GIANNI IL FREDDO, EROE D'ALTRI TEMPI


dall'inviato GIANNI MURA, la Repubblica © - 27 agosto 1991

STOCCARDA - Avrete già visto Gianni Vedremo Bugno, e tremato per quelle braccia alzate troppo presto. C'era tutto lui, in quel gesto che rimetteva in discussione una vittoria già conquistata. Non si possono raccontare le emozioni in differita, ma bisognava essere al box azzurro in quel preciso momento, e sentire il coro di "nooo" di esclamazioni più colorite. Bisognava vedere Alfredo Martini scendere dall'ammiraglia bianco come un lenzuolo e chiedere "c' è fotofinish?". Bisognava vedere Vedremo sul podio, uno sguardo ironico negli occhi siberiani, si indovinava la sua preoccupazione di non sapere cosa fare delle braccia. E vedere poi il suo incontro con la moglie Vincenzina, che sembra una ragazzina, la frangetta di capelli mossi sugli occhi molto grandi e vivi, a me ogni volta fa venire in mente la canzone di Viola-Jannacci. "Complimenti", solo questo lei gli ha detto. 

C'è molto pudore in Bugno e penso che il suo reiterato "vedremo" con cui ho deciso di ribattezzarlo in un Tour che poteva vincere, faccia parte di questo pudore, o discrezione, riserbo, senso della misura. A volte fa anche rabbia, questo Pédaleur de charme che tanto piace ai palati fini di tutta Europa. Poteva vincere il Mondiale l' anno scorso in Giappone, se solo avesse detto due parole a Fondriest. "No, non avevo i titoli per farlo", insiste Bugno. Sembra la storia di quello che annega senza gridare aiuto, per non disturbare. Però è cresciuto, anche quell'episodio gli è servito. 

Cribiori, il biondino di Corsico che l'aveva lanciato tra i professionisti, ci diventava matto. Gianni aveva tutto per essere un campione, meno l' equilibrio alchemico tra testa e cuore. Da campione si abbassava a 'sor Tentenna'. Le responsabilità lo limavano, correva in anticipo la corsa e l' adrenalina dell' emozione gli succhiava via gli zuccheri. E poi cos'altro? La labirintite che lo bloccava nelle discese, l' allergia al latte. E lui a inciampare nei dubbi e nei rimorsi: avrò fatto bene a interrompere gli studi alla IV liceo per fare il corridore? Perché dovrei spaccare il mondo e non ci riesco? Perché se piove mi passa la voglia di pedalare? Il periodo delle grandi vittorie coincide più o meno col matrimonio. La Sanremo, il Giro d'Italia (a quella maniera poi). 

Bugno continua a crescere, pur portandosi dentro lo zaino del dubbio, come un inquilino segreto. Anche a Stoccarda. "Non mi sentivo a mio agio, è sempre stato così nelle corse in circuito. Fondriest mi ha detto che avrebbe tentato il colpo, vai pure che ti copro gli ho risposto, e speravo ce la facesse lui, non ero così sicuro delle mie gambe nel finale". 

Invece, ripreso Fondriest, Bugno ha sfruttato da campione gli ultimi metri di salita, non uno scatto, no, lui usa rapporti troppo lunghi, ma una progressione potente, subito raccolta dal suo amico Indurain, da Rooks e, poco più in là, dal colombiano Mejia (una sorpresa per tutti). E in quei pochi chilometri che mancavano all' arrivo il suo inquilino non la smetteva di lanciare messaggi. "Pensavo che ero il più forte in volata, ma gli altri tiravano lo stesso. Pensavo che avrei potuto forare all' ultimo chilometro. E passato l' ultimo chilometro pensavo che qualcuno poteva scappare e io avrei dovuto tappare il buco e così facevo il gioco di un altro". 

Altri pensieri? "Sì, che se perdevo, dopo che l' Italia aveva sempre tenuto in mano la corsa, passavo per il re dei pirla". Ma cosa ha in testa? Gliel'ho chiesto qualche ora dopo, in albergo si brindava con spumante trentino e Moser m'aveva detto: "Bugno non ha una mentalità da corridore italiano, non somiglia a nessuno della generazione prima, forse ha qualcosa di Hinault. E' un freddo, ma se vince ha ragione lui". 

E' un freddo e anche un timido, coi compagni non alza mai la voce: le stesse cose radiogruppo dice di Indurain e Breukink, tutti del ' 64, non fosse per la lingua differente potrebbero essere stati fatti con lo stampino. E Bugno: "Lasciamo stare Hinault, è stato un grandissimo campione. Io sono solo un corridore che cerca di far bene il suo mestiere e da oggi sono anche campione del mondo. Ma per essere un campione vero mi manca una vittoria al Tour, la corsa più bella che c' è". 

Ci proverà nel '92. Con una squadra, si spera, più attrezzata che nel '91. L'ingaggio del colombiano Abelardo Rondon, gregario di Indurain, è un primo segnale positivo. Come positiva è per lo sponsor Gatorade, disposto a investire parecchio nel ciclismo, la vittoria di Bugno. Positiva, naturalmente, anche per il ciclismo italiano, finalmente compatto e in grado di sostenere il peso del pronostico prima della corsa e poi: merito di Martini (lunga vita al selezionatore), ma anche di corridori intelligenti. Ci pensavo sul vialone d'arrivo, guardando Bugno sul podio calmissimo e Cassani che guardava Bugno piangendo come un vitello. "Non so spiegare, è come se avessi vinto anch'io". In effetti Cassani aveva fatto una corsa eccezionale, fosse nato in Austria o in Svezia e potesse fare la sua gara anziché pensare ad aiutare gli altri un mondiale potrebbe vincerlo anche lui. Ma nel giorno di Bugno c'era poco spazio per gli altri: per Fondriest che con la sua azione ha favorito quella di Bugno, per Argentin, messo a terra due volte, prima da una bandiera italiana impigliatasi in una ruota e poi dalla caduta dello svizzero Richard, per il fair play di Chiappucci. Ormai è andata. E Bugno prova a spiegarsi: "Non ho la tessera del partito dei pessimisti, sono un simpatizzante. Credo che a staccarsi da terra ci si faccia troppo male, ricadendo. Sono fatto così. Da me non sentirete mai grandi proclami. Posso piacere o non piacere, ma non posso recitare una parte che non sento mia". Ha anche un pensierino per la stampa: "Voglio ringraziarvi tutti sinceramente perché in quest' ultima settima non mi avete rotto i coglioni". Prego, è stato un piacere e, quasi, un dovere. Il silenzio è d'oro, in certi casi. Come questo: il campione del mondo è davvero il più forte del mondo, anche se a lui non risulta ed è meglio non dirglielo con troppa frequenza. 

ORDINE D'ARRIVO:
1) Bugno, km 252,800 in 6h 20' 23' ; 
2) Rooks (Ola) s.t.; 
3) Indurain (Spa) s.t.; 
4) Mejia (Col) s.t.; 
5) Hundertmarck (Ger) a 11' ; 
6) Riis (Dan) s.t.; 
7) De Wolf (Bel) s.t.; 8) Hodge (Aus) s.t.; 
9) CASSANI s.t.; 
10 Echave (Spa) s.t.; 
11. FONDRIEST; 12) BALLERINI; 17) CHIAPPUCCI; 46) GIOVANNETTI; 49) CENGHIALTA, CHIOCCIOLI, GIANNELLI.
GIANNI MURA

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