FOOTBALL PORTRAITS - Evra: Patrice e plebei (2006)
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Buon terzino sinistro, ruolo in perenne crisi di talento, l’ex monegasco arriva al Manchester United come sostituto dell’infortunato Heinze. Il Ct transalpino Domenech lo porterà a Germania 2006 e qualcuno, in Italia, si starà mangiando i gomiti…
di Christian Giordano ©
Guerin Sportivo © (marzo 2006)
Un segno dei tempi la storia di Patrice Evra, per 8,78 milioni di euro neolaterale sinistro del Manchester United. Dentro, c’è un po’ di tutto. Il talentino africano che emigra (ma senza valigia di cartone) in Europa, dove si impone tardi, rischia di perdersi e poi esplode fino alla ipervalutazione, diretta conseguenza di un ruolo in perenne crisi generazionale.
Comincia, come la sua vita, a Dakar (Senegal) il 15 maggio 1981. E tre anni dopo continua a Ulys, periferia parigina dove Patrice, figlio di un diplomatico, si trasferisce con la madre per raggiungere, via-Bruxelles, il padre. Nel 1986, i primi calci nel Les Ulys, squadretta locale in cui cresce sotto l’ala dell’amico Thierry Henry, di quattro anni più anziano. Nel 1993 passa alle giovanili del Brétigny e, nel ’97, al CFA (Centre de formation d’apprentis) del Paris Saint-Germain. Qui incontra la prima amarezza della carriera: a fine stagione, a 17 anni, viene tagliato. Il treno della sua carriera sembra a un binario morto, invece svolta. Il primo contratto professionistico lo deve al fiuto del ds Michele Pirro, che per 800 franchi al mese se lo porta al Marsala, neopromosso in Serie C1, girone B.
Mancino naturale, ma a suo agio anche col destro, brevilineo possente (ai tempi 1,75 x “soli” 69 kg, diventati oggi 76), il “cioccolatino azzurro”, come affettuosamente lo chiamano in Sicilia per i colori di pelle e maglia, gioca mezzapunta come faceva da ragazzo. Velocissimo (anche nel parlare), tecnico e dinamico, Evra nasce infatti attaccante e cresce esterno sinistro “alto”, prima di scalare, causa le buone doti in marcatura, sino alla linea dei terzini. Il tutto senza perdere il gusto per l’appoggio alla manovra e la spiccata propensione offensiva (3 gol in 24 gare).
La squadra che l’anno prima ha vinto in carrozza la C2 avrebbe i mezzi tecnici, se non per il doppio salto di categoria, almeno per un torneo di vertice. Massimo Morgia, tecnico della promozione, chiede all’amministratore unico Leo Mannone «Bombardini e Lorenzini, e andiamo in Serie B». Ma i soldi non ci sono, e si sbaracca. Morgia se ne va al retrocesso Palermo, poi ripescato in C1, e al suo posto arriva l’esordiente Agatino Cuttone, ex difensore di Torino, Reggina, Perugia, e Cesena. A lui il merito di far debuttare (in Marsala-Nocerina 1-1, con un transfer che dalla Lega non arrivava mai) il “colored” ragazzino poco prima di venire esonerato in favore di Gigi Carducci.
“Erà”, “Havré”, nessuno sa quale sia il nome giusto di quel talento di cui durante gli allenamento si dice un gran bene. Qualcuno in città, complice l’assonanza del nome, lo scambia addirittura per Patrick Vieira, allora all’Arsenal. Evra viene confermato anche nel 4-3-3 di Carducci, che al franco-senegalese fa fare l’esterno di sinistra nel tridente con Barraco e il centravanti Calvaresi. Le uniche difficoltà Patrice le incontra fuori del campo, con la lingua italiana (poi imparata benissimo), che provano a insegnargli Coppola e Spocchi, i compagni con i quali lega di più. In 24 partite segna 3 reti, tra cui quella lampo, dopo 26”, a Generoso Rossi nel 3-0 al Savoia poi promosso in B. E il «gol de la testa» che valse il pareggio ad Avellino ma che non riuscì a godersi. A Marsala ancora ricordano il suo pianto, negli spogliatoi, per aver sbagliato quello del possibile successo. La squadra, quartultima, si salva nei playout: 0-1 fuori, 1-1 in casa contro la Battipagliese. Proprio al “Luigi Pastena” di Battipaglia, conosce l’altro lato del calcio italiano: gli insulti razzisti e le botte. I primi – «sporco negro» – da un raccattapalle (multa alla società e campo squalificato), le seconde da Biffi, che non riuscendo a contenerlo lo stende a ripetizione.
A Evra si interessano Empoli e Bologna, ma Mannone ha bisogno di soldi. Tra la società di appartenenza, il Monza, e quella in partecipazione, il Marsala, si va alle buste. La spuntano i brianzoli per 250 milioni di lire: un furto senza scasso. Con la casacca biancorossa numero 7, nel campionato di B 1999-2000, scende in campo 3 volte, come esterno d’attacco nel 4-3-3 o nel 4-4-2. La squadra è quintultima (con Chievo e Pescara) e si salva, ma nonostante l’amicizia-partnership con Galliani (o forse grazie ad essa), Evra torna in Francia.
In seconda divisione, al Nizza del patron Franco Sensi, cui Roger Ricort, bandiera ed ex ds del “Gym” (così i tifosi chiamano il locale Olympique) imputa lo sfruttamento del club come «bara fiscale». Alla presidenza si succedono Primo Salvi, ex giornalista di Tuttosport, e Federico Pastorello, figlio del Giambattista numero uno del Verona e guarda caso attuale procuratore di Evra. Per il giocatore, è comunque una fortuna. Non nella prima stagione, quando la squadra, allo sbando come la società, lo impiega col contagocce (5 presenze). Al primo allenamento, Patrice si presenta con spocchia: macchinone lasciato in mezzo allo spiazzo, occhiali da sole nemmeno tolti per salutare il tecnico Walter Salvioni, gran conoscitore di calcio, terza elementare ma scorza tale da far fagotto e imparare il francese a 50 anni, che le primedonne le gradisce brisa. I due cozzano, poi si piacciono. «Mister, quando vuole è ospite mio. Per lei due biglietti ci sono sempre». Grazie a Salvioni («mi ha cambiato la carriera», ammette), Patrice impara a difendere, ed esplode. Perde un po dell’antico spunto, ma a fine anno (35 gare e un gol da terzino sinistro) lo vogliono in tanti. Sembra già della Salernitana, invece finisce al Monaco di Didier Deschamps, che in lui rivede «il giovane Bixente Lizarazu». Nel Principato, forma una fantastica terza linea con Sebastien Squillaci e Gaël Givet e, oltre al secondo posto in Ligue 1, arrivano il titolo di miglior giovane del campionato, la Coppa di Francia e, l’anno dopo, la finale di Champions League, persa 3-0 contro il Porto.
Evra è ormai uno dei migliori laterali mancini d’Europa. Il 18 agosto a Rennes debutta col Ct Raymond Domenech nei Bleus che impattano 1-1 in amichevole con la Bosnia-Herzegovina, prima di 5 presenze (11 quelle nell’Under 21 sempre con Domenech) cui se ne aggiungeranno altre a Germania 2006. Dove potrebbe completare il sogno cullato dai tempi di Marsala, «giocare nella nazionale francese e segnare un gol all’Italia».
Da mesi, tutti lo volevano e nessuno lo pigliava: Arsenal e Liverpool (che offriva il centrale Traoré, il mediano Diarra o il fantasista Cheyrou), Real Madrid, Barcellona e Valencia, Inter (i cui 7,5 milioni hanno costretto Ferguson a rilanciare), Milan (che pure aveva i buoni uffici di Galliani) e Juventus (prima che Deschamps venisse “bruciato” da Capello). Il Manchester United, che lo segue dal 2001, gli preferisce (non a torto) il 26enne Gabriel Ivan Heinze, arrivato nel giugno 2004 dal PSG per 6,9 milioni di sterline. Un affare. Ma da quando, a settembre, l’argentino s’è rotto il crociato del ginocchio sinistro, Ferguson ha ripreso a tener d’occhio Evra perché ha capito che su quella fascia Kieran Richardson, classe 1984, è un buon prospetto che può diventare ottimo se schierato davanti al francese. Per i Red Devils (già spremuti dall’affare-Vidic), un altro esborso importante, ma inferiore ai 13 milioni richiesti un anno fa dal club monegasco. Che forse ha già trovato l’erede: Tiago Silva, 26enne laterale brasiliano del Cska Sofia. Un altro segno dei tempi.
Christian Giordano ©
Guerin Sportivo © (marzo 2006)
Guerin Sportivo © (marzo 2006)
La scheda/Patrice Evra
Luogo e data di nascita: Dakar (Senegal), 15 maggio 1981
Ruolo: esterno sinistro
Statura e peso: 1.75 x 76 kg
Club: PSG (1997-98), Marsala (1998-99), Monza (1999-2000), Nizza (2000-2002), Monaco (2002-dicembre 2005), Manchester United (gennaio 2006-)
Esordio in Nazionale: Rennes, 18 agosto 2004, Francia-Bosnia Erzegovina 1-1
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