Curtis Jones


- George, chi è il più grande giocatore che hai mai visto giocare?
"Senza dubbio Wilt Chamberlain."

- E se dovessi scegliere tra qualcuno che non è mai arrivato ad alti livelli professionistici? Non deve essere per forza famoso, potrebbe essere chiunque. Chi è che ti ha impressionato di più?
"È facile, molto facile. È Curtis Jones."

di DANIELE VECCHI
Heroes: eroi del playground persi per strada
Libreria dello Sport

George Gervin, The Iceman, uno dei più grandi giocatori della NBA e della ABA, uno dei 50 Best Players in NBA History, ha risposto così. Curtis Jones è stato il più grande di tutti. D'altronde Gervin, da buon detroitiano verace, ha avuto più di una volta la possibilità di vedere all'opera Curtis Jones nei playground della "città motoristica" del Michigan. Curtis Jones era una guardia di poco meno di un metro e ottanta, e fin da bambino deliziava gli astanti nei playground di North Detroit, ben al di sopra della 8 Mile Road, la linea di confine tra i quartieri residenziali a sud e i famigerati ghetti a nord, Hunting Woods, Bingham Farms e la quasi tragicomica e ironica Beverly Hills, un nome che a tutti ricorda le mastodontiche e sfarzose ville della collina losangelena, ma che invece nella Motown si trasformano per (tragico) incanto in baraccopoli e roulotte. 

Curtis Jones, dopo aver dato spettacolo nei campetti di North Detroit fin dalla tenera età, riesce a farsi ammettere ad una high school fuori del ghetto, anche grazie alle premure della madre, che nonostante i problemi finanziari e i pericoli della vita nel ghetto, è sempre stata un punto di riferimento importante per la crescita di Curtis.

La sua scuola è la Northwestern High School, in West Grand Boulevard, zona relativamente centrale e ben frequentata vicino a downtown, lontana dai pericoli e dalle tentazioni della strada.

Già al suo anno da junior Curtis fa cose egregie, fino ad arrivare alla esplosione nell'anno da senior, nel 1967, quando è il miglior giocatore della squadra, conducendo le categorie statistiche per punti e assist per gara, portando la Northwestern alla vittoria contro la fortissima Pershing High School capitanata dal futuro campionissimo della ABA e della NBA Spencer Haywood.

Fu proprio in quella partita che la leggenda di Curtis Jones raggiunse l'apice. Curtis siglò il canestro della vittoria proprio contro Haywood, che decise di prendersi cura lui del piccolo e impoertinente playmaker avversario.

Jones bruciò in velocità (Haywood era un pivot, alto 2,05) il futuro campione NBA del 1980 con i Los Angeles Lakers, e segnò il canestro che diede la vittoria alla Northwestern (quell'anno la Pershing High School vinse il titolo statale del Michigan, doppia soddisfazione per la poco titolata Northwestern High).

Quello però fu l'apice della carriera cestistica di Curtis Jones. A causa di persistenti problemi esistenziali e della sua poca elasticità mentale, Curtis non riuscì mai a superare alcuna selezione per l'ammissione al college. Il quoziente intellettivo di Curtis Jones era di 73, ben al di sotto degli standard richiesti dalle commissioni d'esame per l'ammissione ad un qualsiasi college americano. Decisione giusta o sbagliata, per Jones è una devastante sconfitta, i suoi sogni di gloria sono stati spezzati, e spazzati via, per sempre da un paio di miseri test. 

Il contraccolpo psicologico per Curtis Jones non si fa attendere, e il ragazzo si chiude in se stesso, non comunica più, diventa una sorta di automa, vive in un mondo tutto suo, dentro il quale non fa entrare nessuno. Rimane nel ghetto, gioca a basket nel ghetto, per soldi, per mangiare, e per tirare avanti, ostenta la propria superiorità cestistica, diventa anche più cattivo e cinico, la vita lo aveva segnato, ingiustamente, e ora era lui che doveva segnare gli altri, la vita altrui.

Curtis entra nel tunnel della droga, e la spaccia. Nulla ha più senso per lui, gioca a basket nei playground di Hunting Woods, ma è solo una specie di copertura del traffico illecito di white lady. Passano anni durissimi per lui, aiutato come possibile dalla onnipresente madre, l'unica persona che non abbia mai perso la fiducia e l'amore per lui. Grazie a lei Curtis riesce, tra (ovvie) sofferenze e tribolazioni ad uscire dal vortice pericoloso e tentatore della droga, e da quel momento, fa una promessa alla madre: "I will be clean". 

Dopo essersi riabilitato, Curtis Jones divenne uno dei più assidui e spettacolari giocatori della Ceciliaville, in Stearns Street, il playground della più famosa Summer League  di Detroit, dove hanno giocato (anche assieme a Curtis Jones) tantissimi campioni NBA, diventando poi nei giorni nostri un fenomeno nazionale di grande richiamo con tanto di grandi multinazionali sportive e di grandi e affermati campus universitari come proud sponsor della manifestazione.

Curtis Jones rimase sempre pulito, non ricadde più nel vortice della droga, quella promessa fatta alla madre la mantenne fino al giorno della sua morte, nel 1999, a (neanche) cinquant'anni, rimanendo per sempre il giocatore più forte che Detroit avesse avuto e che George Gervin avesse mai visto giocare. E che segnò il canestro della vittoria in faccia a un già lanciato verso il gotha del basket mondiale Spencer Haywood.

DANIELE VECCHI
Heroes: eroi del playground persi per strada
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