Mussini fa impazzire la Ncaa


Updated: dicembre 16, 2015

A novembre aveva preso 32 punti dal St. Thomas Aquinas, college di Division II, domenica ha battuto Syracuse davanti a 14mila persone al Madison Square Garden. Ne ha già fatta di strada Chris Mullin e molto eloquente è stato il sorriso soddisfatto che è comparso sulla sua faccia quando i Red Storm hanno messo al sicuro la prima vittoria di prestigio della stagione. Con nove giocatori nuovi, due terzi di squadra non americana, il miglior freshman reclutato dichiarato ineleggibile e un coach con zero esperienza, St John’s ha avuto un inizio difficile con una pessima partecipazione al Maui Invitational, ma contro Syracuse ha dimostrato di essere tutt’altro che una squadra da sottovalutare. C’è molto Federico Mussini nella vittoria per 84-72 sugli Orange, non solo per i 17 punti ma anche per come ha gestito l’attacco alla zona. Ecco alcune considerazioni.

‘Come un cantante di lirica’

‘Fidrico Mussini, Fidrico Mussini”. Anche se non combinasse nulla di buono in campo, i commentatori americani ripeterebbero continuamente questo nome perché “it sounds like an opera singer”, come ha detto Bill Raftery, ex coach di La Salle e ora tra i più apprezzati analisti del college basket. Per sua fortuna, il play di Reggio Emilia di cose positive ne fa parecchie ed è attualmente uno dei freshman dal maggior impatto d’America con oltre 14 punti a partita: “È stata la vittoria più bella della mia vita, nell’arena più bella del mondo”, ha spiegato dopo aver chiuso con 5-7 da tre punti, cancellando così il 3-17 messo insieme nelle tre precedenti partite di dicembre. “Erano on fire, un paio di canestri del ragazzo, Mussini, sono stati tiri alla Steph Curry”, ha detto Mike Hopkins, alla sua terza partita sulla panchina degli Orange al posto dello squalificato Jim Boeheim. Vedere per credere.
(Amar Alibegovic)

Italian influence
Non solo Mussini: tra i giocatori della multinazionale di Mullin (2 americani, 2 africani e 4 europei i giocatori scesi in campo domenica), contro gli Orange è stato decisivo Amar Alibegovic con i suoi 15 punti e 9 rimbalzi. Il ventenne figlio di Teo è nato a Roma ed è cresciuto nelle giovanili della Cbu Udine per poi passare alla Stellazzurra che ha lasciato nel 2014 per volare a New York. Più italiano che bosniaco, Alibegovic non ha certo incantato nel suo inizio di stagione da sophomore, con una sola partita in doppia cifra contro Chaminade, college di Division II, e poco più di due punti di media nelle altre 8 giocate. A parte qualche persa di troppo nel finale, contro gli Orange ha fatto vedere un gran repertorio che spazia dalla meravigliosa schiacciata al volo del primo tempo al 3-4 da tre. Sta a lui continuare così o ritornare nell’anonimato.
(Mullin e Mussini)

Benedetta pazienza
Hopkins non ha ovviamente cambiato di una virgola l’assetto di Syracuse che, come sempre nell’era Boeheim, schiera sin dalla prima azione una zona 2-3 tutt’altro che semplice da superare. Due le chiavi per farlo: pazienza per trovare il tiro migliore e movimento di palla per evitare che le due linee restino alte e compatte. Federico Mussini ha dimostrato intelligenza nel muovere il pallone senza palleggiare troppo e discreta fiducia nei suoi mezzi nel prendersi tiri anche da 8 metri. Una difesa che aveva concesso poco più di 60 punti di media nelle prime 9 partite è uscita dal Madison con 84 punti subiti, cifra mai raggiunta da nessun avversario di Syracuse quest’anno. E sì che nel finale i Red Storm sono rimasti 3’ senza segnare.

(Tyler Roberson)

It’s Christmas time
Con St. John’s salita a +13 a 4’ 10” dalla fine, il clima natalizio ha contagiato parecchi giocatori in campo e si sono visti una serie di regali con il fiocco. I Red Storm hanno provato a non vincere la partita con 5 perse e 6-12 ai liberi, gli Orange sono riusciti a perderla grazie allo 0-5 da 3 e ad altrettanti errori da sotto. Premio Babbo Natale da una parte ad Amar Alibegovic con 3 perse, di cui due consecutive con due passaggi che avranno fatto perdere anni di vita a Mullin, mentre dall’altra vince Tyler Roberson, capace di sbagliare il facilissimo lay up che valeva il -5 per poi farsi stoppare da Kassoum Yakwe un’altra comoda conclusione. Se poi ci aggiungiamo l’1-8 ai liberi, avete capito a chi mandare la letterina.

Piccolo non si vede
Perché St John’s ha fatto così fatica nei minuti finali? Perché contro la difesa a tutto campo degli Orange, i ragazzi di Mullin non sono più riusciti a dare la palla a Mussini. Non ci vuole uno scienziato del basket per capire che il problema del ragazzo italiano è la taglia e, soprattutto sulle rimesse, Trevor Cooney e compagni sono riusciti a cancellarlo dal campo, con i lunghi di Mullin costretti a cercare di superare la metà campo con risultati decisamente rivedibili. In 4’, Mussini è riuscito a gestire un solo attacco, uscendo a fatica da un raddoppio e guadagnandosi due liberi. Se sull’altezza non c’è nulla da fare, due sono gli aspetti in cui può migliorare: il gioco senza palla e il palleggio, spesso troppo alto nonostante i suoi 180 centimetri.

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