SEVENTIES - Mike Channon, un uomo-gol chiamato cavallo
di Christian Giordano, Indiscreto.it
© Rainbow Sports Books
Michael "Mick" Roger Channon è stato uno dei più grandi attaccanti nella storia del Southampton, e non soltanto il più prolifico.
Nato il 28 novembre 1948 a Orcheston, contea del Wiltshire (Inghilterra), segna al debutto in campionato contro il Bristol City a 17 anni, nell’aprile 1966. La stagione seguente – la prima dei Saints nella massima divisione – racimola però solo una presenza.
Nel 1968-69, ceduto Martin Chivers, diventa titolare e l’anno dopo top scorer della squadra: è il 1969-70, annata magica che gli porta anche il primo dei suoi nove caps con l’Inghilterra Under 23. Con la selezione maggiore, invece, chiuderà con 46 presenze e 21 reti fra il 1972 e il 1977.
Capocannoniere del Southampton anche nelle successive sei stagioni, tocca il massimo in carriera con 21 gol nel 1973-74.
La stagione successiva ne infila 20 in campionato, comprese le triplette contro Oxford United, Bristol Rovers e quella nel 5-0 sul Derby County in Coppa di Lega.
Nel 1975-76 altro ventello in Second Division, compresa l'hat-trick nel 4-0 nel quasi derby col Portsmouth. Il Southampton, sesto in campionato, vince la FA Cup battendo 1-0 in finale il Manchester United. Suo lo zampino nel gol segnato all'83' da Bobby Stokes. Membro-chiave di quei Saints, Channon aveva segnato tre gol anche nel 4-0 al replay del quinto turno sul West Bromwich Albion. L’ultimo tris in biancorosso arriverà invece la stagione dopo, contro il Blackpool.
Consapevole di aver dato tutto con e per quella maglia, nell’estate del 1977, per 300 mila sterline, chiede e ottiene il trasferimento al Manchester City. Club che aveva chiuso la First Division dietro il Liverpool campione e sembrava in crescita, e invece aveva già toccato l’apice.
Channon fatica a trovare spazio e così, nel settembre 1979, dopo due stagioni così così al "Maine Road" (12 gol la prima, 11 la seconda) e il rientro dal prestito in Sudafrica al Cape Town City, accetta la chiamata di Lawrie McMenemy che lo riporta al "The Dell".
Messosi alle spalle i dimenticabili prestiti esotici in Australia (Newcastle KB United e Gosnells City) e a Hong Kong (Caroline Hill), nell’estate 1982 ecco il secondo e stavolta non transitorio passaggio ai Saints, il club della sua vita.
Amore ricambiato con 580 presenze, fra campionato e coppe, e 215 reti. Tutte o quasi festeggiate con la sua caratteristica esultanza col braccio destro fatto girare a mo’ di mulino di vento.
Amore ricambiato con 580 presenze, fra campionato e coppe, e 215 reti. Tutte o quasi festeggiate con la sua caratteristica esultanza col braccio destro fatto girare a mo’ di mulino di vento.
Brevi parentesi con Newcastle United e Bristol Rovers e poi tre anni al Norwich City, con tanto di Milk Cup vinta nel 1985 (1-0 al Sunderland, che quello stesso anno retrocederà assieme ai Canaries), prima di tornare sulla South Coast, svernare in Sudafrica (in prestito al Durban City), Nuova Zelanda (Miramar Rangers) e in patria al Portsmouth e chiudere nei dilettanti del Finn Harps.
Smesso col pallone, ha sfondato anche come allevatore di cavalli da corsa. Una sua grande passione sfociata in tragedia che avrebbe potuto essergli fatale. La sera del 27 agosto 2008 rimane ferito con il figlio nell’incidente stradale nel quale muore l’agente e amico Tim Corby.
Al momento dell’impatto i Channon e Corby erano in viaggio sull’autostrada M1, all’altezza dello svincolo 24, vicino a Kegworth, nel Leicestershire, tra Leicester e Nottingham. Rientravano dalle aste di Doncaster ed erano diretti alle scuderie dei Channon, a West Ilsley, nel Berkshire. Trasportati in elicottero al Queen’s Medical Centre di Nottingham, Mick, all’epoca 59-enne, se la cava con un polmone perforato e fratture a un braccio e alla mandibola; Jack con lesioni alle costole.
Come allenatore di galoppo, Channon senior ha vinto classiche in Gran Bretagna, Francia, Canada, Germania e in Irlanda. In Italia il Gran Premio Roma, alle Capannelle, con Imperial Dancer nel 2003 e il Gran Criterium con Nayara nel 2011.
Al "The Dell" però verrà per sempre ricordato per quel braccio roteato a mulinello. Il marchio a fuoco di un purosangue dell'area. Un uomo-gol chiamato cavallo.
Al "The Dell" però verrà per sempre ricordato per quel braccio roteato a mulinello. Il marchio a fuoco di un purosangue dell'area. Un uomo-gol chiamato cavallo.
Christian Giordano, Indiscreto.it
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