Mammarella, 30 e lode «Questa volta era difficile»
Il terzino festeggia il trentesimo gol in carriera con una punizione delle sue
Di Francesco dedica il successo del Lanciano allo zio scomparso in settimana
Il Centro (edizione Pescara), 13 settembre 2015
LANCIANO. Convinzione, determinazione e cattiveria agonistica: sono le parole più ricorrenti in sala stampa tra i rossoneri che commentano il successo sull’Ascoli della Virtus Lanciano, che ha prontamente riscattato lo scivolone di sette giorni fa a Vercelli. «Noi abbiamo iniziato da subito tenendo il pallino del gioco», spiega Federico Di Francesco, alla seconda gara da titolare, «infatti abbiamo avuto diverse occasioni già nel primo tempo, tra le quali un rigore dubbio. Sono contento per la squadra, perché tutti abbiamo fatto un’ottima partita», sottolinea l’attaccante virtussino, «siamo stati anche più determinati sotto porta rispetto a Vercelli, e sicuramente anche più fortunati: la volontà di riscatto è stata fondamentale, e forse proprio quel pizzico di determinazione, di voglia di vincere e di cattiveria giusta in più rispetto all’Ascoli sono stati decisivi. Inoltre di diverso rispetto alla prima partita c’è che abbiamo un’altra settimana di lavoro alle spalle, nella quale abbiamo rodato meglio determinati meccanismi».
Qualche momento di nervosismo di troppo nella ripresa? «C’è stata un po’ di concitazione in alcune fasi, ma ci può stare, compresi alcuni contatti nei calci piazzati».
Buona la prova della squadra, ma quella personale non è stata da meno: «Anche di questo sono soddisfatto, ma la prima cosa resta sempre il risultato e il fatto di aver vinto: questo successo voglio dedicarlo alla famiglia di mio zio Carmine che è venuto a mancare questa settimana, perché è stata una persona molto importante per me».
Nella dedica si unisce Carlo Mammarella: «Lo conoscevo bene perché era un mio paesano e abitava vicino casa mia», spiega il capitano rossonero, «per questo anche il mio pensiero è per lui, oltre che per un’amica venuta a mancare in questi giorni».
Mammarella ieri ha realizzato il 30esimo gol in carriera: 21 li ha messi a segno con la maglia della Virtus, e 12 da quando è in serie B con i frentani. Da un po’ di tempo mancava però all’appuntamento con una punizione delle sue: l’anno scorso aveva realizzato due reti su azione, mentre il calcio piazzato trasformato a Terni era stato una sorta di tiro cross da posizione defilata. «L’allenatore ci ha scherzato spesso su», ironizza il terzino rossonero, «mi ha ripetuto più volte che con lui in panchina avevo fatto un po’ troppe volte cilecca su calcio piazzato. Non era una punizione facile, perché al di là della statura della barriera», spiega Mammarella, «c’era da considerare la posizione del portiere, che si è messo a metà della porta: perciò ho provato a farla girare, vedendo pure che la barriera era un po’ spostata, e ne è venuto fuori un tiro simile a quando ho segnato alla Cremonese in Prima divisione».
Che cosa è cambiato rispetto alla partita persa al Piola? «Probabilmente, abbiamo dato qualcosa di meno dal punto di vista tecnico, ma ci abbiamo messo qualcosa in più sotto l’aspetto della determinazione, che forse è mancata all’avversario».
Che tipo di campionato bisogna aspettarsi dalla Virtus? «Noi vogliamo dimostrare il valore di questa squadra, e far vedere che con qualcosa in meno dal punto di vista economico si possono fare buone cose», risponde il capitano, «dopo due giornate non ha senso parlare di obiettivi, perché questi si costruiscono insieme dentro lo spogliatoio, con il pubblico e con la con la società: per me “obiettivo” significa portare avanti un percorso di crescita durante tutto il campionato e alla 42esima giornata si tirano le somme, ma adesso pensiamo solo a correre e a dimostrare il nostro valore sul campo».
Andrea Rapino
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Carlo Mammarella, capitano del Lanciano, ha parlato a SkySport: "Il segreto delle mie punizioni? E' dall'età di otto o nove anni che mi esercito ogni giorno, partendo dal garage di mio nonno. Sono quindi migliorato negli anni, rubando anche qualche segreto dai miei compagni. I numeri sui calci piazzati fanno piacere perché arrivano dopo tutti i sacrifici fatti in allenamento. Il primo gol su punizione? A Trieste quando rubai il calcio piazzato ad Allegretti".
Il Centro (edizione Pescara), 13 settembre 2015
LANCIANO. Convinzione, determinazione e cattiveria agonistica: sono le parole più ricorrenti in sala stampa tra i rossoneri che commentano il successo sull’Ascoli della Virtus Lanciano, che ha prontamente riscattato lo scivolone di sette giorni fa a Vercelli. «Noi abbiamo iniziato da subito tenendo il pallino del gioco», spiega Federico Di Francesco, alla seconda gara da titolare, «infatti abbiamo avuto diverse occasioni già nel primo tempo, tra le quali un rigore dubbio. Sono contento per la squadra, perché tutti abbiamo fatto un’ottima partita», sottolinea l’attaccante virtussino, «siamo stati anche più determinati sotto porta rispetto a Vercelli, e sicuramente anche più fortunati: la volontà di riscatto è stata fondamentale, e forse proprio quel pizzico di determinazione, di voglia di vincere e di cattiveria giusta in più rispetto all’Ascoli sono stati decisivi. Inoltre di diverso rispetto alla prima partita c’è che abbiamo un’altra settimana di lavoro alle spalle, nella quale abbiamo rodato meglio determinati meccanismi».
Qualche momento di nervosismo di troppo nella ripresa? «C’è stata un po’ di concitazione in alcune fasi, ma ci può stare, compresi alcuni contatti nei calci piazzati».
Buona la prova della squadra, ma quella personale non è stata da meno: «Anche di questo sono soddisfatto, ma la prima cosa resta sempre il risultato e il fatto di aver vinto: questo successo voglio dedicarlo alla famiglia di mio zio Carmine che è venuto a mancare questa settimana, perché è stata una persona molto importante per me».
Nella dedica si unisce Carlo Mammarella: «Lo conoscevo bene perché era un mio paesano e abitava vicino casa mia», spiega il capitano rossonero, «per questo anche il mio pensiero è per lui, oltre che per un’amica venuta a mancare in questi giorni».
Mammarella ieri ha realizzato il 30esimo gol in carriera: 21 li ha messi a segno con la maglia della Virtus, e 12 da quando è in serie B con i frentani. Da un po’ di tempo mancava però all’appuntamento con una punizione delle sue: l’anno scorso aveva realizzato due reti su azione, mentre il calcio piazzato trasformato a Terni era stato una sorta di tiro cross da posizione defilata. «L’allenatore ci ha scherzato spesso su», ironizza il terzino rossonero, «mi ha ripetuto più volte che con lui in panchina avevo fatto un po’ troppe volte cilecca su calcio piazzato. Non era una punizione facile, perché al di là della statura della barriera», spiega Mammarella, «c’era da considerare la posizione del portiere, che si è messo a metà della porta: perciò ho provato a farla girare, vedendo pure che la barriera era un po’ spostata, e ne è venuto fuori un tiro simile a quando ho segnato alla Cremonese in Prima divisione».
Che cosa è cambiato rispetto alla partita persa al Piola? «Probabilmente, abbiamo dato qualcosa di meno dal punto di vista tecnico, ma ci abbiamo messo qualcosa in più sotto l’aspetto della determinazione, che forse è mancata all’avversario».
Che tipo di campionato bisogna aspettarsi dalla Virtus? «Noi vogliamo dimostrare il valore di questa squadra, e far vedere che con qualcosa in meno dal punto di vista economico si possono fare buone cose», risponde il capitano, «dopo due giornate non ha senso parlare di obiettivi, perché questi si costruiscono insieme dentro lo spogliatoio, con il pubblico e con la con la società: per me “obiettivo” significa portare avanti un percorso di crescita durante tutto il campionato e alla 42esima giornata si tirano le somme, ma adesso pensiamo solo a correre e a dimostrare il nostro valore sul campo».
Andrea Rapino
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Carlo Mammarella, capitano del Lanciano, ha parlato a SkySport: "Il segreto delle mie punizioni? E' dall'età di otto o nove anni che mi esercito ogni giorno, partendo dal garage di mio nonno. Sono quindi migliorato negli anni, rubando anche qualche segreto dai miei compagni. I numeri sui calci piazzati fanno piacere perché arrivano dopo tutti i sacrifici fatti in allenamento. Il primo gol su punizione? A Trieste quando rubai il calcio piazzato ad Allegretti".
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