Il Lombardia 2019

di Luca Gialanella
La Gazzetta dello Sport

Sono i 70 chilometri finali più belli del ciclismo mondiale. 

Sali sul Ghisallo e in cima trovi la Chiesetta della Madonna protettrice dei ciclisti, i tre busti in bronzo di Coppi, Bartali e Magni, e il Museo del ciclismo voluto proprio da Fiorenzo Magni. 

Sullo sfondo, le Grigne, aspre, e il lago di Como. 

Poi arriva il Muro di Sormano, un’erta che guarda al cielo con quelle punte al 25% e una strada strettissima dove i tifosi condivi - dono il respiro dei corridori. 

La picchiata verso Nesso è una palestra, lunga 13 km, per aspiranti campioni. 

E infine il Civiglio, una lama che fa male in salita e soprattutto in discesa. Mettiamo tutto insieme e scopriamo il finale del Giro di Lombardia numero 113, la Classica delle Foglie Morte (prima edizione 1905) che tra i cinque Monumenti è preceduta nel mondo soltanto dalla Parigi-Roubaix (117). 

In questa edizione ritorna il finale classico con l’ultimo trampolino di San Fermo della Battaglia, dove Vincenzo Nibali ha costruito i suoi trionfi nel 2015 e 2017. 

Giro di Lombardia 2019 nel nome di Felice Gimondi, il grandissimo campione deceduto il 16 agosto. 

Partenza da Bergamo, la sua città, e dedica della corsa a Felice. Ma non è soltanto un atto dovuto a una leggenda del ciclismo. Gimondi il Lombardia lo ha vinto due volte: nel 1966 e, in maglia di campione del mondo, nel 1973. 

La prima volta era appena al secondo anno da professionista, ma aveva già stupito il mondo con il trionfo al Tour 1965 e l’impresa nel fango della Roubaix 1966 con una fuga di oltre 40 km. Ebbene, sulla pista in cemento dello stadio Sinigaglia di Como, Felice non alza nemmeno gli occhi, tiene la testa bassa per vedere dove sia Merckx, e nello stesso istante alza la mano destra in segno di vittoria. Da pelle d’oca. Guardate l’ordine d’arrivo: Gimondi, Merckx, Poulidor, Anquetil, Dancelli e Adorni. Volata di nobiltà. 

Felice si ripeterà sette anni dopo, da iridato, superando in volata i belgi De Vlaeminck e Van Springel. Sono queste le radici che rendono unico questo sport. 
Luca Gialanella
La Gazzetta dello Sport

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