Biografia di Francesco Conconi


di Silvia Novelli

• Ronago (Como) 19 aprile 1935. Biochimico. Ex rettore dell’Università di Ferrara. Nei primi anni Ottanta fondò il Centro di studi biomedici applicati allo sport, di cui è ancora direttore. Fra i suoi assistiti Francesco Moser e Manuela Di Centa. Nel 1980 presentò al Coni la proposta di fornire l’assistenza del proprio staff universitario per migliorare le prestazioni di alcuni atleti italiani. La sua proposta venne accettata, ma secondo le ricerche condotte dal dirigente sportivo Sandro Donati l’assistenza fornita dal professore ferrarese sarebbe stata basata sul doping del sangue. Tuttavia grazie alla ricerca di Conconi, finanziata con fondi pubblici, diversi atleti azzurri ottennero risultati di prestigio, culminati ai XVII Giochi olimpici invernali dove l’Italia trionfò raccogliendo un totale di venti medaglie. Secondo il pm Pierguido Soprani (vedi scheda) aveva messo in piedi un vero e proprio doping di Stato (l’accusa era di associazione a delinquere, frode sportiva, somministrazione di farmaci pericolosi per la salute, esercizio abusivo di professione, abuso d’ufficio peculato e truffa): nel 2003 è stato assolto da ogni accusa.

• «Ferrara era diventata il crocevia dello sport che vinceva, da quando Francesco Conconi seguiva da vicino, molto da vicino, Francesco Moser. Lo aiutò a conquistare il più feroce, difficile e faticoso dei record del ciclismo, quello dell’ora. Lo aiutò, lo accompagnò letteralmente, che sul velodromo del Messico quasi percorse anche lui tutti quei chilometri (51,151 per la precisione: divennero anche un vino frizzantino prodotto da Moser) scandendo i passaggi e consigliando Francesco. Mica solo Moser: tra i ciclisti divenne un pellegrinaggio il santuario di Ferrara. I nomi? Li elencano i files e le voci: Bugno e Chiappucci, Berzin e Pantani, Fondriest e Gotti, Roche e Indurain, già, anche Indurain; e anche Hinault andò a sentire se... Tutti vincenti. Tutti dopati?» (Piero Mei).

• «Che Francesco Conconi, studioso anche del sangue, avesse praticato l’autoemotrasfusione a certi atleti (Alberto Cova, campione d’Europa, del mondo e olimpico andando in crescendo) non è un mistero. Era una pratica completamente lecita all’epoca: si arricchiva il sangue di un atleta del proprio sangue preventivamente prelevato» (Piero Mei).

• Nel 2013 è stato coinvolto nell’inchiesta della procura di Bolzano sul marciatore Alex Schwazer e la sua positività al doping (Epo). «Nel mirino degli inquirenti è finita la frequentazione dell’atleta altoatesino con l’ex rettore dell’Università di Ferrara» (Giuseppe Toti) [Rep 6/7/13].

GIORGIO DELL’ARTI, scheda aggiornata al 8 gennaio 2014


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