Chi è Uli Hoeneß, il presidente del Bayern Monaco condannato per frode fiscale

http://archivio.internazionale.it/news/germania/2014/03/13/chi-e-uli-hoenes-il-presidente-del-bayern-monaco-condannato-per-frode-fiscale

13 marzo 2014

Il 13 marzo il presidente del Bayern Monaco, Uli Hoeneß, è stato condannato a tre anni e mezzo di prigione per frode fiscale. Secondo la ricostruzione pubblicata da Libération, Hoeneß, che nel 2001 rischiava la bancarotta a causa dello scoppio della bolla speculativa, si era fatto prestare 25 milioni di marchi dal suo amico Robert Louis-Dreyfus, allora amministratore dell’Adidas, e li aveva nascosti su un conto in Svizzera per usarli per giocare in borsa. Tra il 2003 e il 2010 avrebbe realizzato circa 30 milioni di euro di guadagni, ma avendo perso molto denaro in altre speculazioni avrebbe dovuto versare al fisco tedesco soltanto 3,5 milioni di euro.

Dal 2008 in Germania chi evade le tasse per oltre un milione di euro rischia la prigione, ma Hoeneß sperava di regolarizzare la sua posizione grazie all’accordo Rubik sul rientro dei capitali in corso di negoziazione tra la Svizzera e la Germania. Nel 2012 però il parlamento tedesco rifiuta l’accordo, e all’inizio del 2013 Hoeneß viene a sapere che la rivista Stern ha scoperto il suo conto segreto.

Il presidente del Bayern decide allora di autodenunciarsi per evitare il peggio. Il 18 gennaio consegna la documentazione al fisco, paga un acconto di dieci milioni di euro ed è libero su cauzione (di 5 milioni). Ma il tribunale di Monaco scopre delle irregolarità nei documenti e annulla l’accordo, avviando il processo contro Hoeneß.

Da allora la vicenda ha spaccato la Germania in due secondo la linea che divide da sempre gli appassionati tedeschi di calcio: a sud i tifosi del Bayern, la squadra più celebre e titolata del paese, che considerano l’evasione una sciocchezza, a nord i suoi avversari che chiedono una pena esemplare.

Del resto, scrive Libé, Hoeneß è sempre stato una figura polarizzante ed è segnato da “un destino eccezionale, di quelli che i tedeschi adorano”. Nato nel 1952 da una famiglia di macellai a Ulm, nel nord della Baviera, a otto anni disobbedisce al prete che lo voleva a fianco a sé in processione e si fa cinquanta chilometri in bicicletta per raggiungere la sua squadra di calcio, che sta perdendo 4 a 0. Hoeneß entra nel secondo tempo, segna cinque gol e la partita finisce 6 a 5 per la sua squadra.

L’orso in piscina 
A 17 anni Hoeneß esordisce in nazionale. A 22 anni ha già vinto gli europei del 1972, i mondiali del 1974, la Coppa dei campioni, la Coppa di Germania e la Coppa della federazione tedesca. Ma Hoeneß, studente modello che aveva imparato a maneggiare i soldi tenendo i conti della macelleria di famiglia, comincia già a dimostrare il talento per gli affari che lo aiuterà nella sua carriera di manager. Nel 1973 cerca di vendere in esclusiva le foto del suo matrimonio e l’anno successivo autografa a pagamento trecentomila copie di un libro sui mondiali.

Nel 1979, a soli 27 anni, deve ritirarsi dal calcio per le conseguenze di un infortunio al ginocchio. Il presidente del Bayern gli offre un posto da dirigente e Hoeneß diventa rapidamente uno degli uomini più potenti del calcio europeo, rimettendo ordine nei conti del club e portandolo a vincere 39 titoli. Il Bayern diventa una delle poche squadre con il bilancio in attivo e grandi imprese tedesche come Adidas e Audi sono tra i suoi principali azionisti.

Nel frattempo la macelleria di famiglia è diventata un’azienda che produce 150mila salsicce al giorno. Hoeneß cena con Angela Merkel, tiene conferenze da trentamila euro all’ora che devolve in beneficenza e compra la villa di Günther Sachs nella località termale di Bad Wiessee. Sul fondo della piscina sono dipinti un orso e un toro, simbolo della passione per la borsa che ha finito per rovinarlo.

La sua caduta ha lasciato una profonda impressione in Germania: solo nei primi sei mesi del 2013 quasi diecimila evasori si sono autodenunciati per non seguire la sua sorte, conclude Libé.

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