MANCA ROCHE VISENTINI CI PROVA
di Mario Fossati
la Repubblica, 20 maggio 1988
I TECNICI votano Zimmermann: e dietro di lui Bernard, Rominger, Delgado, Giovannetti, Bugno, Visentini, Hampsten, Breukink, Saronni. Giupponi sarebbe quartultimo. Argentin e LeMond non avrebbero diritto a voto. Se il Giro d'Italia riportasse una simile classifica finale, il risultato, fischiatissimo dal popolo del ciclismo, verrebbe definito disastroso. Ma la classifica molto astratta del post Tour de Romandie si rifà alla "corsa in merito", non tiene conto alcuno di chi è andato a farsi la gamba altrove e tanto meno di Maurizio Fondriest, che al pari di Gianni Bugno e di Flavio Giupponi appartiene alle stelle che vorremmo vedere brillare di luce sempre più vivida.
Assente Roche - che dopo l'ultima sua corsa vera (secondo nel Giro d'Irlanda) è entrato nelle cronache per una fibrosi da cicatrice al ginocchio sinistro e conseguenti annunci di forfait - converrà sintetizzare il lessico, la nomenklatura, del 71esimo Giro.
Maurizio Fondriest: dopo la Sanremo (secondo) l'uomo nuovo. Attesissimo. Cade al Giro del Trentino, si acciacca. Diserta il Giro di Toscana; abbandona al circuito di Nanno. Esame della TAC. Vorrebbe correre. Deciderà domenica, la vigilia del "prologo". Per i malevoli un malanno, il suo, diplomatico nel senso che la sua Casa, l'Alfa Lum Legnano, condizionerebbe la partecipazione di Fondriest, al pagamento da parte degli organizzatori di un soprassoldo e assicurata per le squadre italiane, ad essa negato in quanto affiliata alla federazione di San Marino.
Gianni Bugno: un carattere mite, un timido che si difende spesso con il silenzio. Il pronostico dovuto alla sua indubbia classe gli faceva perdere, in passato, il sonno (scariche di adrenalina da bruciarlo, diceva un medico). La sua maturazione è data per certa.
Flavio Giupponi: un regolarista, il che significa un corridore che ha un senso acuto dell'organizzazione. Ama la fatica, lo sforzo. Ha voluto assaggiare il Gavia.
Roberto Visentini: il "giovin signore", già vincitore di Giro, che, quest'anno, ha perduto Roche (e l'angoscia che Roche gli incuteva). I colpi non li dà a patti. Zimmermann è suo compagno di squadra. Lotterà per la vittoria e contro il fantasma di Roche. Visentini accusava e accusa Roche di tradimento, perpetrato (a suo dire) nel corso del Giro '87.
Greg LeMond: era la "nuova frontiera": "l'americano", l'arcangelo del ciclismo. Uno spaventoso incidente di caccia. La carriera quasi compromessa. "Campione del mondo, vincitore di un Tour, dice, mi ritrovo nelle condizioni di un neo-professionista". "Quest'anno, ha aggiunto, io non realizzerò alcunché di buono". Lo stato d'animo di un uomo appena uscito dal purgatorio se non dall'inferno.
Jean-François Bernard: simboleggia la generazione in ascesa. L'erede di Hinault. Pedalatore solido: e umore... offensivo. Attaccante nato.
Giuseppe Saronni: parola di un suo fan "Un carnet da fare tremare i polsi. Magnifico. Quindi... da anni, la vittoria o meglio la rinascita rimandata sempre all'indomani. Bisogna che faccia i fatti. Se ne è capace".
Moreno Argentin: è nato in pista. È, perciò, sgherro quanto basta. Campione del mondo, vincitore di classiche. Può permettersi tutto. L'anno scorso, anche arrivare al limite del tempo massimo. È nelle mani dei medici. La sua presenza al Giro verrà decisa domenica.
Pedro Delgado: un torello spagnolo che vede rosso non appena la strada sale.
Breukink e Rominger: "Onesti e con fuoco", diritti di autore a Visentini.
Guido Bontempi: non è dolce né stoico. Ha grinta, quando vuole. Ha coraggio. È l' atleta dell'ultimo chilometro.
Mario Fossati
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