Pugni per la maglia rosa

Johan van der Velde concede il bis e vince «in solitaria» il lappone dolomitico. Alle sue spalle, la guerra civile fra Roche e Visentini continua. L'irlandese è sempre maglia rosa, anche se il bresciano (di nuovo pimpante) ha tentato di attaccarlo sia in salita che in discesa. Purtroppo, ieri Roche è stato preso di mira dai «tifosi»: sputi, minacce e anche qualche pugno.

dal nostro inviato DARIO CECCARELLI
l'Unità, lunedì 8 giugno 1987 

CANAZEI - In un clima (agonistico) da Tour de France, con Roche e Visentin) strenuamente impegnali in un sofisticatissimo psico-dramma, l'olandese Johan van der Velde pianta tutti in asso, vincendo, indisturbato, il mitico «tappone» dolomitico. Staccato di oltre due minuti, Argentin (poi retrocesso), con un bel ricupero nella discesa della Marmolada, s'aggiudica lo sprint dei mammasantissima confermando il suo momento di grazia. Van der Velde, trenta anni, fa perfino tenerezza: strapazza per due giorni di seguito la concorrenza sulle Dolomiti e nessuno lo degna di uno sguardo. Il guaio per lui, classifica sfavorevole a parte, è che tutti gli occhi (e i taccuini) sono puntati sulla sbalorditiva rivalità che coinvolge Roche e Visentini. Ieri Roche se l'è vista davvero brutta. Dalle siepi di aficionados che delimitavano i secchi tornanti del tappone sono volati pugni, schiaffi, sputi e tantissime minacce. Qualcuno, forse completamente ubriaco, lo ha perfino Inseguito con un bastone. Altri tifosi, invece, hanno insultato i dirìgenti della Carrera.

All'arrivo, nonostante il silenzio-stampa imposto dalla società ai suoi corridori, Roche è corso sul palco tv per spiegare le sue ragioni. «La gente deve capire che non sono un furbo, in questa vicenda, finora, hanno parlato tutti tranne il sottoscritto. Non è vero che corro contro Visentini. A Sappada sono rimasto con i fuggitivi per aiutare la squadra, lo non voglio ritirarmi, ma non posso neppure prendere dei pugni in faccia». Visentini, al traguardo, sempre più imbufalito è corso sull'ammiraglia smozzicando queste poche parole: «Ho pedatato a metà gas. I tifosi però non devono insultare i dirigenti della squadra». Visentini e Roche per tutta la corsa si sono marcati spietatamente. Due volte Visentini ha tentato di seminare l'irlandese: prima sul Pordoi, poi nell'ultima discesa che portava a Canazei. Ebbene, in entrambi i casi, aiutato dal suo cavalier servente Schepers, Roche è corso a riprenderlo. Una situazione assurda, grottesca, che la stessa Carrera ha alimentato rinviando una soluzione che troncasse l'ambiguo dualismo. Certo, Roche ha la responsabilità di aver spaccato la squadra. Però erano stati gli stessi dirigenti della società a ripetere che, per una vittoria finale, puntavano su entrambi i corridori.

Per la cronaca, van der Velde è fuggito a cinquanta chilometri dall'arrivo dopo aver ripreso, nella discesa della Cima Coppi, il francese Bagot. Finalino malinconico per Argentin: il campione del mondo, spinto in salita da Bombini, è stato penalizzato di quattro secondi dalla giuria e retrocesso all'ultimo posto del suo gruppetto. Perde cosi l'abbuono 05", lasciando a Breukink la seconda piazza. Detto della buona prova di Giupponi, concludiamo segnalando la giornata storta di Tony Rominger, in ritardo di 1 ' e 12".

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