FOOTBALL PORTRAITS - McLeish, Alex senza l’ariete


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Ha rivitalizzato un gruppo che sotto la guida di Dick Advocaat sembrava aver dato tutto. Il tecnico dei Rangers riflette il McLeish calciatore: grinta, determinazione e fedeltà alla causa. Con un occhio al bilancio…

di Christian Giordano, Calcio Gold

Alex McLeish (Glasgow, 1959) ha accettato la sua sfida più grande nel dicembre 2001, subentrando all’olandese Dick Advocaat, “promosso” all’altisonante qualifica di Director of Football, che lo aveva espressamente indicato come successore per il non facile incarico di manager dei Rangers. 

Per riconquistare la leadership cittadina, quindi nazionale, e rinverdire i fasti del decennio di successi vissuto nella gestione-Souness, ad Ibrox si puntava forte su uno degli allenatori emergenti del panorama scozzese, un tecnico giovane e grintoso per il quale non era difficile prevedere un brillante futuro. Il suo background, del resto, parlava chiaro. 

Da giocatore, McLeish era stato una delle bandiere dell’Aberdeen, club nel quale era entrato nel 1976, aveva vinto 3 campionati e 5 Coppe di Scozia, una Coppa delle Coppe (nel 1983, 2-1 al Real Madrid ai supplementari nella finale di Göteborg) ed era stato, nel 1990, Giocatore scozzese dell’anno. 

In quegli anni, assieme a Willie Miller formava una coppia difensiva centrale che aveva pochi rivali in Europa e nessuno in patria. Duro, concentrato, abile nel tackle McLeish, elegante, tecnico e capace di impostare a testa alta Miller: i loro dieci anni a Pittodrie coincisero con l’epoca d’oro dell’altra grande del calcio locale, il cui breve interregno, negli anni ’80, spezzò sporadicamente l’egemonia della Premiata ditta di Glasgow. 

Di tutto rispetto anche la carriera con la maglia della Nazionale, con la quale ha collezionato 77 presenze, terzo assoluto dopo gli irraggiungibili Kenny Dalglish (102) e Jim Leighton (91), e tre mondiali (1982, ’86, ’90). 

Appese le scarpe al chiodo, dopo 17 anni con i Dons, iniziò nel 1994 la carriera di allenatore direttamente nella Scottish Premier League subentrando a Tommy McLean alla guida del Motherwell. 

Nella sua prima stagione al club del "Fir Park" centrò il secondo posto, miglior risultato del club negli ultimi 60 anni, ma poi le cose non andarono benissimo e così, nel febbraio ’98, corse al capezzale dell’Hibernian di Edimburgo. 

Con lui al timone gli Hibs non riuscirono a evitare la retrocessione ma poi in due anni arrivarono il titolo della First Division (la cadetteria scozzese) – e relativa promozione – e la semifinale della Coppa di Scozia. 

Dodici mesi dopo, ecco il terzo posto dietro la “Old Firm”, le due grandi di Glasgow. Furono queste credenziali a convincere il suo ex mentore Alex Ferguson, che lo aveva allenato prima all’Aberdeen e poi in Nazionale, a sponsorizzarlo come proprio assistente al Manchester United. 

Le stesse credenziali che poi avrebbero convinto i ’Gers a concedergli la grande chance. Quella che “Big Eck”, coadiuvato dal fido assistente Andy Watson, non si sarebbe lasciato scappare: dopo 6 mesi coi Blues ecco le due coppe nazionali, dopo 18 ecco la tripletta SPL-Coppa nazionale-Coppa di Lega edizione 2002-2003. I Rangers, campioni di Scozia dopo tre lunghissime stagioni, erano tornati.

I brillanti risultati ottenuti, per di più a dispetto delle crescenti difficoltà economiche dei ’Gers, anch’essi invischiati nella massiccia recessione che ha investito il calcio delle Highlands, gli sono valsi l’inevitabile riconferma. 

Spazzate via le voci che lo volevano in concorrenza con il dirimpettaio Martin O’Neill per sostituire Glenn Hoddle alla guida del Tottenham, nello scorso settembre McLeish ha rinnovato l’accordo che lo terrà ad Ibrox per altri quattro, fino al 2007, ma il difficile verrà adesso. 

Andare avanti in Champions League diventa fondamentale, non solo per le ambizioni di grandeur del club ma anche, se non soprattutto, per le casse societarie. Appena arrivato, per portarsi dietro dall’Hibernian i pupilli Kenny Miller e Russell Latapy, McLeish aveva sì dato una bella mano al sodalizio di Elland Road ma l’esborso non è stato forse all’altezza delle aspettative. 

E Big Eck ha capito l’antifona. Non solo non ha puntato troppo i piedi per spuntare un ritocco all’ingaggio, ma si è anche accontentato di quello che passava il convento. Per raccogliere denaro fresco, in estate il club lo ha privato di Lorenzo Amoruso, Barry Ferguson e Neil McCann e lui non ha fatto una piega. 

Dopo l’arrivo dell’estroso Nuno Capucho, ex Porto, e, dal Dundee United, della rivelazione della passata SPL, il difensore centrale georgiano Zurab Khizanishvili, McLeish ha provinato l’ex palermitano Arturo Di Napoli, scuola Inter, svincolatosi a fine stagione, ma ha risposto: no, grazie; e ha chiuso i cordoni della borsa. 

Potendo contare sull’esperienza di Stefan Klos in porta, di Paolo Vanoli in difesa, di Ronald de Boer e Christian Nerlinger in mezzo al campo e di Shota Arveladze là davanti, ha preferito puntare sui giovani talenti che aveva in casa, i difensori Maurice Ross e Robert (Bob) Malcolm, i centrocampisti Stephen Hughes e Mikel Arteta e l’attaccante Peter Løvenkrands. 

Ma queste sono questioni tecniche, pane quotidiano di ogni allenatore. Più arduo, invece, il compito di gestire i frequenti “colpi di testa” a cui si abbandona fuori del campo il difensore olandese Fernando Ricksen, già escluso dalla nazionale perché, a tarda notte, aveva trovato chiuso l’albergo del ritiro e ne aveva buttato giù la porta. 

L’ultimo è anche il più inconsueto: in ottobre ha aggredito un vicino di casa che si era lamentato per il rumore provocato dai fuochi d’artificio fatti esplodere da Ricksen durante una festicciola tra amici. Alle cinque del mattino. La società lo ha multato di 7000 sterline, McLeish ha preso posizione: «è stato in prima pagina tre volte in una settimana e questo non è un bene né per lui né per i Rangers. Preferiremmo averlo nelle ultime [quelle sportive, ndr]», come dire: a buon intenditor... 

Per Alex il duro, la sfida continua.

CHRISTIAN GIORDANO
Guerin Sportivo

La scheda/Alexander (Alex) McLeish

Data e luogo di nascita: Glasgow (Scozia), 21 gennaio 1959
Presenze (e reti) in Nazionale: 77 (1)
Club da giocatore: Aberdeen (Scozia)
Presenze (e reti) in campionato: 492 (25)
Trofei da giocatore: 3 titoli nazionali (1980, ’84, ’85), 5 Coppe di Scozia (1982, ’83, ’84, ’86, ’90), 2 Coppe di Lega (1986, ’90), 1 Coppa delle Coppe (1983); 1 volta Scottish Player of the Year (1990)
Club da allenatore: Motherwell (1994-98), Hibernian (1998-2001), Rangers Glasgow (2001-)
Trofei da allenatore: un titolo nazionale (2003), 2 Coppe di Scozia (2002, 2003), una Coppa di Lega (2003)


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