FOOTBALL PORTRAITS - Marazzina: un attimo, una vita (2008)




venerdì, febbraio 15, 2008

di CHRISTIAN GIORDANO, la Repubblica - ed. Bologna

Un attimo, una vita. L’avesse girato trent’anni dopo, Pollack non avrebbe guardato alla F1 ma alla B. In particolare al Bologna sempre più di Massimo Marazzina, che quell’attimo, il gol (14 in 1994 minuti stagionali), lo coglie da gennaio 2006, quando l’allora ds Zaccarelli bissò la scommessa già vinta al Torino prelevandolo in comproprietà dal Chievo. “Il Conte Max”, copyright di un giornalista torinese in omaggio all’omonimo film di Bianchi (1957) con De Sica Sr e Sordi, lo ripagò con 16 centri e la A, poi sfumata per fallimento.

Sembra passata una vita, invece, da quando, un anno fa, Ètv immortalava “la Marazza” stravaccata in panca a La Spezia nell’intervallo. Sembrava il punto di non ritorno, Cazzola lo multò e insieme lo difese. E a fine stagione fece rotolare la testa del comune nemico: Ulivieri. Di lì, la rinascita del 41: «Niente di poetico o suggestivo, è il mio numero di scarpe». Non sempre fortunate, soprattutto agli inizi, per il lodigiano di Pandino (16-7-74).

Primi calci nella squadretta del paese, la Luisiana. I provini falliti con Cremonese, Atalanta, Pergocrema (C2). Poi la svolta: le giovanili dell’Inter, grazie «all’osservatore Buzzi, preso in parola perché in precedenza aveva segnalato Bergomi e Ferri». Nella Primavera del “Pirata” Marini gente che avrebbe fatto strada: Fortin in porta, Conte dietro, Conticchio in mezzo, Delvecchio e Di Napoli davanti; con Marazzina, aggregato alla prima squadra nel 1993-94: 3 presenze senza gol con Bergamp, Fontolan, Pancev, Schillaci e Sosa.

A gennaio è al Foggia in A, due anni dopo comincia la favola dolceamara al Chievo (50 reti in 157 gare). L’intesa con Corradi, poi con Cossato, il quinto posto, l’esordio in Uefa e in nazionale (col Trap, a Catania, con assist per Del Piero). Erano i tempi di Vieri (suo modello caratteriale), Inzaghi, Montella, che con la quaterna nel derby romano gli sfilò, forse, la chance mondiale 2002. Prima e dopo, troppi alti e bassi e prestiti. Nel 2000-01 alla Reggina (4 gol in 29 presenze), i flop di Roma («da febbraio a maggio: neppure il tempo di ambientarmi») e le voci sul presunto alto ematocrito degli ex clivensi, Samp («colpa mia, e di un infortunio») e Modena («Malesani faceva giocare Makinwa e Kamara. Amoruso e io fuori perché inadatti al suo modulo: i risultati si sono visti»). Infine l’addio al Chievo - per i dissapori col ds Sartori, più che per le litigate con Delneri («leggende metropolitane»), e il tonfo a Siena («non c’ero con la testa»), dove paga il carattere schietto e i modi spicci - che a Bologna gli daranno immeritata fama di “sgodevole” e nella città del Palio la denuncia, per percosse e ingiurie, chiusa da 1600 euro di multa, più spese processuali, e un risarcimento danni di 6.000 euro a Piero Ruffoli, cronista del Corriere di Siena. 

Dopo la resurrezione granata, la seconda giovinezza di Bologna. Ai consueti tempi di inserimento e tagli («le mie caratteristiche»), ha aggiunto il mestiere: «Sono più maturo e leggo meglio le partite. Ma non farò l’allenatore, né resterò nel calcio». Lo tentano gli USA, ma non Hollywood.
CHRISTIAN GIORDANO, la Repubblica - ed. Bologna


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