FOOTBALL PORTRAITS - Rolandinho furioso, ma non abbastanza



Se il buongiorno si vede dal mattino… Balle. Eppure, nel Manchester City, Rolando Bianchi aveva debuttato con gol. Alla sua maniera, in scivolata, e alla faccia della concorrenza: Mpenza, Bojinov (subito rotto), Vassell, Samaras, Corradi (poi ceduto al Parma), Dickov, Sturridge. Robetta per un 24enne che nella Reggina aveva chiuso a 18 gol il suo primo anno di A senza infortuni. Poi, Eriksson l’ha accantonato, nonostante i 13,2 milioni di euro sborsati, su consiglio di Roberto Mancini, per portarselo nelle Eastlands.

Bergamasco di Albano Sant’Alessandro (15-2-1983), Rolandinho è cresciuto nel vivaio atalantino. In A lo fa debuttare, 18enne, Vavassori, all’80’ di Juventus-Atalanta 2-1 del 17 giugno 2001. Dopo 19 presenze in due stagioni e lo spareggio perso contro la Reggina, scende in B. 

Mandorlini non lo vede (una presenza) e a gennaio 2004 lo manda in parcheggio al Cagliari (14 gare e 2 reti) che Reja riporta in A. In Sardegna resta in prestito e con Arrigoni si ripete, 2 gol (in 25 gettoni), decisivi, a Siena e Reggina. Tornato a Bergamo, riparte in prestito agli amaranto, si rompe un ginocchio in allenamento con la Under 21. L’anno dopo, con Mazzarri, esplode.

Assistito dalla volpe argentata Tullio Tinti, a gennaio 2008 non partirà. I media lo accostano a Roma, Napoli, Fiorentina (con Pazzini erano compagni a Bergamo), Inter (una bufala lo scambio con Adriano), le torinesi: fantamercato. Bianchi vuole, e deve, giocare. Non lascerà una panca dorata per un’altra. Ha una grande chance, ma deve darsi una mossa, in campo e fuori, e aggiornare il motto paterno: «Ricordati sempre da dove vieni». E dove sei arrivato.
CHRISTIAN GIORDANO ©
Guerin Sportivo ©, n. 50 - 11 dicembre 2007


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