Zhupa all'irlandese



Intervista al corridore albanese, ingaggiato dalla nuova Evo Pro Racing. Le ambizioni per il futuro ma non solo

20 dicembre 2018

In molti film si vede un gruppo di persone completamente diverse, che hanno lasciato il precedente lavoro o squadra, unirsi e conquistare insieme il lieto fine. Le riserve, Inglorious Bastards, I sette samurai, Full Monty, solo per citare alcune pellicole. Le premesse sono simili a quelle che ha lasciato vedere sui social la Evo Pro Racing, formazione Continental di licenza irlandese che debutterà il prossimo anno e che virtualmente andrà a riempire il posto lasciato dalla chiusura della Aqua Blue Sport.

Proprio due delle maglie della squadra dell’Isola di Smeraldo si vedono nel ritiro portoghese di Almancil insieme a tante altre maglie tra cui Roompot, Trek-Segafredo, Team Wiggins, Androni-Sidermec e Wilier Triestina-Selle Italia. Quest’ultimo corridore è Eugert Zhupa, corridore cresciuto e molto conosciuto in Italia. Non solo: il ciclista ventottenne è il più famoso portacolori dell’Albania in questo sport. È proprio lui che intervistiamo, concentrandoci sulla sua nuova avventura e sul ciclismo albanese.

- Che impressioni hai avuto sulla Evo Pro Racing durante il primo ritiro, in cui corridori con diversa provenienza, nazionalità ed esperienza si sono trovati assieme per la prima volta?

«Il primo impatto è stato un po’ traumatico perché non conosco una parola d’inglese ma questa esperienza mi serve anche per quello. Il gruppo è molto affiatato e c’è già tanta voglia di fare»

- Com’è avvenuto l’abboccamento con questa nuova formazione, comparsa in scena in questi ultimi mesi?

«Sono entrato in contratto con questa nuova formazione giusto tre settimane fa. Prima di questa chiamata sinceramente stavo pensando di smettere. Devo ringraziare soprattutto il mio amico Seid Lidze che mi ha presentato a Morgan Fox e a Matteo Cigala; loro erano molto interessati e mi volevano a tutti i costi in squadra»

Scendere di categoria porta molti svantaggi ma può offrire nuovi stimoli: come stai affrontando questo passaggio?

«Alla fine la differenza di categoria non l’ho sentita. La Evo Pro Racing ha un budget molto elevato anche rispetto a alcune formazioni Professional. Infatti solo per un ritardo nella partenza di questo progetto non siamo in quella categoria, che avrebbe portato sicuramente la certezza di partecipare a corse di maggior prestigio. L’ottima base economica si vede anche dal ritiro: la sede scelta è meravigliosa con numerose strutture sportive a nostra disposizione. Il clima, poi, è perfetto per pedalare»

- Analizziamo il roster dell’Evo Pro Racing, una formazione che si rivela tra le più forti della categoria: per le volate l’abbinamento Alafaci-Wippert può competere anche in gare importanti, Lidze e Teggart sono due buoni giovani (con il primo che vanta già un successo tra i pro’), Archbold e Gate aggiungono un qualcosa di più all’immagine del gruppo.

«Siamo una squadra molto competitiva. Ci siamo subito trovati bene tra di noi e quindi anche lo spirito di squadra è già molto forte: possiamo giocarcela con molte squadre Professional e non abbiamo nulla da invidiare a quelle italiane»

- La Evo Pro Racing possiamo ipotizzare si concentrerà molto sul calendario delle corse anglofone: ci potrebbe essere l’occasione di vedervi in Italia?

«In questi giorni partiremo subito verso l’Australia per disputare le varie corse del Paese, poi ci sposteremo in Nuova Zelanda. La prima esperienza in Europa sarà nelle gare della Challenge Mallorca. Per i prossimi mesi abbiamo un calendario sostanzioso e stiamo aspettando ancora risposte dalle corse italiane: speriamo di poter correre anche qui da noi»

- Che cosa ti porti dietro dalla tua terra d’origine, l’Albania? Solo recentemente il Paese si sta affacciando nel panorama sportivo internazionale. Finita l’instabilità degli scorsi decenni, ci possiamo aspettare una crescita dello sport albanese, in particolare del ciclismo?

«Mmmh… Tranne la nazionalità, non mi porto niente dall’Albania. Spesso le persone, sapendo che sono albanese, non si fidano e mi guardano con occhi storti. Spero vivamente che la pratica dello sport aumenti in Albania, che ancora manca di questa mentalità: spesso quando torno lì vedo molti ragazzi che ciondolano per giornate intere al bar e prendono in giro chi fa sport. Soprattutto chi va in bici si becca parecchi “ignorante” e insulti vari»

- In questi ultimi due anni è nato il Tour of Albania, corsa a tappe che si svolge nello stesso periodo del Giro d’Italia: quest’anno potresti parteciparvi, tu che eri impegnato nelle passate stagioni alla Corsa Rosa?

«Non partecipare al Giro d’Italia è un dispiacere molto forte, ma questa è la vita e bisogna correre le occasioni che essa ti offre. Quindi se ci sarà la possibilità, non solo voglio partecipare alla corsa del mio paese natale, ma voglio anche fare una bella gara e, perché no, vincere: sarà uno stimolo e una pubblicità enorme per incoraggiare i ragazzi a praticare questo fantastico sport»

- Tra i pro’ hai sempre corso per la squadra di Luca Scinto e oltre ai titoli nazionali e alle fughe hai sempre concluso tutti i Giri d’Italia a cui hai partecipato. Che cosa ti porti da questi anni?

«Tanta esperienza e l’onore di aver disputato ben quattro volte il Giro oltre a tante corse importanti. Purtroppo ho anche un po’ di rammarico: potevo fare molto di più ed ero un po’ chiuso dalle strategie della squadra. Quest’anno cercherò di valorizzare al meglio il mio potenziale»

- Com’è nato il Zhupa fuggitivo in corsa? Attaccavi così tanto già nelle giovanili o hai incominciato nei professionisti?

«Già dalle categorie giovanili: mi piace il vento in faccia e non c’è miglior stimolo, attaccando e vincendo con azioni da lontano»

- Continuerai a correre in questo modo o ti trasformerai (più cronoman, più corridore da corse da un giorno) nel 2019? 

«Sì, cambierò modo di correre: voglio concentrarmi soprattutto sui finali di gara e sui risultati individuali».

Babbo Natale ti fa scegliere solo uno fra due regali: due successi in gare di categoria 1 o HC o la partecipazione ai Mondiali 2019. Quale scegli?

«A Babbo Natale chiedo di vincere: quest’anno ho proprio bisogno di alzare le braccia al cielo».

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