IL VISENTA, BELLISSIMO E IMPOSSIBILE



di CLAUDIO GREGORI, Enciclopedia Treccani

Roberto Visentini è ricco, l'esatto contrario dello stereotipo del corridore, è insofferente, rissoso, egocentrico. Non è amato dai compagni. Però pedala bene. Campione del mondo junior, ha vinto il titolo italiano dell'inseguimento. È passista dotato, eccellente nelle tappe a cronometro e va bene in salita. È nato a Gardone il 2 giugno 1957. Elegge a teatro per le sue imprese il Giro d'Italia. Visentini, che ha già portato la maglia rosa nel 1980 e nel 1981, minaccia la vittoria di Saronni nel 1983. Lo stacca sul San Fermo, lo attacca nel 'tappone' dolomitico, lo insidia a cronometro. Alla fine Visentini arriva secondo in quel Giro; senza gli abbuoni lo avrebbe vinto con 38 secondi di vantaggio.

L'anno dopo Visentini fugge nella discesa di Montemarcello, si presenta solo a Lerici, con 19″ su Fignon, e si regala la prima vittoria da professionista in una corsa in linea. Arriva alle Dolomiti con solo un minuto di distacco dalla maglia rosa Moser e lì, il 7 giugno, regala una recita nuova. In Val Gardena, Moser va in crisi e trova aiuti lungo la strada. Visentini, allora, protesta, inveisce e viene insultato. A 14 km dal traguardo scende di bicicletta. Quando il suo direttore sportivo Boifava gli intima di arrivare al traguardo, lo fa, ma si arrende. Arriva in grave ritardo. Il giorno dopo perde altri dieci minuti. Finisce il Giro al diciottesimo posto a 24 minuti da Moser. Torna a casa, mette il telaio della sua bicicletta nella morsa e con la sega lo taglia in cento pezzi, li mette in una borsa e porta tutto a Boifava dicendogli che non avrebbe corso più.

Undici mesi dopo è al via del prologo del Giro. Ha una bici rivoluzionaria, dal nome carnivoro, Piranha, che viene rifiutata dai giudici perché irregolare, eppure finisce secondo a 7″ da Moser. Il 20 maggio, quando il Giro arriva in Val Gardena, si prende la rivincita: resiste al forcing di Hinault e indossa la maglia rosa. Per nove giorni la porta con orgoglio, dalle Dolomiti alla Calabria. Poi Hinault gliela strappa nella crono di Maddaloni. Cede nella Cecina-Modena sulle rampe degli Appennini. Perde quasi sette minuti, poi si ritira. Va al Tour e finisce a un'ora dal vincitore Hinault.

Ma il 12 maggio 1986 è a Palermo, pronto a dare battaglia. Attacca sul Monte Poro; poi di nuovo sulla Crocetta. Nella sesta tappa scatta a due chilometri e mezzo dal traguardo e arriva da solo a Potenza con 11″ su Saronni, che prende la maglia rosa. Nella cronometro di Siena (46 km) solo Piasecki lo batte, di 7″, ma Visentini stacca la maglia rosa Saronni di 23″, LeMond di 33″, Moser di oltre un minuto. A Sauze d'Oulx strappa altri 16″ a Saronni, che si sente minacciato. Visentini infatti va all'attacco sul San Marco con LeMond e a Foppolo conquista la maglia rosa. LeMond invano lo attacca sul Pordoi. Visentini si difende bene e, nel giorno del suo 29esimo compleanno, vince il Giro. È primo, davanti a Saronni, Moser, LeMond.

Nel Giro del 1987 si presenta come l'uomo da battere. Vince il prologo di Sanremo e indossa subito la maglia rosa. Ma la corsa è stupefacente. Visentini scopre un aspide nella sua squadra: l'irlandese Roche. Questi conquista la maglia rosa nella terza tappa. Sul Terminillo chiede a Visentini collaborazione e ottiene un rifiuto. È una crepa insanabile. Il 4 giugno, nella cronometro di San Marino (46 km), Visentini surclassa il campo: lascia il secondo, Rominger, a oltre un minuto. Strappa a Roche, staccato di quasi tre minuti, la maglia rosa.

Due giorni dopo il Giro va a Sappada e, nella discesa della Forcella di Monte Rest, Roche allunga. Si crea una situazione surreale. Roche, della Carrera, è all'attacco e, dietro, i corridori della Carrera inseguono. Visentini chiede che Roche venga fermato, ma gli irlandesi hanno nei geni la lotta. Roche insiste. A 10 km dal traguardo Visentini si stacca. È un crollo psicologico. In pochi chilometri perde oltre 6 minuti e il Giro. Roche gli strappa la maglia rosa. A quel punto Visentini promette di attaccarlo con tutte le sue forze ma poi una caduta alla penultima tappa gli offre l'alibi per il ritiro. Nello spazio di tre mesi Roche vince Giro, Tour e Mondiale.

Visentini torna ancora all'assalto. Invano. Nella tappa del Gavia, nel Giro del 1988, beve cognac nella tormenta e arriva con 31 minuti di ritardo. 

Visentini, bellicoso e prodigo, minaccioso e fragile. Un re incompiuto. Eppure nella storia del Giro resta. Ha vinto 6 tappe ‒ 2 per distacco e 4 cronometro ‒ e ha portato per 27 giorni la maglia rosa, più di Girardengo, Magni, Gimondi e Hinault.

Commenti

Post popolari in questo blog

Dalla periferia del continente al Grand Continent

Chi sono Augusto e Giorgio Perfetti, i fratelli nella Top 10 dei più ricchi d’Italia?

I 100 cattivi del calcio