IN FUGA DAGLI SCERIFFI - Duo di Pikkuus


Simone Basso
IN FUGA DAGLI SCERIFFI
Oltre Moser e Saronni: il ciclismo negli anni Ottanta
Prefazione di Herbie Sykes
Rainbow Sports Books, 160 pagine - kindle, amazon.it – € 9,90

Aavo, purosangue bizzarro, fu il bimbo prodigio della Course de la Paix 1974, quando appena diciannovenne (!) si rivelò sulla scena internazionale. 

Esteticamente, un supereroe dei fumetti, un Marcantonio con i capelli biondi incorniciati da un paio di baffi vichinghi, agonisticamente un fuoriclasse: regalò, nel Regioni vinto, un’indimenticabile fotografia del suo talento e delle contraddizioni interne allo squadrone sovietico. 

(...)

Nonostante il lavoro di Pikkuus, che scortò il compagno in difficoltà, nel finale gli avversari, soprattutto gli svedesi Tommy Prim e Alf Ove Segersäll, vedendo il capoclassifica in panne, se ne andarono via: a quel punto Aavo si mise in proprio e spinse il motore a pieni giri. In pochi chilometri raggiunse e saltò a uno a uno – come birilli – i fuggitivi: tappa e maglia, uno spettacolo entusiasmante per tutti tranne che per l’intellighenzia sull’ammiraglia sovietica. 

Il dì dopo, infatti, Pikkuus dovette difendersi dagli attacchi dei cosiddetti compagni di squadra, azioni suggerite e orchestrate dallo stesso CT Kapitonov: la vittoria quindi coincise con il suo ingresso trionfale nella fatidica lista nera (maccartista!) degli indesiderati. 

La situazione kafkiana, straniante, fu accentuata dalla visione di quel nipotino dell’Unione Sovietica, sul palco delle premiazioni, con la maglia del primato. Un culto assoluto, in una corsa organizzata da L’Unità, il quotidiano del Partito Comunista Italiano, il bolscevico indossava i colori della bandiera americana. Necessità dello sponsor, il chewing gum Brooklyn, che la Perfetti divulgò con uno slogan fortunatissimo («La gomma del Ponte»).

L’estone rimase nella confraternita ancora due anni e mezzo, poi decise – visto l’isolamento ambientale – di dedicarsi alle sue passioni: il rally, il motocross e l’alcool.

Non prima però di vincere ancora (anche in Italia, alla Settimana della Brianza) e di incrociare il suo erede legittimo, Sergei Soukhoroutčhenkov; che nel 1978, campione nazionale dell’URSS, si presentò nella maniera più adeguata. 

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