HOOPS MEMORIES - Havlicek vs. Walker, la prima rapina del secolo
di CHRISTIAN GIORDANO, Hoops Memories
«Greer is putting the ball in play… He gets it out deep and Havlicek steals it! Over to Sam Jones. Havlicek stole the ball! It’s all over! It’s all-l-l-l over! Johnny Havlicek is being mobbed by the fans! It’s all-l-l-l over! Johnny Havlicek stole the ball!»
Strano destino quello di Johnny Havlicek, leader all-time dei Boston Celtics per punti (26.395) e gare (1270) in 16 anni di leggendaria carriera NBA (anche) da miglior sesto uomo di sempre: viene ricordato soprattutto per il canestro evitato con lo storico intercetto su Hal Greer dei Philadelphia 76ers in gara7 delle Finali della Eastern Conference del 1965. Quello immortalato dalla mitica raucedine di Johnny Most, storica voce dei biancoverdi.
La dinastia di Boston regnava da sei campionati, ma quell’anno era insidiata, a est, da Philadelphia che aveva aggiunto Wilt Chamberlain a un roster di stelle quali Hal Greer, Chet the Jet Walker e Lucious (Lou) Jackson.
Con i Celtics campioni divisionali (62-18 in regular season, 22 vittorie più di Phila) ammessi direttamente al secondo turno dei playoff. Nel primo i 76ers si sbarazzano (3-1) dei Cincinnati Royals. In finale, la squadra di casa vince sei partite su sei. E gara7, al Boston Garden il 15 aprile, non farà eccezione. Ma al termine di un confronto tiratissimo e con in coda un inedito fuori programma.
Avanti anche di 18, Boston si fa rimontare. A un minuto dalla fine, sulla scia di 6 punti filati di Chamberlain (già a quota 30, più 32 rimbalzi), Philly riduce lo svantaggio prima a cinque, poi a tre e infine a -1: 110-109 con 5” da giocare. Ed è allora che accade l’imponderabile. Bill Russell, centro dei Celtics e quintessenza del giocatore di squadra, del vincente quando più conta, nel rimettere dal fondo colpisce uno dei tiranti che, ai tempi, ancorano al soffitto il sostegno che regge i tabelloni. L’arbitro Earl Strom assegna il possesso a Philadelphia. E Most per poco non sviene.
Coach Dolph Schayes chiede timeout per evitare di far arrivare palla a Chamberlain, notoriamente mediocre ai tiri liberi, sul quale Boston avrebbe di certo commesso fallo. «Wilt in lunetta era un problema – spiegherà – Così chiamai lo schema con Greer che doveva passare a Walker, liberato al tiro da un blocco piazzato dal 2.07 Johnny Kerr».
Anche i Celtics però avevano di che preoccuparsi. Walker era un gran tiratore. Jackson, ala forte di 2.04, vantava uno schiacciante mismatch su K.C. Jones, guardietta di 1,84. Greer, che dalla media vantava uno dei migliori jumper d’ogni epoca, avrebbe potuto raccogliere il passaggio di ritorno e tirare o servire per una schiacciata il 2,14 Chamberlain. E in caso di un tiro sbagliato dei suoi, Wilt poteva sempre aiutare a rimbalzo Kerr e Jackson. Presa palla sulla stessa listella di parquet incrociato da cui pochi istanti prima Russell aveva sbagliato la rimessa, Greer cerca con lo sguardo Chamberlain, piazzatosi in post basso. Russell si frappone tra i due e K.C. Jones saltella lungo la linea di fondo, mulinando vorticosamente le braccia per ostruire la visuale a Green, che come da istruzioni prova a pescare Walker, appostatosi appena dietro il vertice dell’area. Havlicek nel frattempo s’è sistemato oltre la linea di passaggio fra Greer e Walker, che pare smarcato, anche se in realtà non lo è.
«Prima che Greer eseguisse la rimessa – ricorderà Havlicek – cercai un varco. Sapevo che sarebbero passati circa cinque secondi prima che la palla fosse in gioco. Così, appena l’arbitro la consegnò a Greer, mentalmente iniziai a contare: “Mille-e-uno, mille-e-due, mille-e-tre”. Arrivato a “mille-e-quattro” e con la palla ancora non in campo, mi voltai e vidi Greer che stava per servire con un lob Walker. Intuii che non sarebbe stato un gran passaggio e che avrei avuto buone chance di sporcarlo, se non di intercettarlo. Infatti, riuscii a deviarlo verso Sam Jones, che mi stava accanto. Lui avanzò palleggiando verso la linea laterale mentre il cronometro scorreva sino allo scadere. Non appena il suono della sirena cessò, il pubblico impazzì in un’esplosione di isteria ed euforia».
«L’episodio sarebbe finito lì per tutti – aggiunge Havlicek – se non fosse stato per Johnny Most, che ormai aveva perso quasi del tutto il controllo. La reputazione di radiocronista facile agli entusiasmi se l’era già costruita da un pezzo, ma ci fu qualcosa, in quel drammatico finale, che lo aveva realmente colpito e che lo fece entrare nella storia del giornalismo sportivo non solo bostoniano. Non mi resi conto di aver fatto una giocata tanto straordinaria fino a quando non la sentii descritta in radiocronaca da Most. Il giorno dopo, la stazione radio WHDH, che ai tempi copriva le nostre partite, continuava a trasmettere la registrazione di quel finale, incluso il commento semi-isterico di Johnny. In tutta la Boston metropolitana, la frase «Havlicek stole the ball» divenne sinonimo d’impresa. E [il ricordo di] quell’azione s’ingigantì col tempo». A Boston, per generazioni, è difatti passata alla storia come The Steal, la palla rubata per antonomasia.
«T’ho fatto diventare famoso» così Russell sfotteva Havlicek «Se io non avessi sbagliato, nessuno avrebbe sentito parlare di te». Coach Arnold Red Auerbach, invece, la metteva giù seria: «John la studiò benissimo. I 76ers avevano pochi secondi per tirare e lui sapeva che, lanciando lungo, anche loro avrebbero potuto colpire il tirante. Sono sicuro che ci pensò, perché andò a colpo sicuro, allungando una mano quel tanto che bastava per deviare il pallone verso Sam [Jones]».
Boston è in finale. E battendo 4-1 i Los Angeles Lakers, i rivali di sempre, conquisterà il settimo anello consecutivo. La dinastia era salva. Grazie alla (prima) rapina del secolo. Nella lunga storia bostoniana ne seguiranno almeno un altro paio.
Gara2 delle Finali NBA del 1984, Lakers avanti 113-111 a 15” dal termine: Gerald Henderson strappa l’overtime sfruttando il malinteso tra Magic Johnson e James Worthy. Boston poi impatterà la serie e vincerà il titolo in gara7.
Gara5 delle Finali di Conference del 1987. Al Garden, a 5” dalla fine Detroit conduce 106-107. Larry Bird intercetta la rimessa di Isiah Thomas e serve sul taglio Dennis Johnson, che da sinistra infila il layup del 3-2 nella serie. Gli irlandesi la spunteranno in sette partite ma poi perderanno la finale (la quarta consecutiva) in sei dai soliti Lakers.
Il vecchio Johnny Most gracchiava ancora (sul sorpasso firmato DJ è uno spasso, siamo al grunting), ma con Hondo era stata tutta un’altra musica.
CHRISTIAN GIORDANO, Hoops Memories
Finali NBA 1965: Boston Celtics- Los Angeles Lakers 4-1
- Gara 1 Boston Celtics-Los Angeles Lakers 142-110 (1-0 Boston)
- Gara 2 Boston Celtics-Los Angeles Lakers 129-123 (2-0 Boston)
- Gara 3 Los Angeles Lakers-Boston Celtics 126-105 (1-2 Lakers)
- Gara 4 Los Angeles Lakers-Boston Celtics 99-112 (1-3 Boston)
- Gara 5 Boston Celtics-Los Angeles Lakers 129-96 (4-1 Boston)
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