Lucioni è lo Zio del Benevento: “Il segreto della promozione: un bicchiere di vino rosso…e che gioia l’sms di De Zerbi”
di Bruno Majorano
07-10-2016
A Benevento ci sono due simboli che per certi versi rappresentano la storia della città. Il primo è di carattere culturale ed è l’Arco di Traiano, il secondo è di carattere calcistico ed è “lo Zio”, al secolo Fabio Lucioni. Ecco, il capitano del Benevento ha voluto fonderli nel suo ristorante - che per altro è proprio affacciato sull’Arco di Traiano - chiamandolo appunto “Arcozì”. Tra i tavoli, la cucina (rigorosamente a base di piatti tipici beneventani) ed i quattro televisori che trasmettono calcio 24 ore su 24, si respira l’aria dello spogliatoio del Benevento. Merito di Fabio che seppure sia per tutti lo Zio è un ragazzo di 29 anni che di primo mestiere “farebbe” il difensore centrale del Benevento neo promosso e sorpresa (positiva) di questo inizio di serie B. “E’ vero, mi chiamano tutti lo Zio - racconta a gianlucadimarzio.com - ed il merito di questo soprannome è tutto di Ceravolo quando eravamo compagni di squadra alla Reggina. Quell’anno si divertiva a trovare le somiglianze con ex calciatori. Trovò una foto di Bergomi che mi somigliava tantissimo: due gocce d’acqua, mi mancava solo il baffo. E da lì è partita questa nomea che adesso mi porto dietro con molto affetto”.
Adesso ci ride e ci scherza al potuto tale che un amico di Pescara gli ha prima regalato una maglia da indossare sotto quella del Benevento e poi addirittura la fascia da capitano con tanto di scritta “lo Zio”.
Un soprannome praticamente perfetto per il capitano di una squadra che punta (e centra) la promoZIOne. E’ per questo che un istituto scolastico di recupero anni di Benevento ha deciso di affidarsi alla sua faccia per la campagna pubblicitaria. “Centra anche tu la promoZIOne”, recitava la pubblicità con Fabio Lucioni in primo piano e quello “Zio” scritto in rosso e giallo, i colori del Benevento. “Dopo aver chiesto l’autorizzazione alla società e hanno creato questo slogan che evidentemente è stato di grande successo visto che mi dicono abbiano avuto anche un boom di iscritti. Poi, dato che con l’inglese non vado alla grandissima gli ho chiesto di inserirmi in un corso d’inglese. Devo essere onesto però: fino ad oggi ho seguito zero lezioni”.
A quelle di Baroni in campo, invece, non ne salta neanche una ed i risuolati si vedono tutti. Come si sono visti un anno fa, quando in “cattedra” c’era Auteri, l’allenatore della storica promozione. Anche se il “segreto” di quella indimenticabile cavalcata era a portata di “cin”. “In uno spogliatoio ognuno ha le proprie abitudini e scaramanzie e noi avevamo il vino di Gragnano. Un bicchiere prima della partita. E’ diventata una consuetudine al punto tale da essere offerta con molta simpatia dal direttore che era un tutt’uno con noi”.
Ubriachi sì, ma soprattuto di euforia e voglia di vincere. “L’anno scorso abbiamo fatto qualcosa di straordinario. Si era creata una grande famiglia, non eravamo solo una squadra di calcio: dai magazzinieri al presidente. Abbiamo avuto anche un pizzico di fortuna, ma si sa: nel calcio come nella vita quella non deve mancare mai”. E durante la stagione scorsa erano diventate celebri le sue foto con un cartellone in mano con il risultato della partita con la scritta “Cerignola” al posto di “Benevento”. “Tutto è nato per scherzo con un amico di Benevento dopo che avevo sentito dire da un giocatore avversario che eravamo una squadra sconosciuta come il Cerignola. Volevo giusto far capire che non eravamo una squadra di brocchi. Sono uno che porta sempre rispetto per tutti e mi sono sentito un po’ colpito nell’orgoglio da capitano”. Una cosa che evidentemente non ha minato i rapporti con le squadre avversarie dal momento che il messaggio che più di tutti gli ha fatto piacere ricevere il giorno della promozione è stato quello di Roberto De Zerbi, allenatore della prima rivale nella volata dello scorso anno. “Dopo i tanti battibecchi tra Auteri e il Foggia non mi aspettavo mai di ricevere un messaggio da parte sua e di leggere i suii complimenti. Mi ha fatto tanto piacere”.
Lo Zio è un ragazzo semplice e di cuore, se non avesse fatto il calciatore avrebbe proseguito l’attività di famiglia con il padre. E pur essendo nato a Terni, si sente già beneventano al 101%. “In questi tre anni ho scoperto una città che non conoscevo. Tutti me ne parlavano bene. E’ a misura d’uomo: hai tutto e ti senti tranquillo e benvoluto”. Come se fosse parte stessa della città, come l’Arco di Traiano, costruito tra il 114 e il 117: un pezzo di storia di Benevento. Insomma come adesso lo è anche lui, Fabio Lucioni, per tutti “lo Zio”.
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