Quell’inganno di Roche che mandò in tilt Visentini

Come Yates e Chaves: ma non sempre è stato idillio.
Nel Giro '87 il bresciano in rosa fu attaccato dall’irlandese e la Carrera si spaccò

di CLAUDIO GREGORI
La Gazzetta dello Sport, sabato 12 maggio 2018

Il Giro è una Bibbia di strada. C’è Noè, col ramoscello d’ulivo. C’è Mosè, con le Tavole della Legge. Ma c’è anche Erode. E, sin dall’inizio, ci sono Abele e Caino, Esaù e Giacobbe. In corsa si compiono delitti e si vende la primogenitura per un piatto di lenticchie.

AL TOUR 
La scena esemplare di Esteban Chaves e Simon Yates, uniti sul traguardo dell’Etna, ha fatto riaffiorare l’immagine di Bernard Hinault e Greg LeMond affratellati sull’Alpe d’Huez il 21 luglio 1986. LeMond, in maglia gialla, lasciò la vittoria al re deposto. Quell’immagine di pace era ingannevole. Hinault, che pure aveva promesso all’americano di aiutarlo a vincere il Tour, aveva fatto di tutto per farlo saltare. Nella Bayonne-Pau, attaccando con Delgado, l’aveva lasciato a 4’37”. Nella tappa successiva, in maglia gialla, con 5’25” di vantaggio, cercò di sbaragliarlo. In quel Tour vinse Abele. Ma altre volte vinse Caino.

LA BORRACCIA 
Sempre al Tour, nel 1923 Ottavio Bottecchia fu tradito e affondato dalla sua squadra, la Automoto, nella Nizza-Briançon. Già sulla prima salita, il Col D’Allos, Bottecchia – in maglia gialla con 29’52” su Henri Pélissier – fu attaccato da tutta la squadra: i fratelli Pélissier e Lucien Buysse. Poi fu reso inoffensivo da una borraccia malandrina. Perse 41’08”. Così Henri Pélissier diede alla Francia la vittoria che essa aspettava da 12 anni.

ATTACCO 
Era accaduta la stessa cosa ad Angelo Gremo nel Giro del 1920. Nella Chieti-Macerata, mentre Belloni e Brunero si ipnotizzavano a vicenda, era andato in fuga, balzando in testa alla classifica. Al via della penultima tappa, Bologna-Trieste, aveva 9’58” di vantaggio su Belloni. Quando a Battaglia forò, fu attaccato da tutta la sua squadra, la Bianchi: Belloni, Agostoni, Alavoine e Marcel Buysse. Perse 42’ e finì secondo dietro a Belloni.

LA POLEMICA 
Nel Giro del '40 Pierino Favalli lasciò il Giro perché si considerò tradito dal suo capitano Gino Bartali, mentre indossava la maglia rosa. Al via dell’8a tappa Fiuggi-Terni, aveva 1’04” su Coppi e 15’31” su Bartali, compagni di squadra alla Legnano. Quel giorno un attacco di Bartali sulla salita della Capannaccia mandò in crisi Valetti, ma anche Coppi, che perse 3’08”, e Favalli, che arrivò a 7’01”. E lasciò la maglia rosa a Enrico Mollo dell’Olympia.

LA FUGA 
È passato alla storia il clamoroso sorpasso di Franco Balmamion ai danni di Nino Defilippis, suo capitano alla Carpano. Il Giro del 1962 aveva vissuto l’apocalisse del Rolle, con 56 ritirati, compresi Charly Gaul e Rik Van Looy. Balmamion – a Chieti staccato di 14’03” – era risalito in classifica. Al via della Lecco-Casale Monferrato era a 4’27” dalla maglia rosa Battistini. E Defilippis, a 2’20”, arrivando nella sua terra coltivava grandi speranze. Ma quel giorno il gregario Balmamion andò in fuga a 150 km dal traguardo, guadagnò 6’44” e conquistò la maglia rosa. Defilippis lasciò la corsa e fuggì a casa. A stento Giacotto lo convinse a ripartire. Alla fine fu terzo. Vinse Balmamion, che l’anno dopo fece il bis.

I RITIRI 
Nel 1976 Roger De Vlaeminck fu protagonista di una defezione vergognosa. Sulle Torri del Vajolet il suo gregario Johan De Muynck aveva conquistato la maglia rosa con 38” su Gimondi. Mancavano solo tre giorni alla fine e le due punte della Brooklyn, De Vlaeminck (4 vittorie di tappa) e De Witte (un successo) si ritirarono sul Passo del Manghen, lasciando solo il compagno nella sfida con Gimondi, che nella crono dell’ultimo giorno in Brianza vinse il Giro, battendo De Muynck di 19”.

RAMPA FATALE
Forse il più plateale tradimento fu consumato dall’irlandese Stephen Roche ai danni di Roberto Visentini nel Giro '87. Sui 46 km della cronometro di San Marino, Visentini aveva staccato Roche di 2’47” e gli aveva tolto la maglia rosa, lasciandolo a 2’42”. Roche, a parole, si mise a disposizione del compagno. Ma il 6 giugno, da Lido di Jesolo a Sappada (dove il Giro arriva quest’anno), attaccò due volte. La sua squadra, la Carrera, lo aveva inseguito per due ore, parando gli attacchi. Ma sulla rampa finale Visentini, in crisi, perse 5’30”. Roche andò in rosa con 5” su Rominger. La Carrera si spaccò. Visentini attaccò Roche sulle Dolomiti e cercò di buttarne fuori strada lo scudiero Schepers. Alla fine Visentini si ritirò, per lo scafoide destro rotto cadendo in salita nella penultima tappa a Pila, e Roche vinse il Giro.

GLI INSULTI 
Simoni, che cercava il tris nel Giro 2004, insultò il suo delfino Cunego, dandogli del traditore. In realtà nella 16a tappa San Vendemiano-Falzes era stato lui, sul Furcia, a dire a Cunego: «Prova tu». Cunego, partito a 59 km dal traguardo, arrivò solo lasciando il capitano a 2’39” e conquistò la maglia rosa. Simoni cercò di rovesciarlo. Nella tappa del Gavia, però, fu raggiunto e Cunego, in maglia rosa, vinse, staccandolo di 9”. Simoni si infuriò, insultandolo. Il giorno dopo, nella tappa con Mortirolo, Vivione e Presolana, attaccò con Garzelli sul Mortirolo. Sul Vivione aveva 1’27” su Cunego, che però si avvicinò sulla Presolana. Alla fine guadagnò solo 1’02”. E Cunego vinse il Giro.

PUGNALE 
La corsa è trama. Il bacio a volte prepara il pugnale. Ed è bene che ciascuno di questi pellegrini che vengono dalla Terra Santa guardi che sopra le proprie scapole non incomba Giuda Iscariota in bici.

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