La famiglia di Saric fuggita dai Balcani


di LUIGI GUELPA
LA SESIA, 20 ottobre 2017

“L’ultimo rigore di Faruk” non è soltanto uno dei libri più premiati nel mondo dell’editoria sportiva, ma è tra i migliori fino a oggi pubblicati. La penna è di Gigi Riva, omonimo di Rombo di Tuono, prima firma di politica estera del settimanale “L’Espresso”.

Riva parte dalla storia di Faruk Hadzibegic, difensore e capitano della Jugoslavia che sbagliò il suo rigore, decisivo, contro l’Argentina a Italia ‘90. Utilizzando la metafora delle sliding doors e della domanda che è alla base di tutto l’universo, ovvero "what if" si chiede se il rigore fosse andato a segno, avrebbe forse cambiato il corso della storia? Avrebbe ridato al popolo jugoslavo un senso di appartenenza unitario, risvegliano l’orgoglio nazionalista? Il libro analizza dal punto di vista sportivo i drammi di un paese artificiale, dissoltosi attraverso la guerra civile.

In tanti sono scappati dagli anni terribili del conflitto dei Balcani. Parecchi di loro hanno trovato la strada dell’Italia, come la famiglia di Dario Saric, il centrocampista del Carpi che sabato affronterà la Pro Vercelli al “Piola”. 

Dario, omonimo del nazionale croato che gioca in NBA con i Philadelphia 76ers, è nato a Cento di Ferrara, il 30 maggio 1997 da genitori bosniaci.

Il suo esordio in Serie B (contro lo Spezia) è un premio alla sua crescita nelle ultime stagioni e anche un riconoscimento alla storia, dolorosa e particolare, della famiglia. I suoi genitori sono arrivati nel corso della guerra, quando suo padre era stato ferito. 

«E’ venuto in Italia per salvarsi la vita, poi i miei genitori si sono costruiti un futuro qui. Tutti i miei successi li dedico a loro», racconta ai cronisti modenesi.

Ha giocato nelle giovanili della Spal, poi a Cesena, fino ad arrivare a Carpi negli Allievi. L’apprendistato in LegaPro a Siena è stato fondamentale per il ritorno, nella squadra da quest'anno allenata da Nicola Antonio Càlabro, che gli ha dato fiducia.

Saric ha vestito la maglia delle giovanili della selezione bosniaca, strizza l’occhio all’Under 21 italiana, ma si rende conto che «tutto dipende da quanto riuscirò a trovare una collocazione negli schemi e nel gioco che vuole l’allenatore».

Nel frattempo a tenerlo d’occhio c’è il Ct della Nazionale maggiore bosniaca Mehmed Bazdarevic, alla ricerca di nuovi innesti dopo il fallimentare percorso verso i Mondiali di Russia 2018. Bazdarevic era in campo il 25 marzo 1992 ad Amsterdam, assieme a Faruk Hadzibegic, nell’ultima partita ufficiale della Jugoslavia prima della frantumazione. Il cerchio si chiude. 

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