Redaelli, un Jair a due ruote



LE STORIE DEL FIGIO
di Giuseppe Figini, Tuttobiciweb

15/01/2016

Il Jair più famoso nello sport è il brasiliano Jair da Costa – per tutti Jair – la velocissima ala dell’attacco della grande Inter di Angelo Moratti presidente e del “mago” Helenio Herrera. Arrivò in Italia nel 1963 e, salvo per un anno in prestito alla Roma, è stato per dieci anni con lo squadrone del biscione che ha, di fatto, caratterizzato un’epoca. Era velocissimo, agilissimo distinto dalla sua corsa particolare, dinoccolato ma resistente e con notevoli doti balistiche. E’ stato un beniamino del popolo dei “bauscia”, amato da compagni e rispettato pure dagli avversari anche se, in campo, qualche terzino (allora, terzino, non esterno di difesa come si dice oggi) non gli stendeva la passatoia, anzi…

La digressione calcistica è per ricordare che c’è stato, e tuttora c’è, anche se molto più defilato, un Jair pure nel ciclismo. Un personaggio, a suo modo, soprattutto nel mondo dei dilettanti, in formazioni di primo piano.

Lo Jair in questione è, al secolo, Francesco Redaelli, nato alla metà degli anni 1940 a Inverigo, in provincia di Como, piacevole comune disteso sui primi rilievi della Brianza per abitare poi anche nella vicina Barzanò.

Spinto dalla viva passione per il ciclismo, frequenta la blasonata C.C. Comense 1887 del presidente Guido Bruno. E’ la società dove collabora fattivamente Dino Giudici di Inverigo, giudice di gara (nomen omen…) e pure apprezzato collaboratore delle corse della Gazzetta dello Sport per lungo tempo e che ha quale direttore sportivo Domenico De Lillo. Siamo alla metà degli anni 1970 e Francesco Redaelli, già soprannominato e conosciuto come “Jair” per il colore assai scuro della pelle che richiama quello del Jair originale, si applica con volontà e passione in varie mansioni per la squadra. L’ambiente gli piace e il ciclismo diviene un po’ la sua casa (gli piace pure il basket, è tifoso del Cantù, che segue sempre con competenza e passione) e si specializza nel ruolo di tuttofare in quel settore che oggi è definito “logistica”. 

La sua propensione particolare e sentita, partecipata, specializzazione è nel settore rifornimenti d’alimentari e bevande. In quel ciclismo fiorente, ricco di squadre, protagonisti con sponsor appassionati e spesso presenti alle gare, in ammiraglia (Alcide Cerato, Mario Cioli, Vittorio Ghezzi, Aurelio Messina, Carletto Passerini, Gianni Pozzi, per citarne alcuni) le corse erano serrate. Era il tempo in cui bisognava disciplinare e organizzare, con largo anticipo, i passaggi delle competizioni domenicali al Monticello per il numero di gare, di varie categorie, che lì s’incrociavano.

Jair, dopo gli inizi alla Comense, collabora con l’Itla-Iclas del D.S. Domenico Garbelli e quindi con la Novartiplast diretta dal giovane Olivano Locatelli. E resta per vari anni con il d.s. bergamasco nell'organico delle squadre che, con differenti denominazioni, erano da lui dirette nell'orbita di patron Mario Cioli. 

Jair era uno specialista dei “tagli”. Così sono definiti in gergo ciclistico i percorsi alternativi che consentono di raggiungere vari punti del percorso di una gara ciclistica anticipando l’arrivo della corsa. Jair, così come altri suoi colleghi nel ruolo, studiava, scovava, percorreva strade, e pure viottoli, alternativi per farsi trovare con borracce e sacchetti dai suoi corridori in vari punti del percorso. Era un po’ il “capobranco” e il riferimento di quelli che svolgevano il suo lavoro. Ne ha visti passare di corridori dall’albergo “La Ventolosa” di Villa d’Almè, sede storica dei ritiri delle squadre di Locatelli. Allegro, ciarliero, sempre disponibile, battuta pronta, mai invadente però, Jair è stato, a suo modo e nel suo ruolo, un “personaggio” che s’incontrava sempre volentieri sulle strade del ciclismo dilettantistico. Era benvoluto da dirigenti e tecnici di tutte le società, a livello nazionale pure, che apprezzavano il suo gioviale carattere e modo di proporsi. 

Salame e formaggio – oltre al necessario per l’alimentazione dei corridori – non mancavano mai nella cambusa del suo furgone o dell’ammiraglia “alimentare”. Passando il sacchetto o la borraccia accompagnava sempre l’operazione con una parola d’incitamento o incoraggiamento, a secondo della situazione di corsa.

Terminata la lunga esperienza con Olivano Locatelli, Jair si accasa, per qualche tempo, nelle Marche, alla SICC di Jesi, in provincia d’Ancona. Ritorna, dopo qualche anno, in quella che sente però oramai come la sua terra, in bergamasca, fra vari amici. Fra questi, in particolare, c'è Giacomo Maffioletti, già titolare della Cicli Maffioletti di Villa d’Almè. Qui Jair opera sempre nella sua specialità di “tuttofare” con caratteristiche un po’ più sedentarie rispetto agli anni ruggenti. Ora è impegnato nel suo ruolo abituale con la “2R Pubblicità” di Villa di Serio, squadra amatoriale di mountain bike con oltre settanta ragazzi, di cui il suo amico Giacomo Maffioletti è vice-presidente.

Anche qui Jair mantiene sempre comunque viva e costante la tradizione che l’ha caratterizzato e lo vede, a ogni partenza, affettare il salame.

Nella specialità del fuori strada però i “tagli” (che non siano quelli di salame….) sono molto più difficili, quasi impossibili.

Jair ha, però, capacità e spirito d’adattamento e, pure senza tagli di percorso, sa scegliere con occhio esperto il punto migliore dove esercitare il suo mestiere. Invece d’inseguire e anticipare i corridori ora li aspetta talvolta raccontando vari episodi di corse e corridori di un ciclismo che fu e intensamente vissuto, nella sua funzione, da Jair.

Giuseppe Figini

Commenti

Post popolari in questo blog

Dalla periferia del continente al Grand Continent

Chi sono Augusto e Giorgio Perfetti, i fratelli nella Top 10 dei più ricchi d’Italia?

I 100 cattivi del calcio