Addio Carletto, maestro di strada

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E' morto ieri Carlo Pierelli, 70 anni, storico autista della Gazzetta dello Sport, e papà dei nostri colleghi Massimo e Matteo. I funerali domani alle 11 nella chiesa di San Luigi in via Tagliamento a Milano 


di MARCO PASTONESI
La Gazzetta dello Sport, 3 agosto 2009


Sapeva come muoversi, il Carletto. Conoscitore di uomini, frequentatore di trattorie, studioso di facce, battitore di strade non solo stradali. Cacciatore di notizie: le respirava, le riconosceva. Non scriveva: ma era un dettaglio, una questione di firma, che poi chissenefrega

Un'agenda telefonica vivente, una garzantina parlante, una ragnatela di contatti prima di Internet, un navigatore navigato prima dei Tom Tom. Bel colpo d'occhio, collaudato, allenato, pressoché infallibile. Ufficialmente: autista. In verità: molto di più. Carletto Pierelli era uno di quelli che l'università l'ha fatta non alla Statale, ma sulla statale; non dietro ai banchi, ma dietro a palloni, bici, amici e anche ai preti per chiacchierar. Milano, zona Corvetto. Popolo. Finché è diventato un uomo-Gazzetta. A trasportare i giornali e accompagnare i giornalisti, o il contrario, ad accompagnare i giornali quando c'era su roba scritta come si deve, e trasportare i giornalisti quando non avevano ancora capito l'importanza, il privilegio, l'incantesimo di questo mestiere. Giri e Tour, Tre Valli e Mondiali: 50 anni di ciclismo. Piede vellutato, polso morbido, parola giusta anche nei momenti sbagliati (a dirle giuste nei momenti giusti sono capaci tutti), una guida affidabile e affettuosa nei meandri di un arrivo di tappa o nei labirinti di una sala stampa. E poi un patrimonio di immagini, una miniera di particolari, un vulcano di storie. Ci facilitava il lavoro e l'esistenza. Ci insegnava come si fa a vivere: che è molto ma molto di più del semplice scrivere. Finito con la Gazzetta, ha fatto tandem con Gianni Mura per Repubblica. Stessa sapienza stradale, stesse conoscenze facciali, stessi gusti a tavola e in cantina. Adesso il Carletto se n' è andato: ma grazie a dio Massimo e Matteo, i suoi due figli, da anni fanno parte della nostra famiglia.

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