Dimissioni bulgare


Bulgaria-Inghilterra 0-6 del 14 ottobre non è stata - sul campo - la sconfitta più pesante nella storia della nazionale bulgara, quella resta l'8 a 1 di dalla Spagna a Madrid nel '33. 

Ma fuori, è quella dagli effetti più devastanti: son saltati, non a cascata e con tempistiche sospette, il presidente federale Borislav Mihaylov e l'intero consiglio direttivo, nonché il Ct Krasimir Balakov, insediatosi il 14 maggio, ma ancora senza vittorie e con un punto in 5 match di qualificazioni europee.

Balakov, fantasista della "generazione d'oro" quarta al mondiale di USA 94, ha sbagliato dribbling dialettico negando non soltanto di aver sentito cori razzisti ma persino l'evidenza delle immagini riprese sugli spalti del Vassil Levski di Sofia.

Che, va ricordato, aveva un settore da 5000 posti chiuso per precedenti episodi di intolleranza.

Peggio ancora l'ormai ex presidente federale Mihaylov, che ha infilato una "papera" non degna delle sue 102 presenze tra i pali con la nazionale: "E' stata una provocazione, e certo non siamo stati noi a cominciare" ha dichiarato Mihailov, che prima ha mal contato in "quattro o cinque ad aver cantato quei cori", poi ha accusato il Ct inglese Gareth Southgate di essere stato l'unico a sentirli e di aver ingigantito l'episodio.

Oltre ai cori razzisti e ai saluti nazisti a Mihaylov deve essere sfuggito che, ai sei fermati la sera stessa della partita, si sono aggiunti - quattro giorni dopo - gli altri dieci disposti dalla polizia bulgara.

Mihaylov ha anche precisato che "la decisione di fare un passo indietro non ha niente a che fare con la (presunta) richiesta di dimissioni datta dal primo ministro [Boyko] Borissov all'indomani della partita. La mia pazienza è finita".

Sul carro in piena-Brexit, non poteva non salire l'altro primo ministro interessato, Boris Johnson, che via tweet ha parlato di "vile razzismo". 

Un'uscita subito bacchettata dal Guardian che ne ha ricordato le campagne elettorali da leader dei Conservatori improntate di razzismo, sessismo e omofobia.

Per difendere l'immagine della sua nazione, invece, il presidente bulgaro rUMEN Radev ha definito "estremamente spiacevole" vedere "identificato come razzista un Paese che ha salvato 50 mila ebrei".

Alla fine, il più credibile - seppure all'insegna dell'incoerenza a quasi 25 anni dai suoi insulti razzisti a Marcel Desailly in Bulgaria-Francia a Euro96 - è parso Hristo Stoichkov.

In lacrime in diretta tv l'ex stella del Barcellona ha proposto cinque anni di esclusione dalle competizioni per la nazionale e i club bulgari. 

La stessa misura imposta, contro l'hooliganismo, ai club inglesi nel post-Heysel. 

La sconfitta più grande, fuori del campo, per il calcio di Sua Maestà.

PER SKY SPORT 24, CHRISTIAN GIORDANO, 18 ottobre 2019

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