HOOPS PORTRAITS - Haywood boulevard


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di CHRISTIAN GIORDANO ©

La saga di Spencer Haywood è come la fiaba (vera) di Cenerentola.

Nato nel 1949 a Silver City, nel Mississippi, sin da ragazzino Spencer si era guadagnato il pane spezzandosi la schiena nei campi di cotone insieme con il resto della cucciolata di casa-Haywood: dieci tra fratelli e sorelle. Il padre era morto, ammazzato più che da una malattia dalla fatica delle tante, troppe ore di lavoro come carpentiere e la madre guadagnava una miseria pulendo pavimenti. 

A tredici anni Spencer si trasferì in cerca di fortuna con un fratello a Chicago, ma presto si trovò coinvolto fra bande e sparatorie. Per fortuna riuscì a sottrarsi in tempo da quel tipo di ambiente. Una fortuna con le sembianze di un pallone da basket.

Andando a zonzo per Detroit, Spencer incontrò Will Robinson, l’allenatore della locale Pershing High School (e poi storico scout NBA per i Detroit Pistons), che gli trovò una sistemazione presso una famiglia del posto e lo iscrisse alla Pershing, dove Haywood poi furoreggiò nel basket e nell’atletica.

College di tutto il Paese gli stavano dietro, ma le sue doti intellettive erano così mediocri (eufemismo) da rendergli obbligatorio il propedeutico passaggio attraverso uno junior college. Haywood fu All-American di JC a Trinidad State in Colorado poi, appena diciannovenne, trascinò la nazionale USA all’oro olimpico a Città del Messico 1968. Successo che gli portò vagonate di offerte per borse di studio. Haywood scelse la University of Detroit con cui, nel 1969, fu il miglior rimbalzista della NCAA. Fu la svolta.

Anziché cominciare il suo anno da junior (il terzo) al college, Haywood si gettò sulla proposta dei Denver Rockets della ABA, un contratto pluriennale che avrebbe risollevato dalla povertà lui e la sua famiglia per intere generazioni. La NBA ci rimase di sale. Ai tempi, la linea di condotta della Lega era ancora quella di vietare l’ingaggio di un giocatore universitario fino a che la sua classe non si laureava. Ma le regole ABA lo permettevano nel caso di extreme hardship, estrema indigenza; e quello di Haywood - di sicuro - ne aveva tutti i requisiti.

Haywood, completata la maturazione fisica, era arrivato a 2,04 e dominava la ABA: capocannoniere, miglior rimbalzista, Rookie of the Year, MVP. Tutto. 

In seguito a quella straordinaria stagione, Haywood decise di compiere il grande salto nella NBA, a Seattle, dove gli fecero un’altra di quelle offerte a cui non si può dire di no. Ma la NBA gli negò l’autorizzazione a firmare con i Supersonics per il solito vecchio, anacronistico motivo: la sua classe di college non si era ancora laureata e lui non era passato attraverso il Draft. 

Haywood e i Supersonics allora si rivolsero all’anti-trust per intentare una causa contro la NBA. Vertenza, risolta da un’ingiunzione del giudice, che gli avrebbe permesso di giocare per Seattle.

Haywood giocò 33 partite quell’anno, ad oltre 20 punti di media. In marzo, ci fu una disposizione di un giudice federale secondo cui il draft NBA era illegale se in qualche modo impediva a un giocatore di passare professionista in qualunque momento questi volesse farlo. 

Spencer, visto anche alla Reyer Venezia targata Carrera (23,5 punti a partita), giocò per dodici anni nella NBA. Fu All-Star titolare per due volte e altrettante finì nel Secondo quintetto. Ma il suo maggior contributo alla storia del basket pro', più ancora che in campo, lo diede in tribunale.

Haywood aveva rotto il ghiaccio: e fu diluvio.
CHRISTIAN GIORDANO ©

Spencer Haywood
Data e luogo di nascita: 22 aprile 1949, Silver City (Mississippi)
Statura e peso: 2.04 per 102 kg
Ruolo: ala/centro
High school: Pershing (Detroit)
College: Trinidad State Junior College; Detroit University; All-American (1969)
Carriera: ABA, 1969-70; NBA, 1970, 83
Squadre principali: Denver; Seattle Supersonics (1970-75), New York Knicks (1975-79), New Orleans Jazz (1979), Los Angeles Lakers (1979-81), Washington Bullets (1981-83)
Medie in carriera: 19.2 PPG, 9.3 RPG, 1.8 APG (regular season); 13.4 PPG, 5.7 RPG, 1.2 APG (playoff)
Riconoscimenti e palmarès: titolo NBA (1980); MVP ABA (1970); ABA Rookie of the Year (1970); una volta All-Star ABA, 4 volte All-Star NBA; ABA MVP All-Star Game (1970); oro olimpico USA (Città del Messico 1968)

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