Giovanni Mantovani



di Maurizio Ricci (Morris)


Fisico compatto, regolare ed adatto a tante variabili del ciclismo d'allora, un po' meno per i trasformisti odierni dello spesso falso progresso che, in nome di bianchi camici, hanno progressivamente arato la bussole del ciclismo. 

Giovanni, alle eccellenti fibre bianche, univa un peso moderato e buone fibre rosse, che gli consentivano il raggiungimento di traguardi non proprio vicini all'uso classico del suo guizzo velocistico. 

La sua stessa pedalata, era un insieme armonioso di stile, che gli garantiva piena trasmissione sul mezzo delle sue qualità. Definirlo solo velocista, alla luce della determinazione che si ha nell'oggi di questa variabile, rappresenta un urto, ma è certo che in volata era forte e riusciva a sublimare, con un buon insieme, sia lo scatto, sia la progressione. 

Il fatto poi che non ci fosse, ai suoi tempi, l'uso sistematico dei treni, lo favoriva. Ma non divenne mai un velocista epocale, per la caratura degli avversari l'essere stato di taluni una spalla e, soprattutto, per le sfortune, incredibili, che lo coinvolsero al punto di tenerlo lontano dalle corse per tanto tempo, imponendogli recuperi che lo frenarono nella crescita e gli smussarono le sue punte qualitative. 

Ciononostante, seppe impreziosire la sua carriera di belle pagine e significative vittorie. Riuscì, tra l'altro, a far convivere la strada con quella pista che l'aveva evidenziato fin dalle categorie giovanili, anche se, su questo versante, pagò non poco la caduta di settore che stava elevandosi in Italia nei suoi anni migliori. 

Dopo una buona carriera da dilettante, vinse al debutto professionistico il titolo italiano nella corsa a punti indoor, battendo il giovane, ma già validissimo Giuseppe Saronni, nonché la tappa di Molfetta al Giro di Puglia. 

Dopo un simile lancio che lo aveva posto come emergente destinato a grandi pagine, nel gennaio del 1978 subì uno stop, che, a detta dei medici, gli avrebbe precluso la carriera. La causa: un incidente sulla neve, dove s'era trovato nella necessità di salvare il nipotino, da un cavallo imbizzarrito, che gli procurò tre fratture alla gamba sinistra, due al femore e una al ginocchio. 

Dopo otto mesi senza toccare la bici, con un grosso ferro sul femore sinistro, provò quello che per gli altri era impossibile e, sulla spinta ulteriore di riprendere carriera anche per sposarsi, fu capace di tornare a correre. 

Il due aprile del 1979, circa 15 mesi dopo quell'incidente che gli aveva lasciato una gamba più corta e più magra, tornò alla vittoria aggiudicandosi la Tolosa-Aranaz, prima tappa del Giro dei Paesi Baschi. 

Il resto della stagione fu all'insegna di un recupero agonistico, a cui non fece probabilmente bene, la partecipazione al Tour de France, dove si ritirò nel corso della quindicesima tappa. Un periodo comunque importante, perché pur capendo di non avere più lo spunto di prima, grazie alla determinazione per ritrovarsi, si ritrovò con una soglia della sofferenza più alta, che gli consentiva una miglior tenuta su quelle salite che prima lo vedevano arrancare. 

Era diventato un corridore diverso, sempre veloce, ma adatto anche a corse tecnicamente più complicate. L'arrivo alla Hoonved-Bottecchia nel 1980, guidata dall'istrione Dino Zandegù, fu l'ideale per Giovanni. E lo dimostrò nel migliore dei modi al Giro d'Italia, dove fu autore di uno stupendo ambo di vittorie, nella nona e decima tappa, a Sorrento e Palinuro. Nella prima, al termine di una volata a ranghi compatti e, nella seconda, che presentava un finale da classica, attraverso uno sprint su tre compagni di fuga. 

Fu un Giro dove Mantovani, ai due successi, accostò altrettanti secondi posti, nonché 3 terzi posti. Chiuse poi l'anno con un significativo argento ai Mondiali su pista nella corsa a punti. 

Alla fine del 1980, nonostante Pierino Gavazzi lo giudicasse il miglior sprinter in circolazione, si capì che Giovanni era destinato ad un futuro deviato dal velocista "solo-volatone". 

Nei rimanenti otto anni, dei dodici della sua carriera, vinse il Giro del Veneto '81, la Milano-Vignola '82, il Giro dell'Etna '83, la Tre Valli Varesine '85 e la Nizza-Alassio '86; una corsa a tappe, il Giro di Puglia nell'84, manifestazione cui era particolarmente legato, visto che in cinque edizioni, oltre al successo assoluto, vinse anche sei frazioni. 

Al suo attivo pure tappe del Giro del Trentino '81 (Mezzocorona e Rovereto), nel Tour dei Midi Pirenées '82 (a Tarbes e Tolosa), nel Griffin West-Australia '86 (corsa di due settimane e mezzo, dove vinse la 3a e la 12a frazione). Sempre nella terra dei canguri, conquistò a Perth nel 1986 il Campionato Internazionale d'Australia. E' stato azzurro ai Mondiali di Giavera del Montello nel 1985, dove si ritirò.


Nato a Gudo Visconti (MI) il 5 febbraio 1955. 
Velocista. 
Alto m. 1,70 per kg. 64/65. 
Professionista dal 1977 al 1988, 24 vittorie.


Storia di Giovanni Mantovani
Velocista di notevoli possibilità sia su pista (vinse al debutto il titolo dell'individuale a punti battendo Saronni), sia su strada, è stato particolarmente preso di mira dalla sfortuna: un paio di incidenti fuori corsa (con una slitta e domando un cavallo) gli sono costati parecchi mesi di inattività. 
In dodici anni di professionismo ha vinto qualche classica come il Giro del Veneto '81, la Milano-Vignola '82, il Giro dell'Etna '83, la Tre Valli Varesine '85 e la Nizza-Alassio '86; una corsa a tappe, il Giro di Puglia nell'84, la "sua" corsa nella quale si è aggiudicato sei tappe in cinque edizioni. 
Al suo attivo pure tappe del Giro dei Paesi Baschi nel '79, nel Giro d'Italia '80 (a Sorrento e Palinuro), nel Giro del Trentino '81 (Mezzocorona e Rovereto), nel Tour dei Midi Pirenées (a Tarbes e Tolosa), nel Griffin West '86 in Australia, dopo ha vinto il Campionato Internazionale.

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