Salvoldi come Re Mida: trasforma tutto in medaglie
Giorgia Bronzini aprì la serie 9 anni fa: «Il segreto? Creare motivazioni»
di LUCA GIALANELLA, Gazzetta dello Sport, 3 ottobre 2010
GEELONG (Australia) - La serie si aprì proprio con Giorgia Bronzini, che allora aveva 18 anni. Oro al mondiale juniores in America. Era la prima medaglia. Adesso sono 94. Sempre con Giorgia: «Una grandissima agonista, una che non muore mai. E nessuna guida la bici come lei».
Edoardo Salvoldi detto Dino, milanese di Trezzo d'Adda, però non è cambiato. Neanche ora dopo tre titoli mondiali in quattro anni.
Dino e il serbatoio
Classe 1971, è il signore delle donne. Le alterna tra strada e pista, juniores ed élite, e vince sempre. Non gli scappa nessuna ragazza del panorama italiano. La sua forza è il controllo del territorio. Nel database ha raccolto almeno 250 nomi in dieci anni da c.t.: si comincia con le allieve (15-16 anni), ma se i collaboratori gli segnalano qualche ragazza molto veloce anche più giovane, lui la convoca per test di valutazione e raduni. Il movimento femminile italiano vale 100 élite, e altrettante juniores, in crescita. Così come le ragazzine: l'effetto traino dei successi di Carrara, Guderzo, Cantele, Bronzini c'è stato, eccome.
Dino e le ragazze
E' un bell'uomo, Dino. Ma con tutte queste ragazze, mai perso la testa? «Quando ho cominciato sì, ma avevo 22-23 anni». Vive ad Arsego (Padova) con la compagna Laura e il figlio Erik: «E' fantastica».
Bronzini dice che Salvoldi «trova una logica nel mondo femminile dove una logica non c'è, e ci lascia lo spazio per fare battute e vivere serenamente. Riesce a interpretarci al meglio».
Preciso «Con lui abbiamo imparato a essere una squadra - aggiunge Noemi Cantele, un' altra fedelissima -. È molto sistematico, preciso. Dà rispetto, e pretende grande rispetto dei ruoli. Per lui le individualità sono importanti, ma è fondamentale la squadra». In più, allena: è Dino che fa i programmi di preparazione delle ragazze. A cominciare dalla Bronzini. «Il segreto? Bisogna creare le motivazioni e alimentare le aspettative individuali guardando molto in avanti, ma senza dimenticare quello che è stato fatto prima», spiega Salvoldi.
Frequenta da 17 anni le Nazionali femminili. Prima aveva corso due stagioni da dilettante, in Lombardia sfidava Casartelli e Peron, Fagnini e Guerini. Un passista che andava bene anche in salita, una trentina di vittorie. Poi l'ISEF, l' ingresso in Federciclo nel 1994 e la collaborazione con Dario Broccardo, che l'ha lanciato. Significava seguire Antonella Bellutti, la regina della pista, due ori olimpici. «A Sydney 2000 ho pianto». E' così legato alle sue donne che non è riuscito a vedere la nascita del figlio, Erik: era a Los Angeles, Mondiali 2005, storico oro di Vera Carrara, un' altra pupilla.
Dino e Ballerini
E' diventato Ct nel 2001, e sotto la presidenza di Renato Di Rocco la sua ammiraglia è diventata saldissima. In pochi anni ha creato nelle donne uno spirito di squadra, un grande gruppo. Nello stile di Ballerini. Dino rivela: «Mi chiamava tante volte, Franco, voleva sapere, capire. Io avevo quasi paura di disturbarlo, ma non mi perdevo una parola. Capivo che dava peso a quello che gli dicevo, non lo faceva per un atto dovuto». Con gli uomini no E fare il c.t. della Nazionale maschile? «No. Sinceramente - spiega Salvoldi - non saprei quanto potrei essere incisivo in quel settore, dove contano tante altre componenti, come l' aspetto economico, e non solo. Quei dubbi, tra le mie ragazze, li ho molto molto meno. E a me piace moltissimo stare con loro».
Luca Gialanella
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