Bianchi, il Perugia e un amore ritrovato: “Darò più dell’anima per riportarlo in A. Cuore Toro e quello scatto sotto la curva…”


di Lorenzo Buconi
27-09-2016 

“La mia vita è una sfida continua, da quando sono bambino: una in più, una in meno…”. Rolando Bianchi è una di quelle persone che ti colpiscono, che ti entrano subito nel cuore. Come le sue parole. Sincero, schietto ma anche emotivo e passionale. Si emoziona spesso, lo ammette: “Prima che calciatori siamo uomini”. E vuole regalare emozioni, è il suo obiettivo, dalla prima volta che ha messo piede in un campo di calcio: “Vivo di emozioni e per regalare emozioni”. Ognuno di noi ha un proprio motto, questo è il suo.

In estate l’ennesima sfida. Dopo appena sei mesi sembra finita l’avventura con la maglia del Perugia. Sembra. Quel "noi società abbiamo un altro tipo di idea", ormai è un ricordo lontano, sfocato. Carpe diem, Rolando. Mai parole gli sono state più familiari. Vigilia di Ferragosto, sfida di Coppa Italia contro il Carpi. La squadra di Bucchi va in svantaggio, poi entra Bianchi dalla panchina e in cinque minuti ribalta il risultato: di rabbia, d’istinto, di tutto. Anzi, come dice lui: “Cuore Toro e grinta Bianchi, ecco i miei segreti! Il Toro perché ormai è parte di me, quella mentalità e quello spirito. La grinta che mi ha insegnato mio papà, mio grande esempio”.

In due mesi tutto è cambiato, Rolando no. E’ rimasto sempre lo stesso: una macchina da guerra, come lui stesso si definisce. Poi un’immagine, un quadretto che, probabilmente, tanti ragazzi appenderanno nelle loro camerette biancorosse: il gol nel derby contro la Ternana di qualche settimana fa e lo scatto da una parte all’altra del campo per andare a festeggiare sotto la curva: “E’ stato un bello scatto dai, credo di aver eguagliato Bolt (ride). Ma io, ripeto, vivo di emozioni e in quel momento mi sentivo di dover andare sotto la curva a festeggiare con i miei tifosi che mi sono sempre stati vicini. Erano quasi 20 anni – racconta Bianchi ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com – che non dedicavano un coro ad un giocatore. Voglio fargli una promessa, anzi: in questo anno di contratto con il Perugia darò l’anima e anche di più per portare questa piazza dove merita… in Serie A!”.

Bianchi non parla, racconta. Non le solite frasette, ma pensieri precisi, obiettivi. “Ora ne voglio fare altri, di gol, poi altri ancora. Sto bene, credo di essere un professionista esemplare, voglio solo dare il massimo e divertirmi. Qui mi fanno sentire quasi come a Torino e per me la fiducia è importante, importantissima”. Ormai quei giorni ‘famosi’ che dovevano sancire l’addio dal Perugia sono remoti… “Esatto! Ho pensato solo a lavorare più di quanto facessi prima, e basta. Le sfide mi emozionano e vi do un piccolo consiglio: credete sempre in quello che fate, perché il lavoro vince. Nel corso della carriera un giocatore può cambiare mille squadre, può prendere milioni su milioni, ma secondo me la cosa che conta è una sola: restare nel cuore e nella memoria della gente. L’obiettivo in ogni squadra nella quale ho giocato è che la mia maglietta venisse messa nel museo…”.

Difficile interromperlo perché parla con il cuore in mano. E poi ogni volta che sente la parola ‘granata’ si emoziona, come quel fanciullino di pascoliana memoria. Ma, probabilmente, se tutti noi dessimo ascolto al nostro cuore e alle nostre emozioni, sarebbe tutto un po’ più diverso. Rolando lo fa, legatissima alla sua famiglia e in particolare a suo fratello: “Mi è sempre vicino, in ogni momento della mia vita. E crede sempre in me. Il primo pensiero quando segno è per lui. Quest’estate mi ha aiutato, supportato. Quel ‘noi società abbiamo un’altra idea’, è stata la miccia che ha scatenato…una bomba! Ora farò di tutto per il Perugia”.

A volte è proprio quando una cosa stai per perderla che la apprezzi di più. Ma ritrovarsi è ancora più bello. E tra il Perugia e Bianchi più o meno deve essere andato così. Lui è pronto, carico per scrivere un’altra pagina importante della sua carriera e della storia del Grifo, con l’aiuto dei tifosiche definisce ‘la sua carica’. Con quella scarica di adrenalina pura, autentica che porta costantemente dentro di sé. Lottare e combattere, soprattutto per una persona: “Per Osvaldo, il tifoso che è scomparso durante il derby. Quel gol va a lui e alla sua famiglia”. Cuore grande Rolando, cuore Toro.

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