Addio a Walter Dusi tra ricordi e lacrime


di Angiolino Massolini
Brescia Oggi, 6 maggio 2017

Un bagno di folla come ai tempi in cui sfrecciava in sella alla sua bicicletta da corsa. Stavolta però, non ci sono applausi nè incitamento, ma solo lacrime per una tragedia assurda. Per l’intera giornata di ieri la camera ardente allestita a Gavardo è stata meta di un interminabile pellegrinaggio di persone che hanno voluto rendere omaggio all’ex professionista Walter Dusi, vittima l’altro ieri di un incidente stradale a Nuvolento. È un dolore che accomuna tutto il mondo del ciclismo: quello del passato che aveva avuto come protagonista il 62enne di Muscoline e quello del presente ancora sconvolto dalla morte di Michele Scarponi, una tragedia con tante, troppe analogie con quella di Walter Dusi. Come terribili sono le analogie con il dramma che aveva già colpito la famiglia del corridore: il figlio 22enne Michele, 14 anni fa era morto in uno schianto stradale.

DAL GIRO D’ITALIA, dove dirige la formazione russa Gazprom Rusvelo, Paolo Rosola, originario di Gussago, ma ora residente sulla sponda veronese del Garda insieme alla plurititolata Paola Pezzo e i loro figli, è ancora sotto shock. «Abbiano corso tre stagioni insieme nella squadra diretta da Franco Cribiori - racconta Rosola -. Abbiamo diviso vittorie e sconfitte come usano fare i compagni di squadra affiatati e rispettosi l’uno dell’altro. Ci eravamo persi di vista dopo la drammatica scomparsa di suo figlio Michele. Tre anni fa l’ho rivisto sereno e pimpante in bicicletta a Bardolino e mi ha fatto un enorme piacere riabbracciarlo». Rosola svela qualche aneddoto: «Nel nostro team lo chiamavamo l’uomo dalle scarpe lucide perché quando non correva, calzava scarpe di vernice bianche o nere: è una gravissima perdita, è come se avessi per un fratello».

ANDREA CALÌ, presidente della Mariani & Calì per la quale ha corso tanti anni è incredulo. Walter Dusi con Roberto Visentini, Giorgio Ferremi, Claudio Cresseri, Claudio Calì’, Riccardo Ceresoli, Alberto Coppi, Giuseppe Gotti ha fatto parte del team che nel 1975 vinse trentacinque gare: record tuttora imbattuto. Più che un presidente Andrea Calì è stato un secondo padre per i suoi corridori. «Walter è stato uno dei corridori che più ho amato. È rimasto tanti anni con noi, vincendo, e facendo vincere i compagni di squadra. Era una persona più unica che rara che riusciva a rendere bello anche la parte più brutta del vivere quotidiano. Era sempre allegro, ma non stupido perché all’occorrenza tirava pure le orecchie ai compagni di squadra. Sono davvero dispiaciuto perché ho perso una persona meravigliosa».

FIORENZO SCALFI, di Prevalle, ha corso per la Mobili Lissone come Dusi, sia pure in tempi diversi. È approdato alla formazione lombarda proprio quando Walter compiva il salto di categorie. Ma insieme si sono però allenati numerose volte e diviso giornate intere in bicicletta. «Cosa posso dire di Walter? - si chiede Scalfi -: eravamo amici anche se spesso ci siamo trovati a duellare in corsa. La sua scomparsa mi rattrista moltissimo. L’avevo visto pochi giorni fa ed era felicissimo perché da un paio d’anni abbondanti aveva ripreso ad allenarsi e disputare qualche corsa in bicicletta».

IL CORRIDORE ESTROVERSO capace di rendere facile anche la cosa più difficile se n’è andato improvvisamente lasciando un vuoto incolmabile tra coloro che l’hanno conosciuto e frequentato. Tra loro Roberto «Braghì» Braga, Ettore Manenti, Alessandro Bettoni, Alberto Coppi, ma soprattutto Roberto Visentini, che si sta occupando dell’estremo omaggio a Dusi. «L’ho visto la settimana scorsa e l’ho fermato per farci un bicchierino di bianco con le bollicine - racconta Visentini -. Era molto contento perché la bicicletta che per tanti anni aveva abbandonato l’aveva di nuovo conquistato. In questi momenti le parole non contano nulla. Quello che provo ce l’ho nel cuore e non voglio esternarlo».

Mino Denti suo maestro lo ricorda soprattutto per la sua disponibilità. «Quando ci recavamo in Toscana in tenda insieme a tutti gli altri corridori era lui che teneva banco: serviva il mangiare, lavava i piatti e quant'altro. È stato uno dei corridori più importanti che ho diretto in carriera. Bravo e obbediente salvo quella volta che a Montichiari anziché attendere l’ultimo giro per dare la stoccata vincente se ne andò in fuga solitaria a tre tornate dalla fine. Ma vinse e alla fine mi disse: "Sono troppo forte Mino e oggi nessuno mi avrebbe battuto"».

I funerali saranno celebrati questo pomerggio alle 15 nella parrocchiale di Muscoline.

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