caliendo capisce che quella è la grande occasione della sua vita: assiste il polacco (di procuratori la Juve non vuol sentirne nemmeno parlare) e Antognoni, per il quale firma un contratto con la "Facis abbigliamento": è questo il primo accordo pubblicitario per un calciatore. I sogni di Caliendo prendono corpo, a lui si rivolgono Dirceu, Passarella, Diaz; in lui vedono il manager tuttofare, capace di far soffrire le società, ma pronto anche a noleggiare una Rolls Royce per il matrimonio di Baggio (luglio '89) e a spedirgli i biglietti di ringraziamento. 
Nel '90, l'anno della massima espansione della sua attività, cura gli interessi di Caniggia, Troglio, Cervone, Baggio, Carnevale, Balbo, Dunga, Barbas, Pasculli e Schillaci, i due pallavolisti, Bernardi e Toffoli. Dirà Caliendo: "Baggio alla Juve è stata la mia operazione.capolavoro, ma non la rifarei, da quel giorno sono iniziati i miei guai. Troppe invidie, troppe calunnie. La finale dei Mondiali '90 mi ha riempito d' orgoglio: in campo c'erano sette miei assistiti". Si consolida così l'attività della Ips, che ha uffici a Modena, Teramo, Napoli, Firenze, in Germania, dove Caliendo diventa potentissimo, negli Stati Uniti, in Argentina e in Brasile. Ai suoi assistiti chiede l'8 per cento, ha sei collaboratori e molte idee: un giorno si presenta da Trapattoni e gli propone di "andare ad allenare la nazionale statunitense per due miliardi l'anno". Trapattoni sorride, Caliendo invece comincia a preoccuparsi nel maggio di un anno fa, però non si arrende. Si butta sul mercato africano, continua a lavorare dietro le quinte, perde Baggio, ma non si ferma. Nove giorni fa ha ancora la forza per tuonare contro il Palazzo, mentre Dunga discute il suo futuro in Lega. Domenica Caliendo era a Montecarlo in serena vacanza; giovedì sera, come ha raccontato ieri Schillaci, "era tranquillissimo. Abbiamo parlato a lungo; quanto è accaduto mi sorprende. Per me non cambia nulla: Caliendo era, è e sarà un punto di riferimento. Mi ha sempre aiutato, non lo abbandonerò". 
Fabio Monti
Pagina 34
(25 luglio 1992) - Corriere della Sera

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