O bilardistas, o menottistas


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di CHRISTIAN GIORDANO, Guerin Sportivo ©
MAESTRI DI CALCIO - I grandi allenatori stranieri
Rainbow Sports Books © 

Senza arrivare alla teorizzazione menottiana – «c´è un calcio di sinistra, creativo, d´avanguardia e un calcio conservatore, tutto forza fisica, collocabile a destra» – e anche se oggi la discussione si è un po’ placata, in Argentina c’è stata un’epoca in cui era impossibile non schierarsi: o con César Luis Menotti o con Carlos Salvador Bilardo, suo acerrimo rivale nonché successore alla guida della Selección.

El Flaco (il magro) schierava i suoi assi tutti assieme, el Narigón (il nasone) era più pragmatico: palla a Maradona, lanci per Claudio Paul Caniggia e Jorge Luis Burruchaga e via di randello. 

Esaltato o criticato oltre i meriti e i demeriti, Menotti incarna ancora oggi l’idea ludica del calcio e in lui si identifica chi guarda alle radici del fútbol argentino e al sentimento popolare che esso si porta dietro e dentro.

Ma il pensiero menottista si estende oltre il campo, abbraccia i movimenti politici della sinistra, il tango, i café, il tirar tardi la notte. I suoi più diretti adepti sono Jorge Valdano, Angel Cappa e il colombiano Francisco "Pacho" Maturana. 

Menotti è stato calciatore di buon livello e ottimo allenatore, ma soprattutto un “filosofo”. Gli interessava in primo luogo la creatività nel gioco, lo sport inteso come spettacolo ma nella migliore accezione. Ha allenato Mario Kempes e Diego Maradona, ma anche altri grandi del calcio argentino meno noti in Europa: Miguel Ángel Brindisi, Carlos Alberto Babington, René Orlando Houseman, Alfredo Domingo “el Mono” Obberti (idolo del Newell's) e lo straordinario Alberto “el Beto Mágico” Márcico, legatissimo ai compagni e al Boca.

Il Bilardo calciatore è stato un mediano duro e impuro epperò vincente in quella banda di picchiatori chiamata Estudiantes de La Plata: un Metropolitano (bissato poi da allenatore), tre Libertadores, l'Intercontinentale vinta nel 1968 contro il Man United di George Best e persa l'anno dopo contro il Milan di Gianni Rivera. E in panchina mai è cambiato.

Dire che il menottismo riflette l’Argentina per come essa vorrebbe essere e che il bilardismo rispecchia come essa in realtà è resta una forzatura manichea, ma forse rende l’idea. O menottistas o bilardistas.

(chgiord)

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